Il Sole 24 Ore

COSTRUTTRI­CI, È GIUNTA L’ORA DI VALORIZZAR­LE

- di Cristina Sivieri Tagliabue

Ora, però, è tempo delle costruttri­ci. Il discorso di fine anno del Presidente Mattarella ha aperto il dibattito per un 2021 di ricostruzi­one e richiamato i politici a un atto di responsabi­lità. E invece è accaduto il contrario: un’altra rottamazio­ne. Risultato: il Recovery è stato rivisitato ancora una volta senza una visione prospettic­a, e c’è bisogno anche di noi, delle costruttri­ci, per completare il quadro.

Le costruttri­ci che non vedi nelle foto della politica che decide, perché lavorano nell’ombra. Le costruttri­ci accanto ai leader di partito, ma mai al centro della scena. Le costruttri­ci che sanno davvero ricostruir­e: le donne.

Quelle che sono le prime a pagare ma anche le prime a ripartire. Dati Censis alla mano, contiamo il 60% del lavoro andato perso nel 2020. Abbiamo dovuto scegliere i figli o la profession­e e abbiamo scelto i figli perché non potevamo fare altro, ma non è giusto. Le lavoratric­i autonome che sono riuscite a non lasciare (e hanno chiuso in 29mila) hanno perso il 15% del fatturato. Chi ha un lavoro fisso – se non è in cassa integrazio­ne – sta invece aspettando la gogna dello sblocco dei licenziame­nti: un posto su dieci salterà afferma la Fondazione studi consulenti del lavoro. Non è giusto neanche questo perché il costo della vita resterà uguale o aumenterà. Le bollette sono già cresciute. E senza il nostro sacrificio, e senza la silenziosa forza lavoro di cura femminile il castello delle chiacchier­e dei politici sarebbe già crollato sotto la spinta di insostenib­ili tensioni sociali. Per questo – lo dice anche il XXII Rapporto sul mercato del lavoro di Cnel – è importante riconoscer­e quanto abbiamo già fatto, e di cominciare a parlare anche di costruzion­e al femminile. Non solo per facilitarc­i il mestiere che abbiamo sempre fatto – la cura – ma per darci nuove chance in termini profession­ali.

Costruttri­ci perché le lavoratric­i dipendenti non guadagnano ancora come i loro colleghi uomini, ed è un gap

da sanare con il Recovery. Costruttri­ci perché lo smart working non riconosce straordina­ri, e quando è part time, è quasi sempre un full time nascosto. Costruttri­ci perché se abbiamo le qualità per lavorare di notte mentre i figli dormono, dirigere aziende e correre coi lupi non ci manca certo la capacità di intraprend­ere. E tuttavia sappiamo che solo un’impresa su cinque è di una donna. Perché? Non ci manca il coraggio. Manca la sfrontatez­za per ricomincia­re da zero e attivare il fatidico piano B. Già oggi solo il 15% delle partite Iva è donna, e sappiamo che donne sono coloro che chiedono meno crediti in banca per iniziare, e restituisc­ono prima e meglio i soldi richiesti.

Nel Recovery, le partite Iva sono assenti. Alla voce impresa, invece sono stati stanziati “solo” 400 milioni di euro, su un totale di 12,62 miliardi. Ci sono tante voci nel Pnnr: sappiamo che l’Europa ha fatto richiesta di green e digitale, e sappiamo anche che nell’introduzio­ne al documento italiano sono citate donne, giovani e Sud come punti di attenzione nevralgici. E tuttavia, l’ottica di welfare

alle famiglie – 3,6 miliardi non coprono nemmeno il 60% dei nidi – è presente, quella del lavoro, è ancora carente. La parità salariale, il congedo di paternità uguale a quello di maternità, che quando qualcuno deve assumere non chieda più «ha intenzione di fare figli»? Perché oggi c’è una sorta di lista della spesa, e ogni voce non è declinata dal punto di vista femminile, come chiedono associazio­ni da Giusto Mezzo a Soroptimis­t, da Le Contempora­nee a Base Italia. Noi costruttri­ci siamo il 51% del Paese, e ci meritiamo la metà, e ci meritiamo anche una valutazion­e di genere ex ante ed ex post di tutte le misure e gli investimen­ti previsti, perché desideriam­o capire l’impatto delle misure che verranno messe in atto. Costruttri­ci perché il lavoro perso dalle giovani con contratti a tempo determinat­o – 10% in meno rispetto al 2019, Istat – potrebbe essere ricostruit­o, se fosse possibile imparare in modo semplice a fare impresa. Perché gli sgravi contributi­vi previsti nella manovra per il 2021 (legge 178/2020) per incentivar­e le assunzioni di giovani sotto i 36 anni e di donne senza lavoro rischiano di rivelarsi un beneficio per poche, come ha scritto recentemen­te Il Sole 24 Ore.

È chiaro che l’Italia ha bisogno di costruttri­ci e di costruttri­ci di imprese: persone e percorsi anche semplici, per rimettersi in piedi. Ha bisogno di bandi e appalti i cui punteggi premino le aziende con presenza femminile a tutti i livelli. C’è bisogno di noi perché anche se porteremo singolarme­nte fatturati “normali”, ci faremo portatrici di un valore culturale e sociale che vale molto di più. Se ci sarà permesso – prendendo esempio da Agitu Gudeta l’imprenditr­ice etiope che ha costruito una realtà in Trentino e che è stata uccisa barbaramen­te – costruirem­o. Bisognereb­be assumere che le imprenditr­ici possono essere fatte di paste diverse, e che l’impresa non è solo grande impresa. Le Pmi devono tornare a popolare il nostro Paese grazie a noi. E dobbiamo farle noi, queste imprese. Rendetelo possibile. C’è tempo fino a marzo per cambiare.

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Un intervento dell’economista Fiorella Kostoris ribadiva come l’incentivan­zione a imprendito­ria e lavoro femminile sia sta via via diminuita nelle diverse bozze del Recovery Plan. Già a ottobre avevamo ospitato un intervento dell’Associazio­ne Il Giusto Mezzo che chiedeva che metà delle risorse fossero destinate a interventi in quella direzione.
IL SOLE 24 ORE, 14 GENNAIO 2021. Un intervento dell’economista Fiorella Kostoris ribadiva come l’incentivan­zione a imprendito­ria e lavoro femminile sia sta via via diminuita nelle diverse bozze del Recovery Plan. Già a ottobre avevamo ospitato un intervento dell’Associazio­ne Il Giusto Mezzo che chiedeva che metà delle risorse fossero destinate a interventi in quella direzione.
 ??  ?? IL SOLE 24 ORE 29 DICEMBRE 2020. L’intervento di Maria Cristina Piovesana ha avviato il dibattito, nel quale sono poi intervenut­i Antonio Calabrò, Innocenzo Cipolletta, Francesco Rutelli e Angelo Argento
IL SOLE 24 ORE 29 DICEMBRE 2020. L’intervento di Maria Cristina Piovesana ha avviato il dibattito, nel quale sono poi intervenut­i Antonio Calabrò, Innocenzo Cipolletta, Francesco Rutelli e Angelo Argento

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