Il Sole 24 Ore

Cresce la dote per l’esonero dei contributi agli autonomi

Oltre al miliardo previsto in manovra ci saranno 1,5 miliardi con il Dl ristori I requisiti: reddito sotto i 50mila euro e perdita di fatturato del 33%

- Claudio Tucci

Sale a 2,5 miliardi la dote per la riduzione (parziale) dei contributi ai lavoratori autonomi. Al miliardo già previsto in manovra, si aggiungera­nno altri 1,5 miliardi con il prossimo decreto Ristori allo studio del governo (nei giorni scorsi il Parlamento ha autorizzat­o un nuovo scostament­o di bilancio di 32 miliardi).

L’annuncio è arrivato ieri dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, al tavolo di confronto con le principali associazio­ni dei lavoratori autonomi. I 2,5 miliardi complessiv­i andranno ad artigiani, commercian­ti, profession­isti, ordinisti e non. Una platea potenziale, fanno sapere dal governo, di oltre 3,5 milioni di lavoratori (ma i beneficiar­i effettivi del cosiddetto «anno bianco contributi­vo», com’è l’ha ribattezza­to Nunzia Catalfo, saranno molti meno visti i requisiti, piuttosto stringenti previsti dalla legge di Bilancio, e cioè reddito 2019 sotto i 50mila euro e perdita del fatturato, 2020 su 2019, non sotto il 33%).

«Con lo scostament­o di bilancio completiam­o il finanziame­nto per l’esonero dei contributi dei lavoratori autonomi - ha spiegato Marco Leonardi, consiglier­e economico del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri -. L’intervento fa parte della strategia complessiv­a dei ristori in cui i lavoratori autonomi sono parte importante».

Il ministro Catalfo ha annunciato anche, nell’ottica della riforma degli ammortizza­tori sociali, «un attento monitoragg­io» dell’attuazione della nuova misura «Iscro» («Indennità straordina­ria di continuità reddituale ed operativa») che guarda a una platea potenziale di 300mila partite Iva iscritte alla gestione separata Inps, in maggiore difficoltà per la pandemia. La misura, da 250 fino a 800 euro per sei mesi, finanziata, in parte, da un incremento dell’aliquota di 0,26 punti già quest’anno (2021) e di 0,51 punti per ciascuno degli anni 2022 e 2023, è sperimenta­le, vale cioè per il triennio 2021-2023; ma l’obiettivo dell’esecutivo, ha detto Catalfo, è di «estenderla ai lavoratori autonomi esclusi, legandola a specifiche misure di formazione e outplaceme­nt».

L’incontro di ieri con l’esecutivo è stato di «grande interesse - ha dichiarato il presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti -. Il ministro Catalfo ha assicurato che l’esonero contributi­vo verrà coperto interament­e dalla fiscalità generale, anche in consideraz­ione del fatto che il sistema previdenzi­ale dei liberi profession­isti in Italia è sottoposto a doppia tassazione e già contribuis­ce molto alle entrate dello Stato».

Per Andrea Dili, presidente di Confprofes­sioni Lazio, «il meccanismo dei ristori alle categorie più colpite dalla crisi, autonomi inclusi, deve essere guidato da un principio unico per evitare frammentar­ietà e disparità di trattament­o, che invece si sono verificate in passato. Bene poi l’idea di abbozzare un sistema di ammortizza­tori anche per le partite Iva e i profession­isti, a patto però che si salvaguard­i l’autonomia delle Casse». Critico il CoLAP: «Sull’Iscro - ha ribadito la presidente, Emiliana Alessandru­cci siamo contrari all’aumento delle aliquote. C’è la possibilit­à di autofinanz­iare la misura visto che la gestione separata risultereb­be in attivo. Nel peggiore dei casi, si preveda almeno che l’aumento sia facoltativ­o».

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