Morbide sculture per la casa tra creatività e rigore
D’inverno cresce la voglia di divani e imbottiti che diventano rifugi di relax e comfort: dietro forme fantasiose, avvolgenti e irregolari è nascosto un lavoro tecnico importante
Gli imbottiti avvolgenti e insieme architettonici lasciano spazio a montagne di cuscini, curve, sculture costruite sulla morbidezza. E perché no, a un nuovo modo di vedere il divano come centro della casa. Perché il design, oltre alla pura funzionalità, all’ergonomia più rigorosa, «può portare buonumore», suggerisce il progettista e artista Marcantonio Raimondi Malerba. Durante una pandemia che ci mette alla prova e ci costringe a riconsiderare gli interni domestici, è importante anche «un comfort della mente», continua il designer, che rimarca la differenza tra comfortable e comforting, confortevole e confortante: «Se ti siedi su una sedia con un’ergonomia pazzesca ma è grigia, va bene. Ma se è anche capace di creare un immaginario, ti fa sorridere». Marcantonio, nei suoi lavori, non rinuncia all’ironia, né al potere evocativo degli oggetti. I suoi imbottiti mantengono «lo stupore dell’effetto onirico». Comfy, una linea di divani e poltrone per Seletti, rimanda all’infanzia, «a quel gioco che si faceva costruendo una fortezza con i cuscini del divano». Senza rigore e struttura visibile, con una libertà data anche dai cuscini mobili, posizionati sopra a quelli fissi della seduta e dello schienale, racconta lui: «È un nido, una cuccia. Ci devi entrare, non puoi stare semplicemente seduto. Il cuscino è emblema di morbidezza, di soffice relax: ciascuno deve trovare il proprio comfort». I cuscini in piuma d’oca, «fissati come per magia», nascondono però un importante lavoro tecnico, che nasce dalla struttura metallica.
Ricordano il Bomboca Sofa dei fratelli Campana della collezion Objets Nomades di Louis Vuitton: qui l’ispirazione è la conchiglia dipinta da Botticelli per la sua Venere mentre i cuscini rimovibili sono otto, disposti su una base rigida rivestita di pelle, e possono anche essere usati separatamente come pouf. Infinito invece, divano firmato da Marcantonio tra le ultime novità di Natuzzi, si rifà a un simbolo, come racconta il designer: «Quello dell’infinito, appunto. Disegnando, ho visto che poteva prestarsi ad accogliere due sedute. Abbiamo tentato di mantenere la sinuosità delle forme curve, risolvendo il punto in cui scivola su se stesso, l’incrocio, mentre la fase realizzativa è stata prettamente scultorea». Sulla struttura in tubolare metallico è stata applicata l’imbottitura in poliuretano elastico di diverse densità, più rigido nella parte che funge da schienale.
Scultorea è anche Ruff, poltroncina pensata da Patricia Urquiola per Moroso, con l’avvolgente bracciolo, omaggio all’arte di Eduardo Chillida, scultore di San Sebastiàn, la cui progettualità ad «alta vocazione architettonica» è un continuo dialogo con lo spazio.
La via degli imbottiti “diversi” era già stata aperta negli anni 60 dai radicali, per cui la poltrona non era più una poltrona, ma un Sacco, per esempio, come il celebre pezzo di Zanotta su progetto di Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro del 1968 e rieditato nel 2019 in chiave sostenibile con microsfere in bioplastica e involucro in nylon riciclato. O era diventata, per seguire la via di Gufram, un Pratone, un Capitello, una Bocca. Il divano a forma di labbra, disegnato da Studio65, vide la luce nel 1970 e per i 50 anni Gufram ha lanciato l’edizione Unlimited, con 25 nuovi colori. Camaleonda è un altro esempio interessante: un sistema di sedute modulari 90x90 dalle infinite configurazioni, che coniuga l’impostazione architettonica con la morbidezza di una generosa imbottitura in poliuretano. Progettato da Mario Bellini per B&B Italia, ha compiuto 50 anni nel 2020 ed è stato riproposto aggiornato nei materiali. «Alla soglia degli anni 70 gli arredi domestici imbottiti ancora stagnavano perlopiù tra stanche varianti delle tipologie storiche ed elitarie fughe in avanti radical provocatorie, che sebbene stimolanti risultavano difficilmente capaci di rimettere in discussione il rapporto tra l’evoluzione dei nuovi comportamenti nello spazio domestico e le tipologie di arredi allora disponibili sul mercato», ha raccontato l’architetto a proposito della sua genesi. La sintesi tra la geometria, la razionalità della struttura, e la morbidezza si ritrova anche nel sistema di divani Togo di Michel Ducaroy per Ligne Roset del 1973. E viene estremizzata nelle recenti sedute Puffy di Faye Toogood per Hem, come racconta la designer e artista inglese: «Volevo enfatizzare due idee quasi contraddittorie: la prima, la stabilità e la forza, evidenziata lasciando in mostra la struttura in acciaio inossidabile. La seconda, comfort e rassicurazione, sottoforma di una soffice imbottitura».