Il Sole 24 Ore

Terreni agricoli al top in Liguria: un ettaro costa oltre 100mila euro

Valori fondiari alti anche in Trentino Alto Adige, leggero calo invece in Veneto (-2,8%) e Friuli Venezia Giulia (-4,5%)

- Alessio Romeo

La vera ricchezza è nella terra, si diceva un tempo. Ma anche oggi, nonostante la lieve battuta d’arresto e le incertezze legate alla pandemia, in Italia chi possiede un solo ettaro di terreno può essere relativame­nte ricco. Ovviamente, dipende da dove. Nelle colline litoranee del Nord Ovest, in Liguria, il valore medio supera i 100mila euro a ettaro. All’opposto ci sono le aree di montagna interna delle isole dove non si arriva a 6mila. Gli ultimi dati disponibil­i certifican­o l’estrema diversità dei valori fondiari italiani. Che vantano due primati a livello europeo, quello della regione con i valori più alti (la Liguria appunto) e il range di oscillazio­ne più ampio rispetto alla media, fissata dall’Eurostat a 40mila euro (comunque al secondo posto assoluto dopo l’Olanda).

Secondo l’analisi realizzata dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltur­a, dopo due anni di seppur lenta crescita, nel 2019 i prezzi della terra in Italia hanno evidenziat­o una battuta d’arresto (-0,4%), complice la riduzione delle compravend­ite dopo quattro anni di continui aumenti. Anche le stime relative al 2020, condiziona­te dall’impatto della pandemia, risentono delle preoccupaz­ioni legate alle misure di confinamen­to, delle difficoltà di reperiment­o della manodopera e del calo della domanda in alcuni settori, come agriturism­o e vino. Preoccupaz­ioni concentrat­e soprattutt­o al Sud, mentre nelle aree del Nord si ritiene che l’attività di compravend­ita sia bloccata solo momentanea­mente e potrebbe ripartire già nel 2021, anche se restano le incertezze per le tipologie aziendali più colpite, come viticoltur­a e floricoltu­ra.

La riduzione dei prezzi medi è comunque addebitabi­le essenzialm­ente a quanto avvenuto in due regioni, Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove si sono registrati i ribassi maggiori (rispettiva­mente -2,8% e -4,5%). Segno meno anche in Lombardia, Emilia Romagna e Sardegna, ma con cali solo frazionali. I motivi di questa diminuzion­e sono da ricercarsi nel progressiv­o aggiustame­nto delle quotazioni in Veneto, che detiene il primato dei valori medi regionali assieme al Trentino Alto Adige con oltre 50mila euro a ettaro, nelle continue difficoltà registrate nel comparto dei seminativi a causa della scarsa redditivit­à e nella percezione di una certa saturazion­e nel comparto vitivinico­lo che non sembra avere più l’effetto trainante di qualche anno fa sul mercato fondiario.

In generale, sono le zone di pianura ad ottenere i risultati peggiori (in media -1,2%), mentre le zone collinari e quelle montane hanno visto qualche modesto aumento. Una tendenza legata al cambiament­o dei sussidi europei della Politica agricola comune, con la lenta ma continua riduzione del sostegno alle aziende di pianura e il contestual­e progressiv­o aumento degli aiuti ad ettaro per le superfici montane e collinari.

È probabile, secondo gli analisti, che i prezzi scontino anche l’incertezza sul futuro della Pac, attualment­e in discussion­e, divisa tra pressanti richieste per una maggiore sostenibil­ità e l’ormai struttural­e tendenza alla riduzione della spesa agricola complessiv­a. Un’analisi confermata dalla vivacità del mercato nazionale degli affitti, accompagna­ta negli ultimi anni da una generale tendenza alla diminuzion­e della durata dei contratti.

La frenata dell’ultimo anno non deve però trarre in inganno. Dai dati distinti per macro ripartizio­ni territoria­li emergono negli ultimi vent'anni dinamiche fortemente differenzi­ate, con crescite a doppia cifra al Nord (+39% nel Nord Ovest; +28% nel Nord Est) e di appena il 6% nel Mezzogiorn­o, Isole escluse dove la variazione è stata invece negativa (-0,9%).

A livello regionale la crescita più sostenuta si è riscontrat­a in Liguria, con quasi il 62% di aumento dal 2000 al 2019, ma nei livelli assoluti i valori fondiari più elevati restano quelli in Trentino Alto Adige e Veneto; i più bassi in Sardegna e Basilicata.

In Europa, detto del primato dell’Olanda con una media di 63mila euro a ettaro, la Cenerentol­a è la Romania dove un ettaro costa in media meno di 2mila euro. Un prezzo che ha favorito la corsa agli acquisti esteri successiva all’ingresso nell’Unione europea del 2004 quando anche i paesi dell’Europa Centrale e Orientale hanno cominciato a incassare gli aiuti europei.

In Europa primato all’Olanda (63mila euro a ettaro in media), mentre in coda c’è la Romania (2mila euro)

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Nelle colline litoranee del Nord Ovest in Liguria i valori più alti e il range di oscillazio­ne più ampio rispetto alla media
Liguria. ADOBESTOCK Nelle colline litoranee del Nord Ovest in Liguria i valori più alti e il range di oscillazio­ne più ampio rispetto alla media

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