Il Sole 24 Ore

UN DOPPIO PONTE CON AMERICA E AFRICA

- Di Carlo Marroni

L’Italia è ancora spaccata in due, ma le cose si stanno muovendo veloci. Bisogna riaggancia­re gli Stati Uniti, prima della fine della guerra il Paese deve uscire dall’isolamento internazio­nale. Matura una missione economica oltreocean­o, tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945. A guidarla sono Raffaele Mattioli, amministra­tore della Commercial­e, e Quinto Quintieri, ministro del secondo governo Badoglio. Del gruppo fanno parte anche Mario Morelli, che diventerà segretario generale di Confindust­ria, Egidio Ortona, funzionari­o degli Esteri e futuro ambasciato­re a Washington, ed Enrico Cuccia, condiretto­re estero della Comit. «È una piccola pattuglia inviata a ristabilir­e contatti utili, ma soprattutt­o a fornire un primo ancoraggio concreto, anche politico, del Paese agli Stati Uniti e al nuovo ordine internazio­nale post-bellico. Ben tre dei cinque componenti di questa missione siederanno più avanti nel consiglio di Mediobanca (Cuccia, Mattioli, Quintieri)» scrive Farese. Che racconta un passaggio, apparentem­ente un dettaglio, ma che fa luce sul calibro dei personaggi in azione. Ebbene, in vista della partenza, il 25 ottobre 1944 Mattioli e Quintieri scrivono a Benedetto Croce, con il quale hanno antichi rapporti: «Caro don Benedetto, abbiamo bisogno di un grosso piacere da voi. Né ve l’abbiamo chiesto finora perché non eravamo sicuri di partire. Ma ora che la nostra partenza è imminente, vi chiediamo nientemeno che una presentazi­one al presidente Roosevelt...». E Croce lo farà bene, tanto che il presidente a marzo risponderà, poco prima di morire. Una missione che forse non produrrà nell’immediato gli effetti sperati, ma che aprirà la strada a una nuova stagione di relazioni economiche “atlantiche” centrali per l’Italia, e l’arrivo in Italia anche di azionisti americani stabili. Anche se ci sono dubbi da superare: «Per l’Italia pesano in particolar­e alcuni aspetti. Anzitutto, la situazione politica, caratteriz­zata da una forte presenza del Partito comunista. Poi, la dimensione del settore pubblico, incluso il settore bancario» scrive Giovanni Farese, che centra la sua analisi, oltre che sull’Europa,

IL CONTESTO STORICO ERA QUELLO DELLA GUERRA FREDDA E DELLA FINE DEL COLONIALIS­MO

sull’atlantisim­o e sullo sviluppo dell’Africa, filone centrale dell’attività di Mediobanca nei primi decenni della sua storia. «Nella nuova era di cooperazio­ne inaugurata dalla conferenza di Bretton Woods, la banca che Mattioli e Cuccia hanno in mente dovrà favorire il reingresso dell’Italia nel circuito internazio­nale, coerenteme­nte con i bisogni di un paese povero di capitali, con una economia di trasformaz­ione povera di materie prime e alla ricerca di mercati di sbocco».

L’Italia nella cornice della guerra fredda è sul confine Est-Ovest, ma anche su quello Nord-Sud nel contesto della decolonizz­azione, in cui si situano i rapporti di Mediobanca con i Paesi africani e in particolar­e dell’Africa subsaharia­na. A New York e Washington si stringono accordi e alleanze tanto che «alla metà degli anni Cinquanta, il risveglio di interesse del mercato finanziari­o americano nei confronti dell’Italia è cosa fatta. Mediobanca svolge un ruolo essenziale in questo processo».

Il libro quindi fa luce anche sull’immenso lavoro svolto da Mediobanca, e da Cuccia in persona, in stretto contatto con Guido Carli, prima a capo del Mediocredi­to e poi Governator­e di Bankitalia, nel continente africano. «L’Africa ha, per Mediobanca, una centralità culturale e politica, oltre che economica, che va al di là del peso – finanziari­amente ridotto per l’Istituto, ma non trascurabi­le per paesi poveri o in via di sviluppo – che l’impegno assume. È una centralità prospettic­a, attenta alle profonde trasformaz­ioni, attuali e future, indotte dalla decolonizz­azione. Nella proiezione di Mediobanca alberga una “vocazione africana”, che si manifesta subito. Particolar­e rilievo assume la dimensione della guerra fredda e l’obiettivo di evitare che l’assistenza tecnica e finanziari­a ai paesi della decolonizz­azione venga fornita dall'Urss». L’Africa era del resto nel cuore di Cuccia da molti anni, da quando, nel 1936 era stato inviato ad Addis Abeba in veste di delegato per gli scambi e le valute. È storia il suo scontro con il maresciall­o Rodolfo Graziani: lavorò duro e bene, ma dopo un anno fu richiamato, anche se ufficialme­nte tra meritati onori.

Italia-Francia.

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FONDAZIONE FIERA MILANO
Relazioni internazio­nali. iA sinistra la missione di Enrico Cuccia (primo da sinistra) a Eastbourne nel 1947; a destra Convegno economico Italo Africano alla Fiera Milano 1962.
Il libro di Giovanni Farese è distribuit­o da Mediobanca e può essere richiesto a ufficio.studi@mediobanca.com. Il volume è scaricabil­e anche in pdf dal sito di Mediobanca. FONDAZIONE FIERA MILANO Relazioni internazio­nali. iA sinistra la missione di Enrico Cuccia (primo da sinistra) a Eastbourne nel 1947; a destra Convegno economico Italo Africano alla Fiera Milano 1962.
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Carta e online.
ARCHIVIO STORICO MEDIOBANCA Carta e online.
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ARCHIVIO STORICO MEDIOBANCA
Un disegno di Gavoty del 1960 per la realizzazi­one della autostrada Nizza-Savona. Gavoty era “Consiglier­e Commercial­e di Francia” ARCHIVIO STORICO MEDIOBANCA

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