Kerry: «Europa e Usa insieme su Green deal e lotta al virus»
L’inviato di Biden per il clima: «La green economy genererà occupati»
Le due grandi sfide della green economy e della pandemia richiedono una risposta congiunta di Europa e Stati Uniti. Ora, con Biden alla Casa Bianca, tutto sarà più facile ma solo se si seguirà la “stella polare” della democrazia e della difesa dei diritti. Un ruolo centrale in questa nuova stagione toccherà all’Italia che guiderà il lavoro del G20 e coordinerà, insieme al Regno Unito, il lavoro del
Cop 26 sui cambiamenti climatici con vertice conclusivo a Glasgow. I primi atti sono promettenti: immediato rientro degli Stati Uniti nell’accordo di Parigi sul clima e ritorno al dialogo con l’Oms di Ginevra. Una “road map” che chiude - si spera definitivamente - la stagione delle divisioni transatlantiche dell’era Trump. Una linea che per primo traccia John Kerry, l’ex segretario di Stato Usa nominato da Joe Biden inviato speciale per il clima, intervenuto ieri in videoconferenza al B20 organizzato da Confindustria. «Abbiamo un’opportunità a Glasgow in novembre - precisa Kerry - è una delle ultime opportunità che abbiamo per rafforzare il taglio delle emissioni e centrare gli obiettivi dell'accordo di Parigi; non c'è tempo da perdere nell'affrontare il cambiamento climatico». Una scelta che ha un importante risvolto economico. «La green economy – sottolinea l'inviato di Biden per il clima - genererà posti di lavoro. Dobbiamo muoverci insieme per creare una rivoluzione energetica, dobbiamo muoverci insieme».
Da Bruxelles è un coro di dichiarazioni di apprezzamento sulla nuova stagione che si sta aprendo. In una nota congiunta l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell insieme al vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans ricordano che l’azione per il clima «è la nostra responsabilità globale collettiva» e la nuova amministrazione Usa «rappresenta l’inizio di una nuova era per le relazioni transatlantiche». Il mondo del resto, ha bisogno di un forte rapporto fra Europa e Stati Uniti secondo il presidente del Parlamento europeo David Sassoli anche lui intervenuto al B20 di Confindustria. «Questo periodo così opaco della vita degli Usa è terminato - dice Sassoli - e c’è un presidente; uno dei suoi primi atti è stato quello di rientrare negli accordi di Parigi». Ora Stati Uniti e Ue possono affrontare meglio le sfide del nostro tempo: crisi climatica e perdita della biodiversità, trasformazione digitale e disuguaglianze in aumento. «Ho fiducia - aggiunge il presidente dell’Europarlamento - nel modello democratico statunitense e nelle sue istituzioni. Le democrazie sono sistemi fragili, per non spegnerle vanno difese proteggendo il bene comune, con la partecipazione, la trasparenza ed il coinvolgimento dei cittadini». Sassoli si congratula per il ritorno degli Usa nell’Organizzazione mondiale della sanità e il rientro negli accordi di Parigi. «Solo insieme - dice Sassoli - riusciremo a costruire un mondo più verde e più giusto. L’Ue e gli Usa sono partner naturali con valori e storia condivisi e un impegno di lunga data per lo stato di diritto, i diritti umani e il multilateralismo». Ma gli Stati Uniti - precisa subito Kerry - «si muoveranno con umiltà e ambizione nell’accordo di Parigi dopo gli ultimi 4 anni». Certo, aggiunge l’inviato di Biden sul clima «un fallimento non è un’opzione». L’accordo di Parigi raggiunto dalla Cop 21 nel 2015 stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC. L’ Ue lo ha ratificato il 5 ottobre 2016. Poi, come sostiene Michael Bloomberg (anche lui intervenuto al B20) «anche il cambiamento climatico è una crisi economica e nessun vaccino può mettere fine a questo». Bloomberg ritiene che il settore pubblico e quello privato debbano lavorare insieme per affrontare il cambiamento climatico con l’urgenza che richiede.