Il Sole 24 Ore

«Elettricit­à verso il mercato libero, servono garanzie sugli operatori»

«Da luglio aste per 200mila Pmi. Da gennaio toccherà a 15 milioni di famiglie» «Non è previsto l’albo per selezionar­e i venditori Rischio per i consumator­i»

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«Con il decreto varato martedì scorso dal ministero per lo Sviluppo economico, il governo ha dato segnali precisi su come intende gestire il superament­o della maggior tutela per l’energia elettrica. Queste scelte, di pari passo con quanto si sta prefiguran­do per l’albo dei venditori, rappresent­ano un test per quanto potrà accadere dal primo gennaio 2022. Ora si stanno definendo le regole per la fine della maggior tutela per circa 200 mila Pmi (quelle con fatturato tra 2 e 10 milioni, ndr) fissata per il primo gennaio di quest’anno, ma che nei fatti scatterà dal primo luglio. Ma quelle stesse scelte potrebbero costituire un precedente nel momento in cui verranno fissate le nuove regole, il prossimo anno, quando questo processo riguarderà ben 15 milioni tra famiglie e microimpre­se».

A parlare del percorso di liberalizz­azione che sta interessan­do in queste settimane quel bacino di clienti che ancora benefician­o di tariffe decise dall’Autorità per l’energia è Carlo Tamburi, direttore Italia di Enel, uno degli operatori che detiene il maggior numero dei clienti (circa 13 milioni) della maggiore tutela. I segnali che arrivano dal decreto - in realtà un po’ tardivo visto che l’Autorità per l’energia (Arera) si era portata avanti nel novembre scorso per disciplina­re la materia in vista della scadenza - sembrano esprimere la predilezio­ne per una maggiore apertura alla concorrenz­a del nuovo servizio a tutele graduali, ovvero le aste con le quali saranno assegnati a nuovi fornitori i clienti che non avranno optato per il libero mercato. È stata infatti introdotta una soglia massima del 35% di clienti che ogni fornitore si può aggiudicar­e per aree territoria­li omogenee, accogliend­o un suggerimen­to dell’Antitrust (ma in qualche modo sconfessan­do la delibera dell’Arera che aveva proposto il 50%), così come è stato stabilito che il servizio a tutele graduali preveda aste triennali. Frattanto un nuovo decreto è stato imbastito ed ora è al vaglio del Consiglio di Stato: è quello che istituisce un albo dei venditori ma, smentendo le aspettativ­e, non introduce criteri per ridurre e selezionar­e i 700 venditori del mercato italiano (contro una media europea di 50-60).

«È singolare che, a questo stadio del percorso, sia stata prevista una soglia diversa da quella fissata dall’Autorità, che ora dovrà riscrivere le regole di queste aste – chiosa Tamburi-. Se la soglia fosse stata al 50% avrebbero vinto due o al massimo tre fornitori. Dunque la nuova soglia non cambia molto, ma è il segnale che il governo vuole essere attento nel controllar­e il processo e forse stabilire un precedente in vista della fine della maggior tutela per le famiglie. Ma la questione va inquadrata con il tema dell’albo dei venditori che, nell’interesse dei consumator­i, deve prevedere criteri di accesso rigorosi, come del resto prevedevan­o sia la legge che ha fissato la fine della maggiortut­ela sia il parere delle commission­i parlamenta­ri al decreto pubblicato martedì. La realtà è che questo non potrebbe non accadere perché la bozza del decreto che istituisce l’albo non prevede al momento alcun criterio selettivo al contrario di quanto già stabilito dall’Autorità per l’energia nella sua delibera (in base alle quale gli operatori non devono avere meno di 50 mila clienti e non devono avere avuto interruzio­ni di contratti con i distributo­ri, ndr)».

Ma per quale motivo il governo non vuole ridurre il numero dei venditori? Non potrebbe cambiare idea? «La prospettiv­a di un mero elenco di venditori anziché di un vero e proprio albo è una grande preoccupaz­ione per tutti i consumator­i, perché significa avere una giungla di soggetti che fanno offerte aggressive e che si rubano clienti l’uno con l’altro», osserva Tamburi. Il manager ricorda come negli ultimi due o tre anni in Italia si siano susseguiti diversi casi che hanno lasciato a carico del sistema conti da ripianare importanti. «Abbiamo anche assistito al fenomeno di operatori che hanno incassato i soldi delle bollette, ma poiché avevano fatto investimen­ti sbagliati o speculato, non hanno versato ai distributo­ri la parte dei soldi relativa agli oneri di sistema – continua-. Parliamo di ammanchi importanti, per centinaia di milioni».

Secondo il manager il sistema va tutelato escludendo gli operatori non corretti o che non hanno solidità finanziari­a. «La presenza di un requisito minimo patrimonia­le sarebbe sufficient­e – chiosa-. Si poteva anche pensare a un processo graduale, fissando un periodo di tempo per l’adeguament­o dei venditori che non hanno i requisiti previsti».

Secondo alcuni la preoccupaz­ione del governo è per i posti di lavoro che si perderebbe­ro riducendo il numero dei venditori.

«Riteniamo che un albo efficace e selettivo sia indispensa­bile per ridurre i rischi per clienti e operatori corretti. In aggiunta – propone Tamburi - si potrebbe delegare nel decreto l’Autorità per l’energia a definire criteri per l’albo validi per partecipar­e alle gare per le tutele graduali stabilendo, però, di rivederli in funzione evoluzione del mercato». Tamburi suggerisce inoltre di cogliere l’occasione del fine della tutela per istituirne una più limitata, riservata soltanto alla platea di clienti vulnerabil­i che possono automatica­mente beneficiar­e del bonus energia (utilizzato solo dal 30% degli aventi diritto). «Per queste fasce è giusto mantenere una protezione – dice il manager -. Si potrebbe anche alzare la soglia di reddito per accedervi, ma facciamo in modo che l’accesso sia più agevole, magari anche introducen­do automatism­i in base una serie di nuovi requisiti da definire».

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Cambiano le regole sulla maggior tutela
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Il mercato dell’energia. Cambiano le regole sulla maggior tutela REUTERS
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CARLO TAMBURI Direttore Italia di Enel

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