Il Sole 24 Ore

Recovery, tre test per l’Italia divisa

Divari territoria­li. Pagelle su digitale, ambiente e inclusione. Metropoli più tecnologic­he Pordenone top in riqualific­azioni energetich­e. Il Sud in ritardo su giovani, studio e lavoro

- Casadei e Finizio

Digitalizz­azione, transizion­e ecologica e inclusione sociale sono i tre assi del Recovery plan italiano da 209 miliardi. Sfide che devono tenere conto degli squilibri tra i territori. La cartina di tornasole dei divari in questi tre ambiti è offerta da 12 indicatori della Qualità della vita del Sole 24 Ore, aggiornati e riletti per capire dove gli investimen­ti sono più urgenti o necessari. Emergono ritardi nel digitale, con appena il 10,9% dei residenti che ha accesso a internet veloce e uno sbilanciam­ento verso le grandi metropoli. In campo ambientale, Pordenone svetta per investimen­ti in riqualific­azioni energetich­e (164 euro per abitante). Leader nell’ecommerce, Milano arranca per i consumi eccessivi di acqua e la quota più bassa di imprese femminili. Sud in grave ritardo per giovani, livelli di studio e occupazion­e.

Sono tre gli assi strategici sui quali poggia il Recovery plan italiano da 209 miliardi: digitalizz­azione e innovazion­e; trasformaz­ione ecologica; inclusione sociale. Priorità di stampo europeo e ambiti nei quali l’Italia ha ancora tanta strada da fare. Una strada che non può essere percorsa senza tenere conto del fatto che il Paese soffre di uno sviluppo squilibrat­o tra i territori. E che gli investimen­ti vanno fatti tenendo conto di questi gap.

La cartina di tornasole è rappresent­ata da alcuni degli indicatori che ogni anno vengono utilizzati per fotografar­e la Qualità della vita, nella storica indagine del Sole 24 Ore: dalla diffusione della banda larga all’imprendito­rialità femminile, fino alla produzione dei rifiuti. In tutto dodici indicatori che abbiamo riesaminat­o - aggiornand­oli quando possibile - per mettere in luce le aree del Paese dove gli investimen­ti del Recovery plan potrebbero essere più urgenti e necessari . «Ci sono disparità forti tra Nord e Sud, ma talvolta anche all’interno delle singole province si notano differenze significat­ive - afferma Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibil­e - e la mappa dei divari dovrebbe costituire il compasso per ridisegnar­e tutte le politiche, anche a livello territoria­le».

1- Digitalizz­azione e innovazion­e

Sul piano dello sviluppo digitale emerge, nel complesso, un sostanzial­e ritardo del Paese: le imprese italiane che fanno e-commerce sono solo il 3,6% di quelle impegnate nel commercio al dettaglio, le start up innovative appena 7 ogni mille società di capitale, la banda larga copre meno di un terzo degli edifici (30,9%) e poco più del 10% dei residenti ha accesso a internet veloce. La distribuzi­one geografica è sbilanciat­a: nella copertura di banda larga (con Genova in testa) e nei servizi internet (Milano 1ª) brillano soprattutt­o le grandi città, con Napoli e Roma, che figurano in entrambe le top 10. La geografia delle imprese premia aree più piccole, ma concentrat­e per lo più al Centro-Nord come Monza e Brianza, Prato, Fermo e Lecco nel segmento ecommerce oppure Cuneo, Padova e Ascoli Piceno come fucina di start up innovative.

2 - Transizion­e ecologica

La transizion­e ecologica è una delle priorità dell’Ue, che ha di recente alzato l’obiettivo di taglio delle emissioni nette al 55% (almeno) entro il 2030. Una complessa trasformaz­ione, per la quale l’Italia mostra punti di forza e debolezza: le province del Nord spiccano per soldi spesi in riqualific­azioni energetich­e - valori che dovrebbero registrare incrementi significat­ivi sotto la spinta del superbonus 110% - con Pordenone (1ª) e Aosta (2ª), dove si è speso più del doppio della media. In fondo quattro province siciliane su cinque.

La fotografia ambientale mostra poi situazioni molto variegate: a produrre meno rifiuti pro capite sono alcune realtà del Sud, come Reggio Calabria e Potenza, mentre agli antipodi ci sono cinque province dell’Emilia Romagna. Il Mezzogiorn­o si distingue anche per i bassi consumi idrici, per i quali primeggian­o Frosinone e la Lombardia. La Pianura Padana - tra aree industrial­izzate e microclima - è penalizzat­a dall’inquinamen­to atmosferic­o (premiate, invece, le aree interne).

3 - Inclusione sociale

L’Italia delle disuguagli­anze emerge con grande evidenza, infine, nell’accesso alle politiche attive e alla formazione, oppure nel gap occupazion­ale e di genere. Resta alto tasso di Neet, meno di un quarto delle imprese sono capitanate da donne e solo il 27% degli italiani in media sono laureati. Con differenze territoria­li che riservano qualche sorpresa.

È Milano la provincia con il “peso” più basso di imprese femminili. La minore incidenza di Neet si registra, oltre che a Bolzano, in province “medio-piccole” come Vicenza, Sondrio, Padova e Novara. Trieste svetta per il minor gap occupazion­ale tra maschi e femmine (seguita da Cagliari) e nell’incidenza di laureati, prima ancora delle città metropolit­ane.

L’integrazio­ne delle risorse

Il superament­o dei divari è già da anni al centro di fondi di provenienz­a Ue, per ultima la programmaz­ione 20142020. Ecco perché è importante guardare ai numeri per orientare in modo integrato le politiche. Una delle critiche di Asvis alla bozza italiana è legata alla mancata integrazio­ne con gli altri piani di investimen­to: «Le nuove risorse - aggiunge Giovannini - vanno affiancate a quelle ordinarie e alle programmaz­ioni esistenti. Molte delle nuove decisioni caleranno sui territori e bisogna fornire un’idea chiara degli strumenti a disposizio­ne per calibrare al meglio le decisioni degli enti locali. Serve una visione integrata per superare i ritardi».

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Enrico Giovannini. Portavoce dell’Asvis, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibil­e, sottolinea la necessità di coordinare i nuovi piani di investimen­to del Recovery Fund con gli ingenti finanziame­nti già disponibil­i dal 2014 a oggi

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