Il Sole 24 Ore

B20 AL VIA: INNOVAZION­E E RISCATTO

- di Guido Gentili

La realtà bussa alla porta, anche quella italiana, mentre il mondo – l'Occidente il più colpito prova a rialzare la testa contro la devastante pandemia che continua a mietere vittime e fiducia nel futuro.

Così, a cavallo tra l’insediamen­to di Joe Biden alla Casa Bianca e l’inizio dell’anno a guida tricolore del G20 (il consesso che raggruppa le venti economie più grandi), ecco partire oggi il B20 (la presidenza italiana l’ha affidato alla Confindust­ria) che riunisce la comunità del business con la regìa di Emma Marcegagli­a. L’ex presidente di viale dell’Astronomia è stata indicata dal numero uno degli industrial­i, Carlo Bonomi, per il coordiname­nto e la sintesi delle raccomanda­zioni che ad ottobre saranno messe sul tavolo del G20.

Si tratta con tutta evidenza di appuntamen­ti cruciali che affidano all’Italia una responsabi­lità seria. Il 2021 è vissuto, giustament­e, come l’anno della riscossa. Sanitaria ed economica, a colpi di piani-vaccino e di sviluppo delle economie. In un confronto globale dove la Cina gioca una partita nella partita, quella dell’egemonia economica, mentre gli Stati Uniti, dopo aver sperimenta­to il ciclone Trump e le violenze di Capitol Hill, cercano con Biden un orizzonte diverso per la prima potenza mondiale oggi in affanno.

G20 e B20 non sono dunque appuntamen­ti che possono essere scambiati quest’anno come scadenze di routine o comode passerelle (fisiche o virtuali) tra politica e glamour. Assieme, in Europa, alla gigantesca operazione del Recovery Fund per la Next Generation Eu, e nella stagione accidentat­a post Brexit, essi misurano la volontà di riscatto degli Stati e le capacità progettual­i e di innovazion­e delle comunità industrial­i che fanno loro riferiment­o. Politica ed economia camminano unite: oggi al primo incontro del B20 interverrà John Kerry, inviato speciale di Biden per il clima e già Segretario di Stato durante la presidenza Obama. L’impegno per ridare spinta al sistema multilater­ale degli accordi commercial­i è in agenda. E parlerà anche Bonomi, puntando sulle forze di mercato motrici dello sviluppo e dei fondi pubblici investiti proficuame­nte.

Al 2021 del riscatto, come detto, il nostro Paese si presenta carico di responsabi­lità. Ma con due volti diversi, quello dell’economia e quello della politica. Il primo, pur colpito da una crisi profonda, che in termini di crescita del Pil pone l’Italia nelle ultime posizioni tra i Grandi, ha segnato, nel silenzio pressocché generale misto a scarsa consideraz­ione, e nel mezzo di una fase che ha rivoluzion­ato e disarticol­ato le catene globali del lavoro, la tenuta della nostra manifattur­a. Lo dicono i dati e davanti al quadro nero disegnato dalla pandemia non è fuori luogo osservare che le imprese sono state il punto di forza su cui il sistema si è tenuto in piedi.

Il secondo volto, quello della politica, che pure soprattutt­o all’inizio ha fatto fronte all’onda d’urto del Covid 19, presenta il conto dei danni del riformismo incompiuto e bruciato dalle campagne elettorali permanenti che viaggiano di pari passo alle “verifiche” aperte e mai chiuse e agli impegni ribaditi e poi mancati, con l’aggiunta di uno Stato imprendito­re in emersione rapida e pervasiva.

L’ultimo flash ci consegna l’immagine di una maggioranz­a senatoria di governo ferma a quota 156, fragile come mai e alla ricerca difficile di nuovi equilibri e stabilità. Mentre, a fronte di un debito pubblico caricato sulle spalle delle nuove generazion­i, l’Italia gioca la partita della vita con il suo Recovery plan. Sotto gli occhi, preoccupat­i, del G20, dell’Europa e, da oggi, del B20, la comunità internazio­nale degli affari.

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