Centrodestra diviso, non c’è solo Toti contro il voto subito
Forzisti contrari e anche nella Lega c’è chi pensa a un nuovo Governo
La linea ufficiale la dettano uscendo dal Quirinale Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Con questo Parlamento è «impossibile lavorare». Tradotto: elezioni. I leader di Lega e Fratelli d’Italia lo ribadiranno davanti amicrofoni etelecamere anche subito dopo: «Ci fidiamo solo degli italiani, meglio ridare loro la parola con il voto», ha detto Salvini mentre la presidente di FdI ha ripetuto che il problema non è «solo il Governo» ma proprio la composizione dell’attuale «Parlamento».
Salvini, Meloni e Tajani prima di salire al Colle si sono visti (stavolta senza i “cespugli” del centrodestra) per accordarsi sulla linea comune. A prevalere alla fine è stata la posizione più dura, quella della leader di Fratelli d’Italia. Si dice che anche Salvini qualche tentennamento su «elezioni e basta» lo abbia. Ma il timore di concedere nuovi spazi all’alleata che gli ha già sottratto il 10% lo ha consigliato di non fornirle il pretesto per prenderlo di mira. Anche Tajani alla fine ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
La posizione dei tre leader però non convince tutto il centrodestra. Giovanni Toti lo ha detto pubblicamente e prima ancora privatamente agli alleati. «Se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come pare, non riuscirà a trovare i numeri necessari, dovremo pensare ad altri tipi di Governo e sono convinto che il centrodestra non possa sottrarsi». Certo il Governatore ligure è solo il leader di un piccolo partito che conta a Palazzo Madama tre senatori (Berruti, Romani, Quagliariello) ma la sua non è una linea isolata. Certamente dentro Forza Italia ha parecchi sostenitori, visto che in caso di elezioni il partito di Silvio Berlusconi perderebbe parecchi degli attuali seggi. Ma non c’è solo questo. Andare al voto ora, con l’attuale legge elettorale significherebbe per gli azzurri rimanere ostaggio degli altri due partititi della coalizione. L’azzurra Mara Carfagna, vicinissima a Toti, definisce insensata l’alternativa tra «un governicchio sostenuto da transfughi o elezioni» e spinge per un governo di «salvezza nazionale». L’idea di far partire una campagna elettorale in piena pandemia con il debito a 160%, la campagna vaccinale all’inizio e milioni di italiani e di imprese in crisi non viene in realtà vista bene neppure da una parte importante della Lega. «Il centrodestra al Quirinale parlerà la lingua di Giorgetti o di Meloni?», osservava ieri il forzista Osvaldo Napoli prima della salita al Colle dei tre leader. E in effetti non solo Giorgetti ma anche un altro esponente di punta del Carroccio come il Governatore Luca Zaia ritengono che dal centrodestra dovrebbe arrivare una controproposta. Anche perché il rischio, continuando a chiedere elezioni, è di favorire in realtà il mantenimento di Conte a Palazzo Chigi. Il timore delle urne potrebbe essere il miglior volano per far uscire allo scoperto la IV gamba che va cercando il premier. O di favorire un riavvicinamento con i renziani.