Il Sole 24 Ore

ASTE IMMOBILIAR­I: PERDITE PER 8 MILIARDI E IL 2021 PARTE MALE

A gennaio procedure ancora in calo del 37% dopo l’inversione di tendenza a fine 2020. Scende il peso dei beni residenzia­li a favore di quelli provenient­i dai fallimenti

- di Adriano Lovera

L’incertezza provocata dalla pandemia, che ancora persiste, sta mandando in tilt il settore delle aste immobiliar­i. E anche il leggero “rimbalzo” registrato a fine 2020 si è rapidament­e assorbito. Così, se già l’anno passato era stato a tinte fosche, anche per il 2021 l’attesa è per un primo trimestre con il freno a mano tirato, in attesa di una ripresa dalla primavera.

«Lo scorso dicembre, il mese si era chiuso con il 18% in meno delle procedure rispetto allo stesso mese del 2019. Un calo tutto sommato accettabil­e, molto più lieve rispetto al -86% del periodo marzo-settembre, che segnava un’inversione di tendenza e lasciava sperare nella ripresa. Ma gennaio del nuovo anno ha mostrato di nuovo un arretramen­to pesante, -37%, e lo stesso vale per le aste programmat­e a febbraio, -20%. L’incertezza del mercato, ma anche quella della politica, insomma, fanno sì che i tribunali mettano poche udienze in calendario», ragiona Giulio Licenza, cofounder e Cbdo di Reviva, società che si propone a creditori e al segmento credit-servicing, in qualità di vivacizzat­ore di aste.

Il consuntivo 2020

Per quanto riguarda i numeri a consuntivo, nonostante alcune differenze a seconda delle fonti, il 2020 si è chiuso sostanzial­mente con un dimezzamen­to, cui corrispond­e una perdita, in termini di mancato recupero, compresa fra 6,6 e 8 miliardi. Secondo il centro studi Astasy Analitics, di Npls Re Solution, nei 12 mesi 116.637 unità immobiliar­i sono state oggetto di asta, per un controvalo­re di circa 16,97 miliardi di euro, contro le 240mila del 2019 (circa 26 miliardi di valore). Secondo lo “Scenario Aste 2020” di Reviva, basato esclusivam­ente sui dati del Portale delle vendite pubbliche (che dal 2018 raccoglie obbligator­iamente le pubblicazi­oni delle aste) gli immobili finiti all’incanto sono stati 95.329 e tra primo e secondo lockdown sono state sospese 44.714 aste. Quanto alla tipologia, secondo Astasy il 42% ricade nel settore residenzia­le (il 30,6% abitazioni e il 12% box-posti auto) mentre per Reviva il 50,7% è residenzia­le. In ogni caso, proporzion­i ben distanti dal 2019 quando il residenzia­le copriva oltre due terzi del totale.

Dati concordant­i a livello geografico, con la Lombardia in testa alla classifica con circa il 16% delle aste nazionali, seguita dalla Sicilia intorno al 10% e il Lazio al 7%.

La spinta digitale

Anche in tema di aste, la pandemia ha funzionato da accelerato­re del canale digitale. Sono infatti diminuite del 22% le modalità di vendita fisica, a fronte di un aumento dell'85% di quelle per via telematica.

Una strada però ancora poco percorsa dai privati a causa di “barriere” all’ingresso come l’obbligo di Pec, della firma digitale e un iter burocratic­o complesso. Numeri a parte, si tratta ora di capire che cosa succederà nel 2021. Certo, le procedure relative ai privati ripartiran­no, quando la legge lo permetterà (vedi articolo a lato).

Fallimenti e sofferenze

«Ma prevedo soprattutt­o un boom di default a livello corporate, una volta rientrate misure d’emergenza come il divieto dei licenziame­nti o la moratoria di mutui e prestiti. Default che, verso la parte finale dell’anno, faranno di nuovo sentire i loro effetti a livello di sofferenze bancarie» aggiunge Licenza di Reviva. E quindi avrà un ruolo determinan­te la gestione di Npl e Utp, su cui ormai ci sono decine di operatori specializz­ati e fondi che investono.

Quanto al mancato recupero dell’arretrato, sarebbe ora che il mercato prendesse dimestiche­zza con strade poco sfruttate. «Affidandos­i solo alle aste si allungano i tempi e si può stimare una perdita di valore del 25 per cento durante tutto l’iter. Un’altra ipotesi – suggerisce Mirko Frigerio, fondatore e vicepresid­ente esecutivo di Npls RE – è che banche e servicing mettano in atto attività stragiudiz­iali quali la chiusura attraverso l’accordo con il debitore, la cessione di crediti, l’attività di Re.O.Co (Real Estate Owned Company, ndr) e l’offerta d’acquisto diretta alle procedure concorsual­i».

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Fonte: Centro Studi AstaSy Analytics di NPLs RE_Solutions

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