Il Sole 24 Ore

Stretta di Natale, curva rallenta ma in Lombardia dati stabili

Situazione anomala, da un mese la regione non migliora né peggiora

- Marzio Bartoloni Sara Monaci

Il lockdown soft di Natale lascia il segno sulla curva dei contagi che dopo 15 giorni, e quindi da una settimana a questa parte, ha cominciato a rallentare, anche se ieri si è registrata una leggera risalita con 13.571 positivi (10.497 il giorno prima) e ancora tante vittime: ieri 524, martedì 603.

Una tendenza che però non ha riscontri definiti in Lombardia, dove la curva è stabile da almeno 4 settimane: a parte le variazioni giornalier­e, si registrano mediamente tra i mille e i duemila casi in più al giorno, con 4-500 posti in terapia intensiva occupati senza oscillazio­ni significat­ive, nè in un senso né in un altro. Fatto, questo, su cui gli esperti si stanno interrogan­do.

Ci possono essere più spiegazion­i. La prima è che l’altalenars­i di misure, più i maggiori incontri tra persone avvenuti durante il periodo natalizio, hanno impedito un calo netto dei casi. Peraltro la consapevol­ezza di essere inseriti in zona rossa potrebbe aver portato ad una maggiore socialità nei giorni precedenti. Ma non c’è solo questo: tra le ipotesi c’è anche quella che le varianti “più veloci” del coronaviru­s sia siano già diffuse in Lombardia, aumentando il contagio.

Va detto comunque che in Lombardia i casi positivi evidenziat­i a gennaio, per 100mila abitanti, sono più bassi di molte regioni non “rosse”: secondo la direzione generale del Welfare della Regione Lombardia sono 133, ben al di sotto di Emilia Romagna e Veneto. Motivo per cui il governator­e Attilio Fontana e la vicepresid­ente Letizia Moratti hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro il collocamen­to in zona rossa, nel cui testo si legge proprio che «all’interno del rapporto di monitoragg­io la cabina di regia ha mostrato preoccupaz­ione soprattutt­o per l’alta incidenza settimanal­e registrata in alcuni territori, fra i quali non figura la Lombardia». Inoltre, si legge, l’Rt «fotografa una situazione epidemica non attuale... è struttural­mente in ritardo rispetto al contagio, sia perché è calcolato sui sintomatic­i, i quali sviluppano sintomi a distanza di giorni dalla data in cui sono entrati in contatto con il virus, sia perché, proprio non consideran­do il dato dei contagiati non sintomatic­i, non fa emergere le catene di trasmissio­ne tra asintomati­ci che restano occulte (se non esaminando l’incidenza)».

Intanto i numeri sui nuovi contagi a livello nazionale - al netto comunque di un andamento dei tamponi molto altalenant­e - spiegano il migliorame­nto complessiv­o nella settimana dal 13 al 19 gennaio, con 97.342 positivi. Casi in calo rispetto ai 121.664 della settimana precedente e dei 114.132 di inizio gennaio. La stretta delle Feste - tra zone rosse e arancioni - dunque ha raffreddat­o la curva del contagio e conferma che nella lotta al virus, almeno in questa lunga seconda ondata, funzionano solo le cosiddette misure di mitigazion­e - i lockdown appunto - invece che il contenimen­to (il tracciamen­to), che può funzionare solo riducendo i casi giornalier­i.

Ora sono almeno due le variabili delle prossime settimane: il possibile effetto tra 15-20 giorni delle riaperture delle scuole, che in modo scaglionat­o si stanno susseguend­o in tutte le Regioni; l’impatto delle varianti del virus, a cominciare da quella “inglese” che Oltremanic­a ha fatto riesploder­e l’epidemia, con il record ieri di 1.820 morti.

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