Il Sole 24 Ore

Legame nonni-nipoti, Italia condannata

Violata la norma sul rispetto della vita familiare, non è garantito il diritto di visita

- Marina Castellane­ta

L’Italia ha violato il diritto al rispetto della vita familiare non adottando misure idonee a garantire il legame tra nonna e nipote e le autorità nazionali sono state inerti, non assicurand­o il diritto di visita, malgrado la decisione favorevole del tribunale per i minorenni. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo con una sentenza di ieri (ricorso n. 21052/18) di condanna all’Italia per violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita familiare) escludendo, però, forme di discrimina­zione per il fatto che il marito della ricorrente era di etnia rom.

Questi i fatti. Una bambina era stata allontanat­a dalla nonna, con la quale viveva, e data in affidament­o. La donna, che era stata condannata per un reato, si era rivolta al Tribunale per i minorenni ma, malgrado la decisione dei giudici di garantire incontri tra nonna e nipote, nulla era stato fatto. Di qui il ricorso della donna a Strasburgo, che le ha dato ragione.

La Corte ha chiarito che nel diritto al rispetto della vita familiare rientrano anche i rapporti dei nonni con i nipoti, in questo caso particolar­mente stretti perché era stata la nonna a crescere la bambina. Le autorità nazionali, però, malgrado la decisione dei giudici interni, favorevole agli incontri con la nonna, non hanno adottato le misure necessarie a mantenere il legame, con ritardi nell’organizzaz­ione delle visite. Dal 2016, malgrado le richieste della donna, non ero stato garantito il diritto di visita e questo – scrive la Corte – per via di un problema sistemico dell’Italia, con conseguenz­e negative perché il passare del tempo incide negativame­nte sui rapporti familiari.

Strasburgo riconosce la difficoltà della situazione, ma le autorità nazionali non hanno dimostrato la diligenza che si impone in casi che riguardano i minori, tollerando la situazione che ha impedito alla donna di incontrare la nipote. La Corte ha invece escluso una violazione del divieto di discrimina­zione perché non è stato dimostrato che le misure di allontanam­ento erano state prese perché il marito della ricorrente era di etnia rom. Le decisioni, infatti, - precisa la Corte - sono state motivate dalla valutazion­e dell’interesse superiore della minore.

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