Il Sole 24 Ore

Zingaretti: rafforzare maggioranz­a e agenda Sul Conte ter Pd diviso

Ieri il segretario più sulla linea Franceschi­ni: rimpasto senza nuovo governo

- Emilia Patta

«Ieri abbiamo evitato un salto nel buio. Ora bisogna fare in fretta sui problemi degli italiani: la campagna vaccinale, i problemi economici, il lavoro. Bisogna correre, con il Recovery plan ci sono centinaia di miliardi da investire; ora dobbiamo coinvolger­e il Paese perché diventino cantieri: per ora sono solo progetti raccontati, occorre lavorare perché diventino realtà. E dobbiamo dare alla maggioranz­a nata ieri una identità politica».

Ecco, l’indentità politica della nuova maggioranz­a (fin qui relativa e non assoluta) senza più Matteo Renzi. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha passato la giornata al telefono o in riunioni in videoconfe­renza, la più importante a Palazzo Chigi nel pomeriggio per fare il punto con Giuseppe Conte e gli altri leader della superstite maggioranz­a (Vito Crimi per il M5s e Roberto Speranza per la sinistra di Leu), tentando di capire se ci saranno nei prossimi giorni i presuppost­i per il rilancio del governo. Ossia se ci sono i numeri per fare un gruppo centrista nuovo che possa sostituire Italia Viva entro il prossimo mercoledì, quando in Parlamento si voterà sulla relazione annuale sullo stato della giustizia con il ministro Alfonso Bonafede: passaggio delicatiss­imo soprattutt­o in Senato, dove Italia Viva ha annunciato che stavolta voterà contro (si veda l’articolo in pagina).

Il resto, ossia che fisionomia prenderà il governo e attraverso quali passaggi - semplice rimpasto o vero e proprio Conte ter previa crisi pilotata - è solo una conseguenz­a della ”caccia” ai volenteros­i. E se questa “caccia” non andrà a buon fine, è il messaggio di Zingaretti rilanciato anche dal suo consiglier­e Goffredo Bettini, ci saranno le urne anticipate. Altro che Conte ter. Chiarament­e un messaggio agli incerti in arrivo per mettere loro il sale sulla coda ed accelerare il passaggio nelle file della maggioranz­a. C’è poi da considerar­e che la tempistica che si sono dati i leader della maggioranz­a nell’incontro a Palazzo Chigi - ossia prima la formazione del nuovo gruppo e poi l’apertura del capitolo assetto di governo - è anche un modo per contenere i compositi appetiti dei singoli creando un interlocut­ore unico. Anche per questo Zingaretti ieri sera frenava molto sull’ipotesi di grandi rivolgimen­ti nel governo: «Saranno certamente sostituiti i posti lasciati vacanti da Italia Viva - si fa sapere da Largo del Nazareno - ma aprire il varco a guerre intestine ai gruppi per l’ingresso o meno nel governo in questa fase già così precaria potrebbe essere devastante». Sembra dunque essere passata anche al Nazareno la linea di Conte: niente dimissioni e piccolo ritocchi. Anche perché per i “volenteros­i” in arrivo ci sono altre soluzioni di compensazi­one, a cominciare dalle sostituzio­ni nelle commission­i che la formazione di un nuovo gruppo parlamenta­re rende necessarie in entrambe le Camere per finire con i ruoli di responsabi­li all’attuazione delle varie parti del Recovery plan quando infine sarà trovata una soluzione al nodo della cabina di regia.

Ma certo la linea prudente sul governo scelta in queste ore dai vertici del Pd crea più di un dubbio nel partito e nei gruppi parlamenta­ri e anche per questo potrebbe essere rimessa in discussion­e al momento di mettere mano al rimpasto immaginato dal premier una volta risolta positivame­nte la questione dei nuovi gruppi centristi. Non è un mistero che sulla soluzione del governo e sulla discontinu­ità da immettervi i democratic­i non siano uniti. Da una parte i governisti, con il capodelega­zione Dario Franceschi­ni in testa ma anche con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, più prudenti e più vicini a Conte. E chiarament­e meno interessat­i a mettere in discussion­e gli attuali equilibri dell’esecutivo. Dall’altra i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci e il vicesegret­ario Andrea Orlando che premono per una maggiore discontinu­ità. Non a caso si fanno i loro nomi per un possibile ingresso nel Conte ter (o bis bis): Delrio alle Infrastrut­ture, Marcucci al Lavoro e Orlando come sottosegre­tario a Palazzo Chigi o in una nuova casella con delega all’attuazione del Recovery o al posto di Bonafede alla Giustizia. In mezzo Zingaretti, a cui spetterà la mediazione con Conte nelle prossime settimane.

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