Grana Udc, i Dem chiedono il ter Conte cede i servizi, Cdm nella notte
Benassi in pole. Veto M5S sui centristi, la quarta gamba non decolla. Per il Pd l’alternativa è il voto. Renzi: fermiamoci e confrontiamoci. Accelerazione anche sulla riforma proporzionale
Ci mancava solo l’inchiesta di Catanzaro su Lorenzo Cesa a complicare la ricerca dei “costruttori”. I numeri continuano a non esserci e il Pd stavolta lancia un warning pesante: «Conte ter in poche settimane o voto», ha sintetizzato ieri Goffredo Bettini, consigliere del segretario dem Nicola Zingaretti. Consapevole che già mercoledì ci sarà la prova d’Aula sulla relazione sullo stato della giustizia del Guardasigilli Alfonso Bonafede. La risposta di Giuseppe Conte arriva subito dopo. Il premier dà al ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, il compito di riunire già stamattina i presidenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato per mettere subito all’ordine del giorno la riforma elettorale. Il proporzionale è l’offerta di Conte ai “responsabili” anzitutto, ma in seconda battuta anche agli azzurri, visto che al di là delle dichiarazioni ufficiali l’unico modo perché Forza Italia si garantisca l’autonomia da Salvini e Meloni è un sistema proporzionale.
La seconda mossa è la convocazione del Consiglio dei ministri notturno per assegnare la delega sui servizi segreti: in pole il consigliere diplomatico Pietro Benassi, nominato sottosegretario. A lungo tanto Matteo Renzi quanto il Pd avevano chiesto a Conte di cedere la delega. Un “uno due”, quello del premier, per aprire a ulteriori spazi di mediazione. Mentre a Palazzo Chigi entrano alla spicciolata potenziali soccorritori (come gli ex M5S Trano e Aiello).
La notizia di Cesa, che era l’orecchio a cui si rivolgevano i pontieri di Conte, è un ulteriore macigno sull’allargamento della maggioranza promesso mercoledì dal premier al capo dello Stato Sergio Mattarella «in tempi brevi». Dopo l’attacco di Alessandro Di Battista( «Chi ha condanne sulle spalle e indagini per reati gravi, perché Cesa non è certo indagato per diffamazione, non può essere un interlocutore»), è Luigi Di Maio a dettare la linea del Movimento, rompendo il silenzio imbarazzato del reggente Vito Crimi e del capodelegazione Bonafede. «Mai dialogo con chi è indagato per reati gravi», dice il ministro degli Esteri. Ovviamente nel mirino c’è Cesa, non tutta l’Udc. Ovvero quei tre senatori che fanno tanto gola al premier. Le dimissioni di Cesa da segretario consentono infatti comunque al suo successore Antonio De Poli di poter disporre del simbolo. Quello scudo crociato che sarebbe un boccone ghiotto per nobilitare la quarta gamba.
Ma proprio la frenata sui “responsabili” induce tanto i Cinque Stelle che il Pd ad ammorbidire la posizione verso i renziani. Sono soprattutto i parlamentari a ribollire: «Ma perché dobbiamo raccattare senatori qua e là e non ritrovare invece l’intesa con chi della maggioranza faceva parte?». L’interruzione del rapporto di fiducia con Matteo Renzi persiste, ma proprio dal leader di Italia Viva ieri è arrivata una mano tesa: «Visto che siamo ancora in tempo per fermarsi, il mio appello è anziché andare a fare un “compro baratto e vendo” di singoli parlamentari, tornate alla politica». L’astensione di Iv alla fiducia, sottolinea Renzi, «è segno di aprirsi al compromesso. Se volete confrontarvi nelle sedi istituzionali, ci siamo».
Una strada che trova finora il maggiore oppositore nel premier. Il tempo però sta per scadere. E l’avvertimento del Pd non può essere sottovalutato. «Elezioni più vicine? Purtroppo sì», dice in serata il vicesegretario Andrea Orlando, che chiude definitivamente a ipotesi di governissimi. I dem a questo punto chiedono a Conte di ripartire da zero consentendo un confronto a tutto campo con chi è disponibile a sostenere la maggioranza. È il Conte ter, che piace anche ai potenziali “responsabili”.
Il premier a sua volta manda un altro messaggio per rassicurare gli alleati e Bruxelles: convoca per oggi i sindacati e per lunedì Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali per l’atteso confronto sul Recovery Plan. Un modo per rispondere alla nuova strigliata del Commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni: «L’Italia deve dettagliare riforme e tempi».
L’appello di Confindustria Vicenza. «Basta incompetenza. Serve uno scatto di dignità da parte delle persone che, nella società civile, hanno senso di responsabilità», è l'appello del presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi