Atlantia, offerta Aspi per fine mese Ma Cdp frena: mancano dati chiave
Il cda della holding esamina il negoziato e punta ad avere una proposta vincolante Presentato ieri il piano della concessionaria: balzano gli investimenti
Il 31 gennaio per Atlantia resta una data chiave. È in sostanza il termine ultimo concesso a Cdp e ai partner Macquarie e Blackstone per presentare un’offerta per l’88% di Autostrade per l’Italia. Se quella proposta non arriverà il consiglio della holding valuterà se rinnovare o meno il permesso alla cordata di scambiarsi internamente le informazioni contenute nei documenti depositati in data room. Alla quale avranno accesso, a partire da febbraio, anche altri investitori interessati al percorso di scissione. Di fatto il “corpus documentale” sarà lo stesso ma si aprirà una sorta di binario parallelo per tutti quei soggetti che puntano alla separazione e dunque all’acquisto del 55% della concessionaria.
Ma perché, ancora un volta, i tempi per un’offerta targata Cdp potrebbero non essere maturi? Atlantia sostiene di aver risposto al 94,5% delle domande poste dal consorzio, quel che manca verrà evaso in tempi rapidi e le visite ai 156 siti richieste lo scorso 8 gennaio sono state tutte organizzate. In più, si osserva, la due diligence è iniziata lo scorso ottobre, sono ormai quattro mesi che la cordata studia le carte (Macquarie in realtà dallo scorso aprile). Per la holding, dunque, Cassa e i suoi soci hanno a disposizione quel che serve per avanzare una proposta. Ma Cdp è di tutt’altro avviso. Allo stato non ci sono le condizioni per presentare un’offerta: «Di fronte a un quadro sempre più problematico sul fronte giudiziario e alla mancanza di disponibilità a dare la manleva sui noti fatti accaduti e su quanto emerge dalle intercettazioni Cdp è in dovere di fare una due diligence sempre più rigorosa e approfondita. A tal fine sono state chieste informazioni (qualitative non quantitative) che sono state negate ed è stato affermato che sono stati forniti milioni di documenti», ha spiegato una fonte vicina all’ente che ha aggiunto: «Per fare un’offerta vincolante occorrono tutte le informazioni sullo stato della rete autostradale. Manca il 70% delle informazioni chieste il 23 dicembre. Se queste verranno fornite saremo in grado di fare la proposta entro fine mese». Fino ad oggi, tuttavia, è l’opinione di Cdp è stata fornita «tanta carta per far perdere tempo, l’atteggiamento continua ad essere volutamente dilatorio di chi non vuole vendere».
D’altra parte la holding è invece convinta di aver messo a disposizione il necessario. Lo ha detto lo stesso amministratore delegato di Aspi, Roberto Tomasi, che a valle della presentazione del nuovo piano industriale della concessionaria ha ricordato come siano stati caricate «in data room oltre 2,2 milioni di pagine ricche di contenuti».
Tuttavia, non si può dimenticare che allo stato attuale manca ancora l’approvazione definitiva al piano economico finanziario di Aspi, di cui il progetto industriale illustrato ieri ne è evidentemente lo specchio. «Posso dire - ha sottolineato il manager - che il Cipe (l’organo deputato a mettere il sigillo chiave al pef, ndr) ha certamente una propria autonomia decisionale, tuttavia l’approvazione da parte del Mit, del Mef e della presidenza del consiglio, danno valore a quel documento. Ritengo che il lavoro fatto in questi mesi corrisponda al 95% del percorso da effettuare». Insomma quel che c’è scritto nel pef non è ancora inciso nella pietra ma certamente ha valore. Certo le tempistiche di approvazione non sono marginali. Aspi auspica che tra qualche settimana la documentazione arrivi sul tavolo del Cipe che, sulla carta, dovrebbe impiegare tra i tre e i sei mesi per dare l’ok. Più il tempo passo più tardi scatterà il maxi piano di investimenti. In proposito Tomasi ha ricordato che al Mit ci sono ben 7 miliardi di euro di progetti depositati che aspettano di diventare esecutivi non appena il pef otterrà l’ultimo via libera. Una mole rilevante di interventi che fa il paio con quelle che sono le nuove linee strategiche della compagnia. Tra il 2020 e il 2024 il totale degli investimenti salirà del 110% a 6,1 miliardi dai 2,9 miliardi del piano 2015-19, allo stesso modo le spese di manutenzione saliranno da 1,6 a 2,5 miliardi. Numeri che si inseriscono all’interno di un progetto che al 2038 vale in tutto 21,5 miliardi di interventi, 14,5 miliardi di investimenti e 7 miliardi di manutenzioni. Piano che punta «all’ammodernamento e all’ampliamento della rete, con focus sulla sicurezza». Passaggio indispensabile, quest’ultimo, per cancellare il recente passato che ha visto l’azienda coinvolta nella tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova. Il piano prevede anche un novo assetto societario e organizzativo con la nascita delle «controllate Tecne, Free To Xperience, Nuova Pavimental e nuova Autostrade Tech per la migliore gestione integrata del ciclo di vita delle infrastrutture”. A cui verrà abbinata una forte spinta «all’innovazione tecnologica e alla ricerca applicata per trasformare il network autostradale in una “smart road” che aumenti la sicurezza e il comfort del viaggiatore». L’obiettivo è rendere attivi i primi servizi in proposito a metà 2021.
Il piano guarderà anche alla sostenibilità. Ragione per cui a partire da febbraio «partirà l’installazione di colonnine elettriche di ricarica ad alto voltaggio su tutta la rete nazionale e le aree di servizio e di sosta saranno alimentate esclusivamente con energia green autoprodotta». Infine, tutto queste iniziative contribuiranno ad allargare la fila dei dipendenti: è diventato infatti operativo un programma di assunzioni che punta alla creazione di 2.900 nuovi posti di lavoro entro il 2024 nelle aree stem, ossia science, technology, engineering, mathematichs.