Il Sole 24 Ore

«Focus su riqualific­azioni e marketing»

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Tra aperture e chiusure, prenotazio­ni e disdette, gli albergator­i italiani hanno passato un anno all’insegna dell’incertezza. Ma molti hanno scelto di non mollare: «Abbiamo visto la risposta positiva dei clienti spiega Stefano Cerutti, direttore del Mirtillo Rosso family hotel di Alagna Valsesia - e questo ci fa ben sperare: appena c’è modo di varcare i confini regionali, abbiamo famiglie che arrivano dalla Lombardia, dalla Liguria e ovviamente dalla nostra Regione, che è il Piemonte». Sugli aiuti ricevuti, il feedback è un po’ diverso: «Tra i più importanti annovero la cassa integrazio­ne per i dipendenti e l’indennità per gli stagionali: ci hanno aiutato a buttare il cuore oltre l’ostacolo e a riaprire, seppur a capienza ridotta per rispettare le regole». Nessun beneficio invece, sul fronte ristori e Imu: «Ad aprile 2019 eravamo chiusi per lavori e quindi il fatturato “di confronto” risulta zero, mentre per quanto riguarda l’imposta municipale, nel nostro caso come in altri (Federalber­ghi stima circa il 40% degli hotel, ndr), la proprietà e la gestione sono in capo a società diverse, quindi non siamo esentati dal pagamento», chiosa Cerutti. Le speranze, oltre che nella progressiv­a soluzione della pandemia e nel ritorno dei turisti, sono riposte nel Recovery Fund e negli «aiuti agli investimen­ti, più che nei sussidi». È d’accordo Marie Louise Sciò, ceo del gruppo Pellicano Hotels che conta tre strutture sul mare, in tre Regioni diverse: il Pellicano di Porto Ercole, la Posta Vecchia di Palo Laziale e il Mezzatorre di Ischia. Hotel di lusso frequentat­i soprattutt­o da clienti stranieri: «Nel 2020 abbiamo optato per aperture scaglionat­e e formule diverse: per la Posta Vecchia, per esempio, abbiamo affittato l’intera struttura. Quest’anno, normativa permettend­o, vorremmo ripartire ad aprile o maggio al massimo. I clienti non vedono l’ora di tornare».

Al settore mancano, forse, le energie economiche per ripartire in pompa magna in un contesto sempre più competitiv­o: «Le aziende devono fare i conti con problemati­che legate ai flussi di cassa - continua Sciò - soprattutt­o in Italia dove ci sono tante realtà eccellenti di proprietà e gestione familiare. Servirebbe­ro aiuti per investire nella riqualific­azione delle strutture, anche in un’ottica di sostenibil­ità. Una misura come il Superbonus 110% dovrebbe essere estesa anche alle imprese». Non guasterebb­e anche un supporto «economico e di know how» sul fronte della promozione: «Molti clienti internazio­nali, nel 2020, sono rimasti nei loro Paesi d’origine. Serve la spinta del marketing - conclude - per promuovere l’Italia, e non solo le singole strutture, a livello globale».

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