Vaccini, rischio caos regionale Over 80 dai medici di famiglia
Ma bisognerà attendere il siero AstraZeneca più facile da gestire
Gli over 80 cominceranno a essere vaccinati da febbraio con i medici di famiglia protagonisti nelle immunizzazioni. Lo faranno anche nei loro studi, ma per loro sarà necessario aspettare un vaccino più facile da gestire rispetto a quello di Pfizer e Moderna (il primo conservato a -75 gradi il secondo a -20). Gli occhi sono puntati dunque su quello di AstraZeneca che potrebbe incassare il via libera dell’Ema il 29 gennaio assicurando 40 milioni di dosi, di cui 8 milioni entro marzo.
Mentre si avvicina il traguardo del milione di vaccinati - ieri raggiunta quota 930mila - il ministro della Salute Roberto Speranza insieme al commissario Domenico Arcuri aggiorna le tappe di questa lunga maratona di vaccinazioni che dovrebbe concludersi a fine anno. Il tema è finito ieri nel confronto con le Regioni dove è subito emersa la necessità di dare indicazioni precise sulle categorie da vaccinare per evitare il rischio di un nuovo pericoloso fai da te regionale. C’è già infatti chi - è il caso della Campania a esempio - vuole vaccinare prima alcune categorie (come i carcerati) e chi pazienti con alcune patologie (come i tumori). Il rischio caos è dunque di nuovo dietro l’angolo per questo il ministero della Salute dovrebbe completare in questi giorni le liste dettagliate delle persone da vaccinare con priorità. Di sicuro dopo operatori sanitari e Rsa - le cui vaccinazioni sono ancora in corso si procederà con gli over 80 (nel Lazio e in Valle d’Aosta si è già iniziato con i pazienti degli ospedali) e poi si proseguirà secondo il Piano vaccinale (gli altri anziani e i pazienti fragli) anche se Arcuri ha detto che al crescere delle dosi a disposizione sarà «possibile anticipare le somministrazioni a prossime categorie». Intanto il decreto Covid varato mercoledì sera ha introdotto una piattaforma informativa nazionale per agevolare la distribuzione del vaccino e il tracciamento, supportando le Regioni che lo vorranno nelle operazioni di prenotazione e certificazione, mentre crescono tra le Regioni i favorevoli al «patentino vaccinale» utili anche per riaprire le attività. Il tema sarà presto al centro di un confronto con il Governo.
Come detto presto si fisserà a livello nazionale (e poi regionale) un accordo per effettuare le vaccinazioni dai 40mila medici di famiglia. Mentre in una fase successiva saranno coinvolti anche i farmacisti oltre ad attivare le “primule” e altri centri di somministrazione (almeno 1500). «Siamo pronti a vaccinare fino a 50 milioni di italiani e ad arrivare a somministrare 10 milioni di dosi al mese», avverte Claudio Cricelli della Società italiana si medicina generale. «Il sistema delle vaccinazioni in capo ai medici di famiglia è perfettamente collaudato e organizzato; quest'anno abbiamo già vaccinato ritirando i vaccini dalle farmacie 20 milioni di persone con l’antinfluenzale. I nostri pazienti, aggiunge Cricelli - soprattutto gli anziani, sono abituati a una rete che esiste ormai da 30 anni»
Per il presidente della Simg le vaccinazioni per anziani e ammalati non cominceranno «prima del 10 di febbraio quando ci sarà il vaccino AstraZeneca che è l'ideale per i nostri studi anche se anche quello di Moderna una volta messo in frigo ha una stabilità molto maggiore di quello Pfizer e potrebbe quindi già essere utilizzabile».
«Le Regioni contano su di noi continua Cricelli - perché siamo gli unici a conoscere nel dettaglio i nostri assistiti: il cittadino contattato dal medico si prenota e noi poi carichiamo sulla piattaforma regionale l'avvenuta prima somministrazione, prenotando la seconda dose da somministrare dopo 21-28 giorni».
Alcune Regioni già stanno deliberando gli accordi con i medici famiglia come la Lombardia e il Piemonte: per ogni somministrazione del vaccino Covid saranno pagati 16,6 euro lordi « come definito dagli accordi integrativi dell’Acn».