Lavoro: scontro su licenziamenti, cassa Covid e contratti a termine
Il M5S: stop uscite per tutti al 30 giugno. Il Pd: blocco per imprese che usano la Cig. Partita aperta su proroga Cig e deroghe ai rapporti a tempo determinato. Rischio slittamento dei ristori a un altro decreto
Sale la tensione sul nuovo decreto Ristori. L’esecutivo è diviso sul blocco dei licenziamenti: per il Pd si può arrivare al 30 giugno, ma solo per le aziende che utilizzano la cig Covid. L’M5S frena: divieto ai recessi fino al 30 giugno per tutti. La cig d’emergenza potrebbe allungarsi di 26 settimane per assegno ordinario (Fis) e cassa in deroga. Per l’industria si ipotizza una mini-proroga di 4-6 settimane. Ma nel governo spunta un piano b, caldeggiato dal Lavoro: 26 settimane di cig per tutti, ma legate al calo del fatturato. Scontro anche sui contratti a tempo. Le misure sui ristori alla imprese, poi, rischiano di non essere varate la prossima settimana ma di slittare a un altro Dl.Trovati
Riunione dopo riunione il pacchetto lavoro destinato a entrare nel decreto Ristori sale di “peso”, attestandosi, adesso, intorno agli 8 miliardi di euro (sui 32 miliardi complessivi di scostamento autorizzati dal Parlamento). La novità dell’ultima ora è l’ipotesi di allungare di due mesi la Naspi (l’indennità di disoccupazione) a favore dei beneficiari con il sussidio in scadenza tra gennaio e marzo; replicando, in sostanza, l’intervento fatto in estate con il decreto Agosto (costo stimato circa 500 milioni).
Dopo l’incontro di venerdì con i sindacati (il faccia a faccia con le imprese è in calendario domani) sembra confermarsi la linea della selettività, ma soprattutto della “differenziazione” delle misure di sostegno al reddito per affrontare il “post 31 marzo”. Per chi attualmente fruisce di assegno ordinario (Fis) e Cig in deroga emergenziale (le 12 settimane già contenute in manovra si possono chiedere da gennaio fino al 30 giugno), ed è ancora in forte difficoltà, arriveranno altre 26 settimane di ammortizzatore gratuito, coprendo così questa platea di imprese e lavoratori (in qualche caso anche chi in Cigs), in pratica, fino all’autunno.
L’industria e pochissime altre realtà saranno invece“estromesse” dalla cassaCovid-19(qu ile 12 settimane gratuite della legge di bilancio 2021 terminano infatti prima, il 31 marzo). Per la manifattura, pertanto, si ipotizza un miniparacadute di appena 4-6 settimane di sussidio emergenzi al e aggiuntivo dopo il 31 marzo, e poi il ritorno ai sussidi ordinari (onerosi e con tetti di durata). Le 26 settimane per assegno ordinario e Ci gin deroga e le eventuali 4-6 settimane perl’ industria costano circa 6 miliardi, incluso il rinnovo di alcune indennità a favore dei lavoratori stagionali e lo sgravio contributivo al 100%, alternativo all’utilizzo della Cig, per chi riporta i lavoratori in azienda. Si arriva intorno agli 8 miliardi complessivi contando pur egli 1-1,2 miliardi di rifinanziamento del reddito di cittadinanza, che si stima verrà richiesto da altre 700 mila persone.
Per quanto riguarda la Cig Covid-19 è in campo anche un “piano b”: 26 settimane aggiuntive per tutti, inclusa l’industria, legate al calo di fatturato. Questo perché, come spiega al Sole24Ore la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi, «è necessario non lasciare indietro nessuno, e ci sono diversi settori della manifattura ancora in grave affanno. Il governo deve avere una visione complessiva di come affrontare i prossimi mesi e uscire dalla crisi. Per questo è necessario fare le scelte migliori, puntando inoltre su riqualificazione delle competenze e sul decollo rapido dell’ assegno di ricollocazione, che abbiamo esteso anche a chi è in Naspi e in Cig, rivedendo il sistema di remunerazione».
Sulle due misure non onerose invece sta andando in scena un vero e proprio “braccio di ferro”. Parliamo del blocco dei licenziamenti e della eventuale nuova deroga al decreto dignità su proroghe e rinnovi dei contratti a termine. Il divieto di licenziamento per motivi economici è in vigore, ininterrottamente, dal 17 marzo 2020 (l’Italia rappresenta già un unicum a livello internazionale). Adesso si potrebbe allungare, mantenendo le eccezioni previste, fino al 30 giugno. Una fetta dell’esecutivo, tra cui il Pd, vorrebbe legarlo all’utilizzo delle nuove settimane di cassa Covid-19, e quindi proseguire il blocco degli atti di recesso datoriali solo per chi è in difficoltà e utilizza l’ammortizzatore emergenziale. Un’altra fetta dell’esecutivo,
M5S in primis, più sensibile alle richieste sindacali, preme invece per allungarlo sempre fino al 30 giugno, ma generalizzato, cioè per tutte le aziende.
Stesso film sui contratti a termine: al momento, le deroghe al Dl 87 su proroghe e rinnovi valgono fino al 31 marzo, e anche qui il Pd, con in testa la presidente della commissione Lavoro della Camera, Debora Serracchiani, preme per allungarle visto il crollo delle assunzioni a tempo determinato subito nel 2020, e aggravato dalla pandemia. «La fotografia scattata dal rapporto Bankitalia-ministero del Lavoro parla chiaro - ha detto al Sole24Ore la presidente Serracchiani -. Il costo maggiore della crisi lo stanno pagando i lavoratori più fragili. Dobbiamo superare le rigidità normative, e fare di tutto per creare occasioni di lavoro».
Il M5S, padre del decreto Dignità, fa muro, temendo comportamenti opportunistici di alcune imprese che licenziano (con le deroghe) e poi assumono a termine (fenomeno, a onor del vero, finora, non rilevato da alcuna statistica ufficiale).
«Il post 31 marzo non può prevedere solo interventi emergenziali e parziali ha sottolineato Pierangelo Albini, direttore dell’area Lavoro,welf aree capitale umano di Confindustria -. Serve subito una strategia più articolata capace di accompagnare questa fa sedi transizione. La cassa Covid-19 dovrà proseguire senza addizionali per tutte le imprese colpite dalle misure emergenzi ali come è avvenuto sino ad ora. Per le altre imprese, se si vuole agire diversamente, si deve comunque ponderare il peso delle contribuzioni e delle addizionali sia per la cassa ordinaria, il Fis e la deroga. Serve un piano biennale straordinario, ma intanto bisogna fare la riforma degli ammortizzatori sociali e potenziare le politiche attive. I lavoratori si tutelano nel mercato del lavoro, non solo con sussidi temporanei».
Allo studio un credito d’imposta che eviti il pagamento dei tributi di fine 2020 sospesi fino ad aprile