Logistica, le criticità dell’ultimo miglio
Ordina in anticipo, paga di più, digitalizza la distribuzione espandendo l’offerta. È così che Israele è diventato leader della campagna di vaccinazione contro Covid19. Certo pagare 30 dollari a dose o il doppio del prezzo rispetto agli altri Paesi aiuta a procedere spediti e senza ritardi al contrario di quanto sta accadendo in Europa dopo che Pfizer ha annunciato tagli delle consegne (che per l’Italia significa 165mila dosi in meno).
Ma Israele ha dalla sua anche l’esperienza tecnologica per garantire una rete di distribuzione digitalizzata, elemento che il vaccino contro il Covid ha enfatizzato dal momento che necessita di determinate precauzioni di trasporto e conservazione. A breve - si spera - arriveranno anche gli altri vaccini che hanno sì il vantaggio di poter essere stoccati nei normali frigoriferi ma verranno somministrati a una più ampia platea di popolazione. La logistica resta dunque un fattore fondamentale della campagna vaccinale.
«In Italia la filiera dell’healthcare è uno dei settori più avanzati da un punto di vista dell’automazione - premette Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, in occasione della presentazione della ricerca “Flussi e trend della logistica Healthcare” nata con l’obiettivo di capire come il sistema può rispondere alle sfide del settore Ma il problema resta l’”ultimo miglio” (la consegna a farmacie, ospedali, case di cura, ma anche direttamente le case dei pazienti), dove si perde il controllo delle condizioni di trasporto e della tracciabilità del farmaco. A questo si aggiunge la stagionalità dei flussi, cioè picchi di consegne in corrispondenza dei mesi di febbraio/ marzo, maggio, luglio e settembre/ottobre, che può mandare in tilt la distribuzione, come è successo per esempio tre anni fa».
Il settore del farmaco presenta un elevato livello di terziarizzazione dei flussi logistici, con il 90% delle attività di magazzino e la quasi totalità di quelle di trasporto affidate a fornitori logistici esterni, che a oggi non sono aumentati. Ma se si considerano solo gli ultimi due anni (2018 e 2019) si vede che c’è un aumento importante delle spedizioni (+5,5%), a fronte però di una riduzione del numero di colli gestiti (-2,4%), segno di una maggiore frammentazione della distribuzione.
«La logistica nel settore healthcare non è stata ottimizzata - riprende Frosi - anche se l’emergenza Covid prima e il piano vaccino adesso ne hanno fatto riscoprire la centralità. In più, l’innovazione in ambito farmacologico accentua la necessità di monitoraggio e visibilità dei prodotti trasportati e delle temperature con le quali vengono movimentati, perchè i prodotti che devono essere conservati a 2°- 8°, e sotto zero, sono in crescita, soprattutto per il canale ospedaliero. Però, il grado di terziarizzazione delle attività logistiche negli ospedali, pur raggiungendo l’8% rispetto al 4% riscontrato nel 2012, rimane tuttavia basso. Non solo. Negli ultimi due anni si è diffusa l’Home Delivery anche per i farmaci e questo pone la sfida e la necessità di rafforzare “l’ultimo miglio”, quello che arriva nelle case dei pazienti». Oggi quest’area riguarda una piccolissima fetta (l’1%), ma è in forte espansione grazie anche alla digitalizzazione delle ricette».
Quindi per garantire i pazienti e avere un sistema più efficiente, parte dalle stesse aziende farmaceutiche la richiesta di un ripensamento dei modelli logistici, con un aumento della terziarizzazione e l’implementazione delle tecnologie. Ma per migliorare tracciabilità, visibilità e gestione delle temperature con tecnologie blockchain, Rfid e data logger occorre un approccio di sistema che coinvolga tutti gli attori, per una condivisione di prassi e tecnologie, ma soprattutto di investimenti.