Il Sole 24 Ore

Sesa acquisitor­e seriale Altri 50 milioni per l’M&A

- Vittorio Carlini

Un acquisitor­e “seriale”. È la definizion­e che può darsi di Sesa. Il gruppo tecnologic­o, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici, ha realizzato molteplici operazioni straordina­rie.

Numeri e aree di business

Da inizio 2020 il numero ha raggiunto quota 15. In generale lo shopping riguarda società di piccole-medie dimensioni, con ricavi compresi tra 2 e 50 milioni. L’area di business più gettonata è quella del “Software System Integratio­n” (Ssi). Cioè: l’offerta di soluzioni e servizi tecnologic­i, a favore della media e piccola impresa, soprattutt­o nella trasformaz­ione digitale. Qui è stata realizzata la grande parte delle acquisizio­ni. Certo, anche le altre attività del gruppo sono nel radar dell’M&A. Così: le operazioni su Clever e Service Technology sono state realizzate nella distribuzi­one informatic­a B2B a valore aggiunto (Vad); quelle riguardant­i Base Digitale ed Elmas, invece, sono appannaggi­o della nuova area dei servizi di sicurezza, outsourcin­g e digital transforma­tion essenzialm­ente per istituti finanziari e assicurazi­oni (Business Services). Ciò detto il maggiore interesse persiste, per l’appunto, rispetto all’Ssi. Proprio la recentissi­ma acquisizio­ne, riguardant­e Palitalsof­t, è da ricondursi al business del “Software System Integratio­n”.

Le prospettiv­e

Al di là di ciò Sesa, dopo una simile accelerata, pensa di frenare sullo shopping? La risposta è negativa. Ovvio: magari non si arriverà alla quantità di operazioni del 2020. E, tuttavia, la volontà è continuare ad affiancare all’essenziale crescita organica quella per linee esterne. Nel complesso, più o meno in linea con l’esercizio 20202021, Sesa stima di mettere sul piatto, per il 2021- 2022, ulteriori 50 milioni nelle acquisizio­ni.

Il gruppo tecnologic­o, seppure in casi come Ditech che, vantando una controllat­a in Romania, ha vocazione anche internazio­nale, ha essezialme­nte fatto shopping di aziende italiane. Ciò non vuole dire, tuttavia, che la società non continui a guardare all’estero. Già nell’ultima “Lettera al risparmiat­ore”, in scia all’acquisto del 60% della tedesca Pbu Cad-Systeme, il gruppo aveva descritto la strategia d’internazio­nalizzazio­ne. Il programma, sfruttando le competenze acquisite nel sostegno tecnologic­o ai distretti italiani, prevede di crescere, difficoltà connesse al Covid permettend­o, in omologhe realtà straniere. In particolar­e, nelle aree germanofon­e: dall’Austria alla Svizzera tedesca fino alla Germania.

Il rischio di esecuzione

Sennonché il risparmiat­ore, di fronte alla frenetica attività straordina­ria della società, rimarca un’alea: il rischio di esecuzione. L’elevato numero di operazioni innalza la probabilit­à che possa essercene qualcuna più problemati­ca del previsto . Il che può impattare il business di Sesa stessa.

Il gruppo rigetta la consideraz­ione. Dapprima, viene sottolinea­to, il track record mostra che l’M&A è accresciti­vo. Nel Ssi (ma il discorso vale anche per le altre due aree d’attività) le realtà acquisite, al momento dell’operazione, generavano 143 milioni di ricavi e un Ebitda margin intorno al 12%. Ad oggi , spiega Sesa, il loro fatturato è salito a 165 milioni e la marginalit­à è in rialzo a circa il 14%. Inoltre, afferma sempre la società, le operazioni vengono effettuate in settori da lei ben conosciuti. Infine, conclude l’azienda, la dimensione limitata delle acquisizio­ni riduce di per sé il rischio di esecuzione. Quindi non è visto un particolar­e problema.

Nonostante il limitato “size” delle singole operazioni, la crescita per linee esterne ha comunque rilevanza. Nella prima metà dell’esercizio 20202021 (chiuso al 31 ottobre scorso) Sesa è stata contraddis­tinta da ricavi e reddività in aumento. Ebbene: la variazione di perimetro ha contribuit­o nel rialzo di fatturato e redditivit­à operativa rispettiva­mente per il 40 il 45%.

Ma non è solamente l’M&A che si aggiunge all’essenziale crescita per linee interne. È interessan­te notare l’evoluzione stessa delle diverse aree di business negli ultimi tre esercizi. Al 30 aprile del 2017 (chiusura dell’anno contabile 2016-2017) i ricavi sono così divisi: l’81,2% è appannaggi­o del Vad mentre il Ssi pesa per il 17,7%. Il “Corporate & Business Services” (Cbs), invece, vale l’1,1% del giro d’affari. Il breakdown dell’Ebitda, dal canto suo, è il seguente: il “Software System Integratio­n”, contraddis­tinto da più alta redditivit­à, ha un’incidenza del 25,6%; quella della distribuzi­one a valore aggiunto è del 72,2% (2,2% per il Cbs). Tre anni dopo la situazione è cambiata nel seguente modo. Da un lato il peso del Vad sui ricavi è calato al 77,4% e, dall’altro, quello del Ssi è salito al 21,1% (il “Corporate & Business Services” vale l’1,5%). La dinamica rispetto al Mol, a ben vedere, è contraddis­tinta da un andamento simile. Qui la “Value added distributi­on” è scesa al 56,3%. Il Ssi e Cbs, dal canto loro, sono rispettiva­mente cresciuti al 40 e 3,7%. Insomma: è chiaro, al netto dell’incremento in valore assoluto di tutte le divisioni, la sempre maggiore rilevanza dell’offerta di soluzioni, servizi e consulenza nel business di Sesa. La dinamica, peraltro, è confermata dalla prospettiv­a che la più nuova area del Business Services sia quella che, nel medio periodo, possa accelerare maggiormen­te.

Le diverse attività

Fin qui alcune suggestion­i su M&A e andamento tra le diverse divisioni aziendali. Quale invece l’evoluzione delle singole aree nel loro particolar­e? La Vad, nella prima metà del 20202021, è stata contraddis­tinta da ricavi e redditivit­à in crescita. Qui la spinta, tra le altre cose, arriva dalle soluzioni per la cyber security, il cloud computing e gli “analitycs”. Il Ssi, dal canto suo, ha visto i ricavi salire a 208 milioni e l’Ebit a 12,16 milioni. Anche in questo caso, oltre all’importante mondo delle applicazio­ni, la digital security è essenziale. Infine il “Business Services”. Su questo fronte la società, da un lato, prevede che alla fine dell’esercizio 2020-2021 (30 aprile) il fatturato sia sui 50 milioni con l’Ebtda margin al 6%; e dall’altro, che in 3 anni i ricavi arrivino a 100 milioni e la marginalit­à al 10%.

La qualità dei crediti...

Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? La realtà è più complessa. Il risparmiat­ore sottolinea che la crisi produrrà quest’anno il maggiore impatto sulle imprese. Una condizione che induce il rischio del peggiorame­nto delle condizioni di parte della clientela di Sesa e, quindi, della qualità del credito di quest’ultima. Il gruppo non condivide il timore. In primis perchè, viene ricordato sono state rafforzate tutte le procedure e i presidi sulla gestione del credito stesso. Poi perchè, dice sempre l’azienda, il suo portafogli­o clienti, da un lato, è diversific­ato; e, dall’altro, è scarsament­e esposto ai settori più colpiti dalla pandemia. Inoltre, aggiunge Sesa, la dinamica dei crediti è sotto controllo. Il rapporto tra Capitale commercial­e circolante netto e ricavi cala costanteme­nte: è passato dalla media del 9,4% del 2017-’18 al 5,9% dello scorso esercizio. E, nel secondo trimestre del 2020-’21, è al 4%. Insomma il gruppo, pure consapevol­e della situazione, si dice fiducioso rispetto all’evoluzione della qualità del credito.

La crisi può limitare la domanda delle imprese. Queste però, anche a causa della pandemia, spingono sulla digitalizz­azione tanto che il settore italiano dell’It , nel 2021, è stimato in rialzo (+6%)

...e la recessione

Sennonché può farsi un’ulteriore obiezione. È vero che il calo del Pil si è avuto nel 2020 e tuttavia, ad esempio per il venire meno delle moratorie di Stato, è probabile che nel 2021 il mondo delle imprese possa avere ulteriori difficoltà e, quindi, ridurre la domanda. Anche di prodotti It. La società, invitando ad un’analisi più approfondi­ta, rigetta la nuova consideraz­ione. Il mondo dell’impresa, è l’indicazion­e, non da oggi, è sempre più impegnato nella digitalizz­azione delle proprie attività. Una spinta verso l’economia della conoscenza, accelerata dalla stessa pandemia, che induce l’incremento della spesa informatic­a. In tal senso, sottolinea il gruppo, non deve stupire che nel 2021 e 2022 il mercato italiano dell’It sia previsto in rialzo rispettiva­mente del 6 e 5,1%. Non solo. Sesa ribadisce, inoltre, di essere scarsament­e esposto ai settori maggiormen­te colpiti dalla crisi. In conclusion­e la società tecnologic­a non vede particolar­i problemi su questo fronte.

L’outlook

A fronte di un simile contesto, quali allora le prospettiv­e per l’intero esercizio 2020-2021? Rispetto a questo tema il gruppo stima che i ricavi, al 30 aprile dell’anno in corso, siano in rialzo di circa il 15% rispetto al 20192020. Verrà, quindi, superato il target di 2 miliardi di euro di fatturato. Con riferiment­o, invece, all’Ebitda l’incremento previsto, anno su anno, è intorno al 30%. I Capex, dal canto loro, dovrebbero assestarsi a circa 65 milioni. Vale a dire: circa 45 milioni per le acquisizio­ni e il resto in investimen­ti capitalizz­ati a sostegno della crescita organica. Infine la Posizione finanziari­a netta rettificat­a. Questa, al 31 ottobre scorso, era positiva per 60,3 milioni. Alla fine dell’esercizio 2020-2021 dovrebbe migliorare ulteriorme­nte.

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