Per commercialisti e avvocati italiani le nuove barriere di ingresso nel Regno Unito
Gli avvocati italiani possono esercitare nel Regno unito solo con l’assistenza di un collega inglese. Per i commercialisti futuro accordo tra Ordini.
Con Brexit finisce il riconoscimento automatico e reciproco delle qualifiche professionali, quindi per medici, infermieri, dentisti, veterinari, farmacisti, architetti, ingegneri, commercialisti e così via di paesi dell’Unione europea sarà più difficile trasferirsi per lavoro in Gran Bretagna e viceversa.
Londra avrebbe voluto il mutuo riconoscimento per ovvi motivi di convenienza – l’accesso per i professionisti inglesi al mercato del lavoro in 27 Paesi diversi - ma Bruxelles, come previsto, non lo ha concesso, mantenendo la posizione presa in altri trattati commerciali.
Saranno possibili solo brevi viaggi di lavoro o distaccamenti temporanei di personale qualificato. Se un professionista europeo vuole trasferirsi e lavorare nel Regno Unito, però, dovrebbe ricominciare da zero, cioè ottenere una nuova qualifica riconosciuta in loco. Stessa cosa per un inglese che vorrebbe praticare la sua professione in un paese Ue.
Per evitare questo, l’accordo di libero scambio, entrato in vigore il primo gennaio,prevede invece che siano direttamente gli ordini o organizzazioni professionali di settore nazionali a concordare accordi di riconoscimento delle qualifiche. Il Consiglio di Partenariato, stabilito dall’accordo tra Londra e Bruxelles, dovrà approvare le intese bilaterali.
Per i professionisti è crollata la sovrastruttura automatica e omnicomprensiva, che dava certezza. Al suo posto subentra un meccanismo tutto da costruire che dovrebbe creare una miriade di accordi bilaterali di ricoscimento reciproco tra ogni settore professionale di ogni paese Ue e il Regno Unito, da sottoporre al Partnership Council.
I risultati e i tempi potranno variare molto a seconda delle capacità negoziali, volontà e interesse dell’Odine in questione. Un domani gli ingegneri tedeschi, ad esempio, potrebbero essere i benvenuti in Gran Bretagna e viceversa, ma gli ingegneri francesi no. I dentisti italiani potrebbero raggiungere un accordo con la controparte britannica prima dei dentisti spagnoli. E così via. Dove c’era un quadro in tinta unita, ci sarà un mosaico multicolore.
Non è neanche detto che gli accordi tra Ordini professionali debbano essere reciproci. Il caso degli architetti lo dimostra. Il Governo britannico ha annunciato l’introduzione di un sistema che riconoscerà la qualifica di architetto europeo. È una decisione unilaterale di Londra, che allo stato non è stata “ricambiata” per reciprocità da alcun Stato europeo.
Questo vuol dire che un architetto italiano, austriaco o polacco viene riconosciuto come tale e può lavorare in Gran Bretagna. Basta fare domanda e presentare la documentazione necessaria all’Architects Registration Board, procedura che secondo Londra sarà semplice e rapida.
Un architetto inglese, invece, può lavorare solo in Irlanda, grazie all’accordo di mutuo riconoscimento raggiunto con il Royal Institute of the Architects of Ireland, ma non negli altri 26 Paesi Ue. Le autorità britanniche consigliano agli interessati di informarsi sulle procedure e qualifiche richieste dal Paese nel quale vorrebbero lavorare. La situazione è «molto deludente», secondo il Royal Institute of British Architects.