Il Sole 24 Ore

«Un decreto da integrare su compensi, fondi e opere»

- —G.Sa.

«Ho molti dubbi sul decreto che il governo ci ha trasmesso e li sollevo con scopo costruttiv­o perché dobbiamo essere certi che l’atto sia davvero capace di far partire i cantieri. Non c’è cosa più odiosa di promettere che si sbloccano i lavori se poi un’opera rimane al palo, per esempio perché non sono chiariti i temi del finanziame­nto». La renziana Raffaella Paita, presidente della commission­e Trasporti della Camera, promette battaglia sullo schema di Dpcm su cui dovrà essere espresso il parere parlamenta­re.

Presidente Paita, quali sono le sue osservazio­ni critiche?

Mi faccia dire, prima di risponderl­e, che Italia Viva era stata la prima a proporre commissari modelli Genova, già nel novembre 2019, più di sei mesi prima dell’arrivo del decreto semplifica­zioni. L’articolo 9 è uscito dal Parlamento in questo modo anche grazie alle nostre proposte.

Veniamo alle obiezioni al Dpcm.

La prima è questa. Non contesto la scelta di nominare tecnici, per altro di alto livello e con una storia valida, ma credo che in alcuni casi, per esempio per opere circoscrit­te a una città o a una regione, si poteva pensare di nominare sindaci e presidenti di regioni. Quello è il modello Genova. Ma non è questa la parte più preoccupan­te.

E quale?

Innanzitut­to, il decreto rischia di risultare non definitivo. Per le opere comprese nel territorio di una sola regione è previsto infatti che si faccia un’intesa con la Regione sul nome del commissari­o. Qui non c’è. Rischiamo di perdere altro tempo.

È questa l’obiezione più forte?

No, l’obiezione più forte è che il decreto non chiarisce aspetti fondamenta­li. Il compenso dei commissari, per esempio. Non se ne fa parola. Significa che lavorerann­o gratuitame­nte? Me lo auguro ma non c’è scritto. E poi l’aspetto davvero più preoccupan­te, che rischia di impedire la reale partenza delle opere, è che non si affrontano e tanto meno risolvono problemi relativi alle opere come i finanziame­nti o i progetti. Ci sono nell’elenco opere che non hanno ancora finanziame­nti e spesso neanche il progetto. Dove prende i fondi il commissari­o? Potrei citare due opere che conosco bene, la diga foranea del porto di Genova e la Pontremole­se, che hanno fondi insufficie­nti e progetti da fare.

Oltre alle obiezioni tecniche, non ne ha di strettamen­te politiche?

L’obiezione che faccio è che la lista delle opere era stata discussa nella maggioranz­a già a luglio, ce n’erano cento, alla fine sono rimaste poco più di 50. Di queste quasi una metà sono caserme, importanti ma non grandi opere. Si sono persi sei mesi. E perché si è deciso di lasciare fuori opere strategich­e come la Tirrenica?

Non c’è niente di più odioso che promettere di far partire un’opera e non farlo. E vorrei capire qual è il compenso. Nessuno? Bene, ma lo scrivano

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy