Biden: oggi l’insediamento alla Casa Bianca
Le parole di Yellen riportano il focus sul piano fiscale alla vigilia dell’insediamento
C’era una legittima attesa sui mercati per il debutto di Yanet Jellen nel nuovo ruolo di Segretario al Tesoro della nascente amministrazione guidata da Joe Biden. E l’ex governatore della Federal Reserve non ha certo deluso, appoggiando, e anzi rilanciando, il piano fiscale da 1.900 miliardi di dollari che il nuovo inquilino della Casa Bianca si appresta a sottoporre al Congresso Usa. L’esortazione pronunciata al Senato «act big», «agire in grande», riferita alla politica di sostegno alla crescita è stata salutata con un ritorno al rialzo dall’azionario di New York, dopo la pause della vigilia (per festività) e della settimana precedente (questa invece per le prese di beneficio seguite a un inizio d’anno arrembante).
Non che nel discorso di Yellen si siano notate particolari sorprese e novità, se non la possibile e prevedibile sintonia fra il futuro Governo e la Banca centrale Usa. Le sue parole hanno però avuto il merito indiscusso di riportare alla vigilia dell’insediamento di Biden l’attenzione sulle misure di sostegno all’economia. E di allontanare così (almeno per il momento) i timori legati alle conseguenze dell’adozione di una politica fiscale ultra-espansiva sull’inflazione e sullo stesso atteggiamento delle autorità monetarie.
Il tutto è avvenuto nel giorno in cui Wall Street ha dovuto valutare una nuova ondata di bilanci societari proveniente dal settore bancario dai toni favorevoli, ma accolto in maniera contrastante sul mercato. Goldman Sachs ha fatto il pieno di utili, più che raddoppiandone la cifra nel quarto trimestre 2020, ma ciò non è bastato a evitare un arretramento in Borsa (dopo aver per la verità guadagnato terreno nelle settimane precedenti), mentre meglio è andata a Bank of America, in progresso sul listino dopo dati in arretramento, ma nella fascia alta delle attese degli analisti. Da segnalare inoltre l’esordio brillante anche sul listino statunitense del titolo Stellantis, la società nata dalla fusione fra i gruppi Psa e Fca, che ha segnato un progresso a doppia cifra.
Quello stesso ritorno dell’appetito per il rischio degli investitori visto nei confronti delle azioni si è tradotto in una crescita dei rendimenti dei titoli di Stato Usa, con il Treasury decennale di nuovo all’1,1%, e in un deprezzamento del dollaro, che ha spinto ancora sopra quota 1,21 il cambio con l’euro. Non si è invece diffuso in Europa, dove i listini hanno portato a termine una seduta senza mordente, ma con perdite comunque ridotte.
In attesa del voto di fiducia del Senato sul Governo Conte, Piazza Affari ha lasciato sul terreno lo 0,25%, ma il fatto che gli altri listini del Vecchio Continente siano rimasti sulla stessa linea o si siano comportati addirittura peggio (Francoforte ha chiuso a -0,24%, Parigi a -0,33% e Madrid a -0,67%) la dice lunga sull’atteggiamento per il momento tranquillo degli investitori nei confronti dell’ennesima crisi politica che va in onda nel nostro Paese. La riprova, molto più significativa, la si è avuta sui titoli di Stato italiani: ieri è infatti proseguito il rientro nei ranghi dello spread fra BTp e Bund, tornato a 108 punti base (rendimento decennale allo 0,55%) dopo la puntata fino a quota 120 nel giorno in cui Italia Viva ha di fatto ritirato i ministri presenti nell’esecutivo.
Intanto in base ai dati pubblicati ieri, la Bce ha riacquistato la scorsa settimana titoli pubblici per quasi 30 miliardi di euro (8,4 miliardi all’interno del programma Pspp e 21,1 miliardi con il piano pandemico Pepp). Si tratta di un ammontare quasi doppio rispetto a quello ritirato nei sette giorni precedenti e che riporta le operazioni dell’Eurotower ai ritmi precedenti alla pausa natalizia. Il fatto che gran parte di questi acquisti abbiano verosimilmente riguardato titoli di Stato (una buona fetta dei quali BTp) si conferma di sostegno al nostro debito anche nelle fasi difficili.
Deboli i listini europei: Piazza Affari chiude a -0,25% (prima del voto al Senato)