PASSIONE, RESPONSABILITÀ E LE VITE DEGLI ALTRI
Ho riflettuto a lungo sull’utilità di scrivere questi racconti riferiti alla mia lunghissima vita pubblica iniziata nel 1968 e conclusasi esattamente cinquant’anni più tardi. In essa ho compreso anche la prima stagione di militante e dirigente di partito, in anni nei quali ciò significava una scelta totalizzante, e lo stesso periodo in cui ho lavorato per un’agenzia del sistema delle Nazioni Unite perché si è trattato pur sempre di un munus pubblico. Mi ha incoraggiato a farlo la terribile crisi pandemica durante la quale la politica, a ogni livello, ha dovuto affrontare responsabilità straordinarie. Il ruolo delle funzioni esperte, da sempre necessario per assumere decisioni politiche informate, è apparso talora dominante. Anche se le sfide proposte dal contagio globale non hanno avuto precedenti nell’epoca moderna, le esperienze positive e negative dei decenni trascorsi, ancorché narrate da una fonte parziale, possono soccorrere in termini di metodo.
Gli episodi raccontati e le valutazioni che ne vengono dedotte vogliono aiutare in primo luogo a comprendere le attuali fragilità della Repubblica. È bene tuttavia precisare che qui non si può trovare un saggio organico sulla politica nei cinquant’anni considerati. La scelta è stata anzi quella di seguire un opinabile ordine più logico che cronologico, riunendo fatti e opinioni secondo alcuni criteri di analisi dell’azione pubblica per come è stata soggettivamente vissuta. I nomi citati sono pochissimi rispetto ai moltissimi che ho conosciuto. Ho preferito limitarmi a quelli strettamente necessari ai racconti per evitare, aumentandone il numero, di dimenticare o trascurare poi alcuni di coloro con i quali ho condiviso in tutto o in parte questi lunghi anni di vita relazionale intensissima. I destinatari auspicati di questi racconti sono soprattutto i giovani o comunque coloro che, come è accaduto dopo i conflitti, avvertono il dovere di dedicarsi alla ricostruzione con un pensiero discontinuo. Vorrei tanto incuriosirli con la testimonianza di una passione civile e di un mestiere lungamente praticati.
Una passione, perché senza questa base non vi può essere motivazione sufficiente ad affrontare paure, sconfitte e ripartenze. Un mestiere, perché la vita politica al servizio della comunità non può essere
MAURIZIO SACCONI RACCONTA CON GARBO LE SUE VICENDE PUBBLICHE
consegnata all’improvvisazione, per quanto generosa. Perfino in un tempo stabile delle economie e delle società, la gestione di funzioni pubbliche ha richiesto la memoria del passato, la conoscenza larga, il sogno di grandi cambiamenti e il possesso di competenze come preliminari strumenti per assumere decisioni ragionate. Ma ancor più ora, in un mondo interconnesso, imprevedibile e ricco di variabili, appaiono necessarie capacità di visione dei futuri possibili e di scelte tempestive in base a esperienze e conoscenze. Dirò a un certo punto che, come nelle assicurazioni, la buona politica, senza la pretesa di averla onorata, richiede l’attitudine a prevedere per provvedere. Le mie testimonianze non possono ovviamente essere rivissute (e in molti casi non lo auguro proprio) negli stessi termini ma il piacere di progettare, la possibilità di attraversare i percorsi della paura senza doversi fermare, il fare i conti con i traumi immanenti nei processi sociali e istituzionali, la necessità di decisioni impopolari, ancor più se sostenute da un pensiero lungo, la soddisfazione dei risultati, appartengono a ogni tempo e luogo. E in ogni circostanza costituiscono, a mio avviso, il sale dell’agire pubblico perché implicano responsabilità. Insomma, io qui racconto cose vissute e ne traggo una opinabilissima morale che spero solo faccia riflettere e discutere.
La tragedia pandemica costituisce una grande lezione di vita pubblica. Essa è caratterizzata da tutti gli ingredienti che ho conosciuto e raccontato, colpo di stato a parte mi auguro. Potrete quindi apprezzare se e dove si sia manifestata autentica passione civile, come i decisori abbiano reagito alla paura, se abbiano avuto il coraggio di decisioni impopolari, con quale prospettiva più ampia hanno saputo affrontare la quotidianità, se hanno tenuto fermo il riferimento ai princìpi fondamentali a partire dal valore di ogni vita e in ogni circostanza. Come ho detto e ribadisco per evitare equivoci, i parametri non sono indotti dalle mie personali azioni (il che sarebbe oltremodo presuntuoso), ma da un vissuto più complesso nel quale sono stato spesso semplice spettatore o allievo di buoni maestri o protagonista con molti altri. Sarò felice se anche una sola persona, dopo questa lettura, vorrà cimentarsi con l’impegno politico con l’emozione e l’umiltà che questo merita perché in gioco ci sono le vite degli altri.