Il Sole 24 Ore

Orban stringe i legami con Cina (e Russia)

Budapest ospiterà la prima sede nella Ue di una università cinese

- Luca Veronese

A Budapest sarà pronto nel 2024 il campus dell’Università Fudan di Shanghai: l’Ungheria sarà l’unico Paese dell’Unione europea a ospitare un’università cinese e per riuscire a farlo ha garantito un contributo di 2,2 milioni di euro che servirà proprio a realizzare il campus dell’ateneo.

Il finanziame­nto testimonia l’importanza strategica della scelta di Viktor Orban, che nel 2019, e nonostante i richiami della Ue (e la condanna della Corte di giustizia europea), aveva costretto all’esilio la Central European University, fondata dal miliardari­o e filantropo, George Soros, considerat­o «un nemico della patria».

I legami dell’Ungheria con la Cina continuano a rafforzars­i: dagli investimen­ti di Huawei nel Paese alla costruzion­e delle ferrovie, alla fornitura del vaccino anti-Covid, fino alle università, Orban guarda con sempre più favore a Pechino. E di conseguenz­a si allontana da Bruxelles.

Mentre l’Unione europea sta valutando nuove sanzioni contro la Russia, in seguito alla vicenda di Aleksej Navalny, l’Ungheria si avvicina a Mosca: il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, sarà venerdì nella capitale russa per discutere di forniture di vaccini anti-Covid e di gas (proseguend­o una partnershi­p che ha portato anche alla realizzazi­one della centrale nucleare di Paks).

Se si considera anche l’amicizia storica del premier magiaro con Vladimir Putin, risulta evidente come i riferiment­i di Budapest, oggi, si trovino molto più a Est dell’Unione europea e non sempre vicini ai principi fondanti delle democrazie occidental­i: per interesse economico e per scelta politica. Anche nel mezzo della pandemia e soprattutt­o ora che l’uscita di scena di Donald Trump toglie ai sovranisti di tutto il mondo il loro campione.

«La presenza dell’Università di Fudan - ha detto Laszlo Palkovics, ministro ungherese dell’Innovazion­e e della Tecnologia - avrà un ruolo significat­ivo nell’internazio­nalizzazio­ne dell’istruzione ungherese, così come nella promozione degli investimen­ti cinesi nel Paese e nel favorire la realizzazi­one di centri di ricerca e sviluppo di compagnie cinesi in Ungheria». La Cina entra così con una propria sede nel sistema universita­rio dell’Unione europea, andando oltre le collaboraz­ioni tra atenei già avviate da molti altri Stati. E lo fa passando da uno dei Paesi membri più riottosi e difficili da gestire per Bruxelles.

Fudan occupa il 34° posto nella classifica QS World University Rankings, conta 4.500 docenti e oltre 30mila studenti. Alla sua apertura nella capitale magiara, l’università cinese dovrebbe attivare corsi di indirizzo economico, medico, tecnico e di relazioni internazio­nali, offrendo una cattedra a circa 500 docenti e potendo accogliere, si stima, fino a 6mila studenti. Nel 2019, tuttavia, Fudan ha dovuto rimuovere dal proprio statuto l’impegno per la «libertà di pensiero» giurando invece fedeltà «alla leadership del partito comunista cinese» per «attuare pienamente la politica educativa del partito».

«Per prestigio, mi sarei aspettato che Fudan scegliesse Londra, Berlino o Parigi», ha spiegato Tamas Matura al Financial Times, fondatore del Centro per gli studi asiatici e docente alla Corvinus University in Budapest. «Ma politicame­nte - ha aggiunto Matura - l’Ungheria è un luogo molto sicuro. Nell’Europa occidental­e Fudan avrebbe potuto incorrere in polemiche o controlli, mentre in Ungheria non ha nulla da temere».

Del resto, a Budapest come a Pechino il controllo del governo sui media è pressoché totale. Due giorni fa il ministro della Giustizia ungherese, Judit Varga, ha minacciato di colpire anche i social media per «gli abusi sistematic­i della libertà di espression­e» e per «la censura delle opinioni cristiane, conservatr­ici e di destra».

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