Private equity, finale 2020 da primato In tre mesi concluse 85 operazioni
Il bilancio dell’anno del Covid è a 251 operazioni, record degli ultimi 20 anni All’affare sui diritti del calcio il record per valore, ora il maxi dossier è Lutech
Dopo un buon terzo trimestre, il private equity italiano accelera ulteriormente il trend nella fase conclusiva del 2020. E anche nel primo trimestre del 2021 sono attese diverse operazioni. Tanti i dossier sul tavolo, che confermano come in Italia, malgrado le difficoltà legate alla pandemia e le tensioni recenti per la crisi di Governo, ci sia terreno fertile. È alle battute finali, entro probabilmente la prossima settimana, la firma del «termsheet» per il passaggio di un 10% della media company della Lega calcio a una cordata di fondi costituita da Cvc, Advent e Fsi. Il valore del deal (1,7 miliardi) è al momento il maggiore tra quelli in corso di svolgimento in Italia.
Ma uno dei processi più interessante, in termini di dimensioni del gruppo in vendita (circa 500 milioni), è anche la possibile cessione del gruppo Lutech, azienda leader nel mercato italiano nei servizi di consulenza, system integration e It outsourcing, controllata dal fondo di private equity One Equity Partners. In corsa per l’acquisto diversi gruppi strategici (fra cui Atos) e private equity come Apax.
C’è invece in gioco una minoranza, rispetto alle attese iniziali di un passaggio del controllo, per il gruppo Tonazzo (marchio Kioene), azienda di Villanova (in provincia di Padova) specializzata nella trasformazione di carni bovine e nella produzione di alimenti freschi e surgelati, che sta cercando capitali per lo sviluppo all’estero. In corsa, fra gli altri, c’è il gruppo Chequers. Una vendita di una minoranza a un private equity è anche in corso su Cosmelux, leader nel proprio settore: i rivestimenti esterni dei prodotti del packaging per la cosmetica.
Pronta a partire, infine,è la cessione di una quota di Industrie Rolli Alimentari, uno dei leader italiani nel settore dei surgelati. L’azienda di Parma, fondata da Gian Paolo Rolli e con stabilimenti a Roseto degli Abruzzi e a Noceto nel parmense, ha una valutazione di 220 milioni.
L’attuale dinamismo è la fotografia di un settore che lo scorso annosi è fermato totalmente solo allo scoppio della pandemia, tra marzo e aprile. Per il resto, secondo i dati del Private Equity Monitor Ind ex–P em, elaborato dairi cercatori dell’ Osserva tori oP e mdi Liuc Business School di Castellanza, sono addirittura stati 85 i nuovi investimenti annunciati tra ottobre e dicembre dello scorso anno, contro i 62 del trimestre immediatamente precedente ed i 76 dell’ analogo periodo del 2019. Il settore, se condo Pem,siattesta, dunque, su livelli estremamente soddisfacenti di attività, chiudendo indeciso rialzo rispetto al dato complessivo registrato l’ anno precedente: 251 operazioni, contro le 221 del 2019, che già aveva anno record nella ventennale storia dell’ Osserva torio Pem.Dif atto, proprio il biennio 2019/2020 segna perilequityn on solo il ritorno ad un livello di attività paragonabile aquellopr e-crisi del 2009, ma anzi un deciso superamento dello stesso, con volumi di attività sensibilmente superiori rispetto agli anni d’oro 2006-2008.
Secondo i ricercatori dell’ Osservatorio, questa performance viene registrata in uno degli anni più difficili e complessi della storia più recente, a causa degli effetti riconducibili alla pandemia. Il quarto trimestre dello scorso anno, inoltre, evidenzia un numero di operazioni assolutamente mai registrato dall’ Osservatorio ,“rubando” il primato proprio al quarto trimestre del 2019. L’indice trimestrale Private Equity Monitor Index raggiunge così quota 708, valore mai registrato nella storia dell’indice ed indicativo di un buono stato di salute del mercato italiano dell’ investimento in capitale di rischio, pur in un momento storico complesso. «Rispetto allo scorso anno - spiega Anna Gervasoni, presidente del comitato scientifico dell’ Osserva tori oP e m-si registra un incremento nel numero di deal con enterprise value superiore al miliardo, ma soprattutto un numero sempre più consistente di operazioni nell’ambito del mid market e del segmento delle medie imprese, fattore che conferma un crescente grado di penetrazione del private equity nel sistema imprenditoriale italiano».