Cedacri, arriva l’offerta di Ion Investment Accenture alla finestra
Il dossier di Cedacri entra nel vivo e potrebbe essere presa una decisione, in un senso o nell’altro, nei prossimi giorni. Secondo indiscrezioni alla scadenza delle offerte vincolanti, lunedì scorso, sarebbe arrivata sul tavolo la proposta del gruppo Ion Investment: si parla di un’offerta inferiore a quanto atteso dagli azionisti di Cedacri (cioè attorno a 1,6 miliardi) ma ben superiore al miliardo di euro.
Resta da capire anche la struttura di una possibile operazione: secondo i rumors, sarebbe previsto il reinvestimento di alcuni azionisti bancari di Cedacri. Ion Investment ha sede a Londra, ma fa capo all’imprenditore italiano Andrea Pignataro: il gruppo è diventato in una decina di anni una multinazionale fintech, specializzata nello sviluppo di piattaforme per intermediari, grandi corporation e banche centrali.
A partire dal 2004 il gruppo ha condotto 26 acquisizioni, spesso a leva, per un enterprise value di 10 miliardi di dollari. Nel 2019 ha comprato il controllo di Acuris e nel 2017 ha ricapitalizzato Dealogic.
Ion Investment, fino ad oggi, era dato come il concorrente meno favorito nel processo in corso. Ma la situazione si potrebbe ora ribaltare. Al lavoro è l’advisor scelto dai soci di Cedacri, cioè Deutsche Bank.
Sul dossier Cedacri restano da capire, in particolare, le intenzioni di Accenture. La multinazionale (affiancata dall’advisor Vitale) aveva i favori del pronostico sull’operazione fino ad alcune settimane fa. Secondo le indiscrezioni, la stessa Accenture puntava a una partnership azionaria con alcuni degli attuali soci, ai quali sarebbe stato offerto un reinvestmento.
L’acquisizione di Cedacri, per Accenture, sarebbe la maggiore mai fatta a livello globale in termini di dimensioni. Il gruppo, quotato a New York, ha sempre realizzato nella sua storia una tipologia di acquisizioni di dimensione inferiore, pur avendo a disposizione una cassa ingente (diversi miliardi di dollari) e una mega capitalizzazione: 172 miliardi di dollari.
Alla finestra, infine, senza avere per il momento presentato offerte vincolanti, è invece il gruppo romano Engineering. La compagine azionaria di Cedacri è frammentata. Dopo l’ingresso di Fsi, sono rimaste nel capitale, per il restante 73%, 14 tra le principali banche clienti: Mediolanum (15,6%), CrAsti (11,1%), Banco di Desio e della Brianza (10,1%), Unipol Banca (7,5%), Popolare di Bari (6,6%), Cr Bolzano (6,5%), Banca del Piemonte (4,2%), Credem (3,9%), Cassa Sovvenzioni e Risparmio del Personale di Banca d’Italia (2%), Reale Mutua (1,3%), Banca del Fucino (1,1%), Banca Valsabbina (1,1%), Cassa di Risparmio di Cento (1%) e Cassa di Risparmio di Volterra (ancora con un 1%). In ogni caso, se l’operazione di vendita non dovesse andare in porto, potrebbe essere valutata nuovamente la strada della quotazione in Borsa.
27%
LA QUOTA DI FSI Il Fondo strategico italiano è il primo azionista di Cedacri con il 27%. La quota restante è detenuta da 14 banche.