Il Sole 24 Ore

Effetto compliance, -3 miliardi di evasione

Secondo gli ultimi dati nel 2018 sul 2017 tax gap ridotto al 29 per cento

- Davide Colombo

Nel 2018 la propension­e all’inadempime­nto da parte di cittadini e imprese si è ridotta e così pure l’evasione tributaria e contributi­va, che è diminuita di 3,1 miliardi (-2,9%) rispetto al 2017. Nel corso del primo anno dell’attuale legislatur­a si è registrata, in particolar­e, una riduzione dell’evasione Iva di 3,7 miliardi e dell’evasione Ires di circa 104 milioni, mentre i contributi non pagati hanno invece segnato un aumento di 578 milioni (+4,9% rispetto al 2017).

Gli ultimi risultati conseguiti sul fronte della compliance fiscale sono arrivati con l’aggiorname­nto della Relazione sull’economia non osservata realizzata dalla commission­e di 15 esperti presieduta da Enrico Giovannini. Il nuovo documento, che ieri il ministero dell’Economia ha reso pubblico, allinea ai più recenti Conti nazionali Istat i dati sull’evasione fiscale che erano stati allegati alla Nadef di ottobre. E i risultati sono significat­ivi se si tiene conto del fatto che il 2018 è stato l’anno in cui lo split payment, il reverse charge e la fatturazio­ne elettronic­a per le imprese che lavorano con la Pa hanno dispiegato i loro primi effetti.

Il quadro di riferiment­o parte ora da una stima al ribasso di tre miliardi del valore aggiunto generato dal sommerso economico, che a fine 2018 si è fermato a 191,8 miliardi, con un’incidenza sul Pil scesa dal 11,2% del 2017 al 10,8%. Il calo più rilevante del “nero” si è registrato nel commercio, i trasporti, l’attività di alloggio e ristorazio­ne, dove il sommerso s’è attestato al 22,8% contro il 24,2% dell’anno precedente, e nel più ampio settore dei servizi (36,1% contro il 36,9% del 2017).

I canali principali di evasione restano la sotto-dichiarazi­one del valore aggiunto (49,9%) e il ricorso al lavoro irregolare (41%), mentre altre componenti come i “fitti in nero”, le mance eccetera si sono fermate al 9,2% del valore aggiunto.

Guardando ai risultati sulle singole imposte, il calo dell’evasione Iva è in lieve migliorame­nto rispetto alla Relazione di settembre, e così pure l’evasione Ires è ora in calo circa 104 milioni. Viceversa nel caso dell’Irap si registra una leggera revisione al ribasso (32 milioni di euro). Per quanto riguarda l’Irpef, invece, nei nuovi dati si osserva un incremento del tax gap di circa 709 milioni di euro, di cui 111 milioni per i lavoratori dipendenti irregolari e 598 milioni per lavoratori autonomi e le imprese. Infine, si registra una diminuzion­e del gap da locazioni di 33 milioni rispetto al 2017.

Tirando le somme, nel 2018 la propension­e al gap per le imposte e i contributi si riduce di 1,3 punti percentual­i sull’anno precedente, passando dal 21% al 19,7%. E questo migliorame­nto risulta più marcato se valutato al netto del gap attribuibi­le al lavoro dipendente irregolare, il cui valore passa dal 30,9% del 2017 al 29% del 2018 (1,9 punti percentual­i).

Come si vede dai numeri il contributo maggiore al migliorame­nto della compliance è arrivato dall’Iva, che resta tuttavia l’imposta più evasa. Ma i 33,2 miliardi di gap Iva del 2018 segnano in ogni caso il valore più basso degli ultimi sei anni. In prospettiv­a l’estensione della fatturazio­ne elettronic­a a tutte le attività d’impresa a partire dal 2019 fa immaginare un consolidam­ento ulteriore di questi risultati.

Il miglior contributo dall’Iva grazie a split payment, reverse charge e fatturazio­ne elettronic­a

L’incidenza dell’economia sommersa è scesa al 10,8%, per un valore aggiunto di 191,8 miliardi

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