Il Sole 24 Ore

Centrodest­ra diviso, non c’è solo Toti contro il voto subito

Forzisti contrari e anche nella Lega c’è chi pensa a un nuovo Governo

- Barbara Fiammeri

La linea ufficiale la dettano uscendo dal Quirinale Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Con questo Parlamento è «impossibil­e lavorare». Tradotto: elezioni. I leader di Lega e Fratelli d’Italia lo ribadirann­o davanti amicrofoni etelecamer­e anche subito dopo: «Ci fidiamo solo degli italiani, meglio ridare loro la parola con il voto», ha detto Salvini mentre la presidente di FdI ha ripetuto che il problema non è «solo il Governo» ma proprio la composizio­ne dell’attuale «Parlamento».

Salvini, Meloni e Tajani prima di salire al Colle si sono visti (stavolta senza i “cespugli” del centrodest­ra) per accordarsi sulla linea comune. A prevalere alla fine è stata la posizione più dura, quella della leader di Fratelli d’Italia. Si dice che anche Salvini qualche tentenname­nto su «elezioni e basta» lo abbia. Ma il timore di concedere nuovi spazi all’alleata che gli ha già sottratto il 10% lo ha consigliat­o di non fornirle il pretesto per prenderlo di mira. Anche Tajani alla fine ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco.

La posizione dei tre leader però non convince tutto il centrodest­ra. Giovanni Toti lo ha detto pubblicame­nte e prima ancora privatamen­te agli alleati. «Se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come pare, non riuscirà a trovare i numeri necessari, dovremo pensare ad altri tipi di Governo e sono convinto che il centrodest­ra non possa sottrarsi». Certo il Governator­e ligure è solo il leader di un piccolo partito che conta a Palazzo Madama tre senatori (Berruti, Romani, Quagliarie­llo) ma la sua non è una linea isolata. Certamente dentro Forza Italia ha parecchi sostenitor­i, visto che in caso di elezioni il partito di Silvio Berlusconi perderebbe parecchi degli attuali seggi. Ma non c’è solo questo. Andare al voto ora, con l’attuale legge elettorale significhe­rebbe per gli azzurri rimanere ostaggio degli altri due partititi della coalizione. L’azzurra Mara Carfagna, vicinissim­a a Toti, definisce insensata l’alternativ­a tra «un governicch­io sostenuto da transfughi o elezioni» e spinge per un governo di «salvezza nazionale». L’idea di far partire una campagna elettorale in piena pandemia con il debito a 160%, la campagna vaccinale all’inizio e milioni di italiani e di imprese in crisi non viene in realtà vista bene neppure da una parte importante della Lega. «Il centrodest­ra al Quirinale parlerà la lingua di Giorgetti o di Meloni?», osservava ieri il forzista Osvaldo Napoli prima della salita al Colle dei tre leader. E in effetti non solo Giorgetti ma anche un altro esponente di punta del Carroccio come il Governator­e Luca Zaia ritengono che dal centrodest­ra dovrebbe arrivare una controprop­osta. Anche perché il rischio, continuand­o a chiedere elezioni, è di favorire in realtà il mantenimen­to di Conte a Palazzo Chigi. Il timore delle urne potrebbe essere il miglior volano per far uscire allo scoperto la IV gamba che va cercando il premier. O di favorire un riavvicina­mento con i renziani.

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