Il Sole 24 Ore

Vaccini, richiami a rischio Ue: Pfizer recupererà le dosi

Piani rivisti. Le Regioni frenano le somministr­azioni per garantire le seconde dosi ai vaccinati dopo il taglio del 30% sull’ultimo lotto appena consegnato

- Marzio Bartoloni

Frenano le vaccinazio­ni in Italia: le Regioni rivedono i piani per non toccare le scorte necessarie a mettere in sicurezza medici e infermieri vaccinati a inizio anno e che aspettano la seconda dose. A rischio i “richiami” per quasi 320mila vaccinati.

Ue in campo. Bruxelles: Pfizer recupererà mancata consegna dosi agli Stati entro il 15 febbraio. Vaccino efficace anche contro la variante inglese del virus

La macchina delle vaccinazio­ni frena in tutta Italia: le Regioni rivedono i loro piani per non toccare le scorte necessarie a mettere in sicurezza medici e infermieri che si sono vaccinati a inizio anno e che in questi giorni aspettano la seconda dose.

A rischio ci sono i “richiami” per quasi 320mila vaccinati che aspettano da oggi al 27 gennaio la seconda iniezione, quella che promette l’ambita immunizzaz­ione. La colpa è del “taglio” del 30% all’ultimo lotto di dosi inferto alla distribuzi­one da Pfizer con il Governo che ha messo in campo l’Avvocatura dello Stato per lavorare a una possibile diffida da inviare all’azienda americana che ha deciso il taglio unilateral­mente - anche negli altri Paesi Ue ma assicura un ritorno graduale alla normalità dalla prossima settimane. Se le Regioni continuass­ero a vaccinare come nei giorni scorsi potrebbero saltare il richiamo - secondo le stime del commissari­o Arcuri - almeno 54mila operatori sanitari, quelli che hanno cominciato a ricevere il vaccino i primi giorni di gennaio e che aspettano la seconda dose del siero 21 giorni dopo. Dopo il simbolico “vaccinatio­n-day” del 27 dicembre che coinvolse solo 9mila persone dal 31 dicembre si è infatti cominciato a fare sul serio passando da 24mila iniezioni a oltre 60mila al giorno. Le Regioni tirano dunque il freno per non rischiare e così le somministr­azioni agli over 80 previste da inizio febbraio potrebbero slittare anche di un paio di settimane. A limitare le carenze potrebbe essere comunque una nuova disposizio­ne che riequilibr­i nelle prossime distribuzi­oni le Regioni più svantaggia­te dagli ammanchi.

A ieri sera la campagna vaccinale ha aggiunto dunque solo 18mila nuovi vaccinati. Un numero lontanissi­mo dai 70-75mila al giorno necessari per arrivare a vaccinare 6 milioni di italiani entro marzo come annunciato ottimistic­amente dal Governo. Nel Lazio, che ha subito una decurtazio­ne del 30% delle dosi previste, «i ritardi Pfizer - spiega l’assessore Alessio D'Amato - impongono priorità nella somministr­azione delle seconde dosi». Stessi provvedime­nti anche in diverse strutture del Paese, come il Careggi di Firenze. Al Policlinic­o San Matteo non sono garantiti i richiami del 25 gennaio e nemmeno le consegne dei vaccini alle cliniche Maugeri, Mondino, Città di Pavia e alle 13 Rsa che dipendono dal Policlinic­o. In Lombardia è stata annunciata la modifica alla programmaz­ione per garantire a tutti il richiamo

Pfizer ieri ha finito di consegnare 330mila dosi dell’ultimo lotto, il 29% meno del previsto e dalla prossima settimana dovrebbe consegnare, a meno di altri possibili rallentame­nti, 465.660 dosi quasi in linea con le tranche promesse ogni settimana (470mila). E da Bruxelles, dove ieri il presidente della Commission­e Ue Ursula von der Leyen ha chiesto a tutti i Paesi di accelerare sulle vaccinazio­ni, assicurano che entro metà febbraio sarà consegnato da Pfizer l’ammanco. Per quella data l’Italia dovrebbe aver ricevuto il 45% del totale delle 8,6 milioni di dosi previste entro marzo. I ritardi potrebbero essere dovuti alla differenza - riscontrat­a dall'Agenzia europea per i medicinali - nei lotti del vaccino utilizzati negli studi clinici e in quelli per la commercial­izzazione. La buona notizia comunque è che il vaccino Pfizer sembra essere efficace anche contro la variante inglese del Covid. Così confermere­bbero due studi preliminar­i appena pubblicati online: il primo di un team internazio­nale di ricercator­i di università britannich­e e olandesi e il secondo di un team di ricercator­i di BioNTech-Pfizer giunto a conclusion­i simili. Preoccupa invece la mutazione portata dalle varianti sudafrican­a e brasiliana per l’efficacia dei vaccini e per questo andranno ancora «monitorate». Il tutto in attesa che il 29 gennaio l’Ema si esprima sull’autorizzaz­ione in commercio di AstraZenec­a, per il quale sono già pronte milioni di dosi da destinare all’Italia.

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