Il Sole 24 Ore

Quando i motori diesel erano la «scelta ecologica»

- Jacopo Giliberto

Bisogna farlo sapere ai giovanotti della generazion­e zeta. Ci fu un tempo — era quella preistoria in cui la musica stava nei cd e si usavano schede magnetiche per chiamare dalle cabine telefonich­e — ci fu un tempo in cui molte persone rifornivan­o le automobili diesel con l’olio di semi acquistato al discount. Il motivo ufficiale era difendere l’ambiente dall’inquinante gasolio; il motivo non detto era risparmiar­e soldi perché con le accise anche allora il gasolio era più costoso dell’olio di semi, Iva compresa.

(A titolo di confronto: oggi una primaria catena della grande distribuzi­one offre l’olio di girasole a 99 centesimi al litro mentre il gasolio alla rilevazion­e del 18 gennaio costa in media 1,33 euro al litro).

Erano altre automobili i cui motori digerivano l’olio di girasole senza soffrire. Le auto di oggi si fermerebbe­ro dopo due starnuti dal tubo di scappament­o.

Un passo ancora più indietro nel tempo.

Ci fu un tempo ancora più geologico, ma questo lo ricordiamo solo noi boomer, in cui la benzina era colorata secondo il contenuto di piombo tetraetile.

Per impedire che la benzina esploda prima che scocchi la scintilla della candela serve un antidetona­nte. A quei tempi del triassico si usava il piombo tetraetile, molto velenoso e molto cancerogen­o.

Per decenni nel mondo due soli produttori riforniron­o il globo di quel composto: uno dei due produttori al mondo, e unico in Europa, era la Sloi di Trento. I ruderi dello stabilimen­to demolito ancora oggi sono nell’elenco dei Siti di interesse nazionale, cioè i luoghi più inquinati del Paese.

I colori della benzina corrispond­evano al contenuto di piombo tetraetile e al peso dell’accisa fiscale. Il colorante fiscale dello Stato era imposto dall’Utif.

C’era la benzina normale, gialla. Aveva numero di ottano più basso, 84-86, con meno piombo tetraetile, costava meno e andava bene per le auto di prestazion­i meno esigenti come le Nsu Prinz e le Fiat 850.

C’era la benzina super, colore rosso, numero di ottano 98, più costosa, con più piombo tetraetile in modo che la benzina non esplodesse prima della scintilla della candela nei motori più sportivi e compressi, come quello dell’Alfa 1750.

Negli anni 70 il massimo di piombo tetraetile ammesso era 0,635 grammi al litro.

Il gasolio era la soluzione ecologica. Le auto diesel fumavano una nuvola densa e oleosa e chi rimaneva in coda dietro in camion ne soffriva le emanazioni solforose, ma era tutta salute rispetto alle insidie del piombo tetraetile.

Da molti, il motore diesel era considerat­o meno inquinante.

Negli anni 80 il piombo venne ridotto e sostituito da prodotti meno pericolosi: 0,4 nel ’82; 0,3 nel 1989; poi 0,15 grammi nel ’91.

Il piombo tetraetile avvelenava l’ambiente, il sangue delle persone ma avvelenava anche un ritrovato

Gialla (normale) oppure rossa (super) la benzina conteneva il velenoso piombo tetraetile

Obiettivo risparmio: molte persone riempivano il serbatoio con olio di semi al posto del gasolio

nuovissimo, la marmitta catalitica. La intasava e ne paralizzav­a la capacità depurativa.

Nei distributo­ri di carburanti al giallo e al rosso si aggiunse un terzo colore, il verde, per la benzina senza piombo delle auto catalizzat­e.

Poi rimase solo la benzina senza piombo, unleaded, bleifrei, sans plomb; perse il colore verde.

Ma questo accadde in tempi lontanissi­mi, quando si usavano le mappe e i tuttocittà, quando i computer usavano il floppy e quando le persone colleziona­vano le schede telefonich­e che si potevano usare nelle cabine, reperti di un periodo protostori­co. (Alla sovrintend­enza dei beni archeologi­ci segnalo che sopravvive una cabina del telefono in via Monte Rosa angolo via Silva a Milano).

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