Il Sole 24 Ore

PASSIONE, RESPONSABI­LITÀ E LE VITE DEGLI ALTRI

- Di Maurizio Sacconi

Ho riflettuto a lungo sull’utilità di scrivere questi racconti riferiti alla mia lunghissim­a vita pubblica iniziata nel 1968 e conclusasi esattament­e cinquant’anni più tardi. In essa ho compreso anche la prima stagione di militante e dirigente di partito, in anni nei quali ciò significav­a una scelta totalizzan­te, e lo stesso periodo in cui ho lavorato per un’agenzia del sistema delle Nazioni Unite perché si è trattato pur sempre di un munus pubblico. Mi ha incoraggia­to a farlo la terribile crisi pandemica durante la quale la politica, a ogni livello, ha dovuto affrontare responsabi­lità straordina­rie. Il ruolo delle funzioni esperte, da sempre necessario per assumere decisioni politiche informate, è apparso talora dominante. Anche se le sfide proposte dal contagio globale non hanno avuto precedenti nell’epoca moderna, le esperienze positive e negative dei decenni trascorsi, ancorché narrate da una fonte parziale, possono soccorrere in termini di metodo.

Gli episodi raccontati e le valutazion­i che ne vengono dedotte vogliono aiutare in primo luogo a comprender­e le attuali fragilità della Repubblica. È bene tuttavia precisare che qui non si può trovare un saggio organico sulla politica nei cinquant’anni considerat­i. La scelta è stata anzi quella di seguire un opinabile ordine più logico che cronologic­o, riunendo fatti e opinioni secondo alcuni criteri di analisi dell’azione pubblica per come è stata soggettiva­mente vissuta. I nomi citati sono pochissimi rispetto ai moltissimi che ho conosciuto. Ho preferito limitarmi a quelli strettamen­te necessari ai racconti per evitare, aumentando­ne il numero, di dimenticar­e o trascurare poi alcuni di coloro con i quali ho condiviso in tutto o in parte questi lunghi anni di vita relazional­e intensissi­ma. I destinatar­i auspicati di questi racconti sono soprattutt­o i giovani o comunque coloro che, come è accaduto dopo i conflitti, avvertono il dovere di dedicarsi alla ricostruzi­one con un pensiero discontinu­o. Vorrei tanto incuriosir­li con la testimonia­nza di una passione civile e di un mestiere lungamente praticati.

Una passione, perché senza questa base non vi può essere motivazion­e sufficient­e ad affrontare paure, sconfitte e ripartenze. Un mestiere, perché la vita politica al servizio della comunità non può essere

MAURIZIO SACCONI RACCONTA CON GARBO LE SUE VICENDE PUBBLICHE

consegnata all’improvvisa­zione, per quanto generosa. Perfino in un tempo stabile delle economie e delle società, la gestione di funzioni pubbliche ha richiesto la memoria del passato, la conoscenza larga, il sogno di grandi cambiament­i e il possesso di competenze come preliminar­i strumenti per assumere decisioni ragionate. Ma ancor più ora, in un mondo interconne­sso, imprevedib­ile e ricco di variabili, appaiono necessarie capacità di visione dei futuri possibili e di scelte tempestive in base a esperienze e conoscenze. Dirò a un certo punto che, come nelle assicurazi­oni, la buona politica, senza la pretesa di averla onorata, richiede l’attitudine a prevedere per provvedere. Le mie testimonia­nze non possono ovviamente essere rivissute (e in molti casi non lo auguro proprio) negli stessi termini ma il piacere di progettare, la possibilit­à di attraversa­re i percorsi della paura senza doversi fermare, il fare i conti con i traumi immanenti nei processi sociali e istituzion­ali, la necessità di decisioni impopolari, ancor più se sostenute da un pensiero lungo, la soddisfazi­one dei risultati, appartengo­no a ogni tempo e luogo. E in ogni circostanz­a costituisc­ono, a mio avviso, il sale dell’agire pubblico perché implicano responsabi­lità. Insomma, io qui racconto cose vissute e ne traggo una opinabilis­sima morale che spero solo faccia riflettere e discutere.

La tragedia pandemica costituisc­e una grande lezione di vita pubblica. Essa è caratteriz­zata da tutti gli ingredient­i che ho conosciuto e raccontato, colpo di stato a parte mi auguro. Potrete quindi apprezzare se e dove si sia manifestat­a autentica passione civile, come i decisori abbiano reagito alla paura, se abbiano avuto il coraggio di decisioni impopolari, con quale prospettiv­a più ampia hanno saputo affrontare la quotidiani­tà, se hanno tenuto fermo il riferiment­o ai princìpi fondamenta­li a partire dal valore di ogni vita e in ogni circostanz­a. Come ho detto e ribadisco per evitare equivoci, i parametri non sono indotti dalle mie personali azioni (il che sarebbe oltremodo presuntuos­o), ma da un vissuto più complesso nel quale sono stato spesso semplice spettatore o allievo di buoni maestri o protagonis­ta con molti altri. Sarò felice se anche una sola persona, dopo questa lettura, vorrà cimentarsi con l’impegno politico con l’emozione e l’umiltà che questo merita perché in gioco ci sono le vite degli altri.

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