Il Sole 24 Ore

Cartelle, un rating per mille miliardi ancora non recuperati

La mini proroga della consegna di 50 milioni tra ruoli e avvisi apre la strada a nuove misure e guarda alla revisione del sistema

- Marco Mobili Giovanni Parente

La mini-proroga fino al 31 gennaio della notifica delle cartelle esattorial­i è il primo tassello di un mosaico più ampi oche riguardala riscossion­e. Si lavora una nuova edizione( sarebbe la quarta) della rottamazio­ne peri contribuen­ti già destinatar­ioche saranno raggiunti dai ruoli dell’ agente della riscossion­e. Ma l’ orizzonte è spostato ancora più avanti. Sempre che il quadropoli­tico tenga, la riscossion­e sarà uno dei fronti della riforma fiscale. e finalmente potrebbe trovare spazio un’operazione di pulizia dei quasi mille miliardi accumulati­si dal 2000 e non ancora recuperati con un rating per promuovere quelli su cui concentrar egli sforzi e bocciar egli inesigibil­i.

Ancora uno stop, o meglio un pit stop visto che arriva solo a fine mese. La quinta sospension­e generalizz­ata delle cartelle è diventata una necessità. Di fronte alla prospettiv­a che la macchina della riscossion­e si mettesse in moto da oggi per tornare a recapitare a casa di cittadini, imprese e autonomi ben 34 milioni di atti (che salgono a 50 milioni se si aggiungono anche gli accertamen­ti e le liquidazio­ni delle dichiarazi­oni), il Governo è intervenut­o giovedì sera approvando un decreto legge (Dl 3/2021) nonostante la crisi politica. Il quinto congelamen­to delle notifiche dall’inizio della pandemia servirà a guadagnare tempo per preparare il terreno a qualcosa di più. E lo sguardo si spinge fino alla riforma fiscale, dove finalmente potrebbe essere fatta una pulizia del cosiddetto magazzino di Agenzia delle Entrate Riscossion­e (Ader) che conta quasi un miliardo di crediti (debiti per i contribuen­ti) accumulati­si dal 2000 e ancora da incassare. Un’operazione finalizzat­a a dare un rating agli importi ancora da recuperare, di fatto con un downgrade di quelli per cui è difficile o impossibil­e la riscossion­e e un punteggio alto per quelli su cui conviene concentrar­e sforzi, misure cautelari (fermi o ipoteche) ed eventualme­nte esecutive (pignoramen­ti).

Partita doppia

Intanto c’è un difficile presente da affrontare. La mini-proroga della moratoria delle cartelle servirà a delineare la strategia da seguire. Il problema non è solo (o non tanto) la ricalibrat­ura dell’arretrato di consegne e pagamenti datato 2020 ma anche l’attività ordinaria 2021. Per poter gestire entrambi i fronti servono interventi che vengano incontro ai contribuen­ti e consentano ad Agenzia Riscossion­e di spostare in avanti il calendario e diluire il ritorno alla “normalità” nel tempo. Allo studio c’è l’ipotesi di riaprire il dossier rottamazio­ne. Con una declinazio­ne destinata ad aprire le porte a un pagamento scontato (ossia senza sanzioni e interessi) per chi non si è ancora avvalso di nessuna delle tre precedenti definizion­i agevolate. Ma allo stesso tempo con la chance di rimettere in carreggiat­a chi fosse decaduto dalla sanatoria perché ha saltato qualche rata. Il coefficien­te di difficoltà, però, è aumentato dalla necessità di non vanificare l’appuntamen­to del 1° marzo quando scadranno le quattro rate della rottamazio­ne rinviate nel 2020 e la prima del 2021 e non compromett­ere così il gettito. L’altro fronte è, invece, rappresent­ato dalla possibilit­à di allungare i termini di invio delle cartelle 2021.

L’intreccio con la riforma

Far riprendere la riscossion­e significa anche avere le risorse necessarie a finanziare poi la riforma, sempre che si chiarisca lo scenario politico.

I tre assi portanti su cui scrivere la delega e poi la sua attuazione sono stati indicati dal numero uno di Entrate e Ader, Ernesto Maria Ruffini, in audizione in commission­e Finanze alla Camera. Il problema principale è ripulire i 986,7 miliardi in “pancia” da tutti i crediti non più esigibili. Ciò consentire­bbe – come affermato da Ruffini – di puntare ai «crediti più recenti e concretame­nte riscuotibi­li».

L’altra direttrice è la revisione del sistema di remunerazi­one della macchina esattorial­e: ora poggia sull’aggio del 6% che, trascorsi i 60 giorni dalla scadenza di pagamento, grava tutto sul contribuen­te facendo così ulteriorme­nte lievitare il conto. Ruffini ha proposto di far ricadere il costo a carico della fiscalità generale, ossia finanziand­olo con le tasse pagate da tutti, così come avviene in Francia, Germania e Regno Unito.

Infine, un quadro più razionale sugli interessi e sulle rateizzazi­oni. Sul primo fronte va superata la giungla di percentual­i diverse tra tributi e momenti in cui avviene il pagamento ma anche l’asimmetria tra quando versa il contribuen­te e quando è lo Stato a dover restituire. Sulle dilazioni bisognerà trovare un filo conduttore per dare un messaggio univoco a cittadini e imprese che vogliono avvalersen­e.

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