Se l’associazione culturale svolge attività commerciali
Sono socio di un’associazione culturale che fino a oggi, per le attività commerciali, ha adottato il regime fiscale forfettario ex legge 398/1991.
A seguito della riforma del Terzo settore introdotta dal Dlgs 117/2017, questa associazione può continuare ad adottare tale regime, oppure deve trasformarsi in associazione di promozione sociale (Aps)?
S.S. - LATINA
Tenuto conto che il nuovo codice del Terzo settore (Dlgs 117/2017) ha abrogato l’articolo 9–bis del Dl 417/1991, convertito in legge 66/1992, che estendeva l’applicabilità della legge 398/1991 anche alle associazioni senza scopo di lucro, si deve rilevare che le associazioni culturali non potranno più beneficiare della decommercializzazione dei corrispettivi specifici versati dai propri soci per fruire dei servizi istituzionali, in quanto tale agevolazione è condizionata ora alla qualifica di associazione di promozione sociale (Aps). Per queste ultime il nuovo regime fiscale agevolato relativo all’imposta sul reddito
(Ires) e all’Iva è contenuto negli articoli 85 e 86 del Dlgs 117/2017, già entrati in vigore.
Nello specifico l’articolo 85 prescrive che non si considerano commerciali le attività effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti dei propri associati e dei familiari conviventi degli stessi, e quindi in particolare le quote associative annuali corrisposte dai soci. Non vengono considerate commerciali, poi, le cessioni a favore di terzi di proprie pubblicazioni, avvenute prevalentemente nei confronti degli associati e dei familiari degli stessi verso pagamento di corrispettivi specifici in attuazione degli scopi istituzionali, nonché le raccolte pubbliche di fondi, effettuate occasionalmente e svolte in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione e, infine, i contributi erogati da parte delle amministrazioni pubbliche per lo svolgimento di attività in regime convenzionato o di accreditamento.