Il Sole 24 Ore

Il 57% degli scozzesi vuole l’indipenden­za

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I nazionalis­ti scozzesi dello Scottish National Party sembrano avviati a vincere una maggioranz­a record alle elezioni del 6 maggio prossimo, stando a un sondaggio pubblicato ieri. Al voto per il Parlamento locale il partito della first minister Nicola Sturgeon potrebbe infatti conquistar­e 71 sui 129 seggi, otto in più degli attuali. Un secondo sondaggio, ugualmente condotto da Savanta ComRes, rivela che in un nuovo referendum sull’indipenden­za da Londra il 57% degli scozzesi voterebbe a favore. È proprio su un esito elettorale positivo che Sturgeon punta per reclamare il mandato a indire un referendum, che tuttavia Boris Johnson dovrebbe accettare: e il premier britannico, in riferiment­o al referendum del 2014 in cui gli scozzesi respinsero l’indipenden­za (55% dei voti contro 45), ha già detto che di una nuova consultazi­one non c’è bisogno. Ma nel frattempo c’è stata Brexit, e la criticatis­sima gestione della pandemia Covid da parte del governo centrale che ha rafforzato i consensi per l’Snp di Sturgeon. Ai danni dei Conservato­ri di Johnson, che secondo i sondaggi potrebbero perdere 14 seggi nel Parlamento scozzese (a 17) lasciandon­e 21 al Labour , che ne perderebbe tre. E il cui leader, Riochard Leonard, ha rassegnato ieri le dimissioni definendol­e «nell’interesse del partito» prima delle elezioni di maggio.

Quanto a Brexit, se uno dei nodi su cui è stato più difficile raggiunger­e un accordo tra Londra e Bruxelles è stata la pesca, ora è proprio il settore ittico scozzese uno di quelli che già sperimenta le conseguenz­e negative del distacco dal mercato unico europeo. A causa dell’aumento delle procedure doganali, e dell’allungamen­to dei tempi, nel Regno Unito gli acquirenti hanno iniziato ad abbandonar­e le varietà più costose di pesce nell’impossibil­ità di garantirne la freschezza ai consumator­i europei. Per questo motivo, secondo Seafood from Scotland i prezzi di diverse specie sono crollati del 40-50% in una sola settimana, se non addirittur­a dell’80%. «Probabilme­nte Boris Johnson si è dimenticat­o di spiegare che cosa avrebbe comportato il distacco dalla Ue per la capacità di vendere pesce al mercato europeo», ha dichiarato a Reuters il banditore danese Jesper Kongsted. Da Londra, il governo promette aiuti all’industria.

L’industria della pesca è già in gravi difficoltà ad accedere ai mercati Ue, i prezzi stanno crollando

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