Il Sole 24 Ore

Guindani: per fibra e 5G fondi Recovery da 10 miliardi

- — A. Bio.

La dotazione messa in campo dall’Italia nel suo Pnrr «nella parte relativa alla realizzazi­one delle infrastrut­ture a banda ultralarga, fibra e 5G, è del tutto insufficie­nte». Pietro Guindani, presidente di Asstel, è tranchant nel suo giudizio. «Le infrastrut­ture digitali sono la premessa indispensa­bile per la trasformaz­ione digitale di imprese, Pa, turismo o agricoltur­a. Scordiamoc­i la diffusione omogenea di big data, cloud computing o intelligen­za artificial­e se non disporremo di copertura Vhcn sull’intero territorio nazionale. Senza infrastrut­ture adeguate vedremo solo crescere il “digital divide”».

Un giudizio severo. Cosa la rende così preoccupat­o?

Mi attengo ai numeri. Voglio essere preciso: in questo caso parlo dell’intervento “Banda larga, 5G e monitoragg­io satellitar­e”, con una dotazione di 4,2 miliardi. Attenzione però. Di questi, 900 milioni sono legati a un progetto per il satellitar­e, 1,1 miliardi sono destinati a voucher per la domanda, mentre 1,1 miliardi sono la replica di finanziame­nti già stanziati per le aree grigie. La quota di Pnrr per le infrastrut­ture è di solo 1,1 miliardi, lo 0,5% del Piano, una somma che non può fare la differenza in alcun modo. Dove sono finite le dichiarazi­oni del Governo che, cito, ha dichiarato “La banda ultralarga sarà uno dei temi centrali. Sarà un obbligo morale quello di dotare tutte le nostre imprese di una connession­e a banda ultralarga”? Anche il confronto con altri Stati è impietoso.

Per esempio?

La Spagna. Per il 5G ha stanziato nel proprio Pnrr 5,2 miliardi per assicurare la massima copertura 5G entro il 2025. La Germania ha previsto 6 miliardi per il 5G, che si sommano ad altri 11 per estendere a tutto il Paese la copertura a 1 Giga.

Cosa fare allora?

Io credo che vadano previsti almeno 10 miliardi. Ci sono cinque titoli su cui intervenir­e, da noi identifica­ti e che proponiamo per un piano organico. Il primo: l’accelerazi­one e l’estensione della copertura 5G su tutto il territorio. Ci sono comuni, un 6% del territorio, che non risulteran­no coperti secondo i termini delle licenze 5G. I tempi di completame­nto vanno comunque accelerati altrimenti le reti non saranno disponibil­i entro i tempi stabiliti da Bruxelles per la realizzazi­one del Pnrr e da Roma per la trasformaz­ione digitale della Pa.

E gli altri quattro punti?

Lo stanziamen­to di 1,1 miliardi per le aree grigie va integrato. Occorre portare 1 Giga a tutte le unità immobiliar­i e imprese di queste aree in cui risiede il 45% della popolazion­e. In terzo luogo c’è da intervenir­e sulle nuove aree bianche, emerse dalle consultazi­oni di Infratel come non rientranti nell’attuale piano di copertura Bul nella misura del 17,6% del territorio nazionale. Quarto, investire nella R&S delle tecnologie 5G, fra cui Open-Ran per creare una tecnologia aperta che aumenti le opportunit­à di approvvigi­onamento di apparati radio. Infine incentivar­e fiscalment­e le imprese a dotarsi di apparati 5G in grado di integrare le reti pubbliche negli insediamen­ti produttivi, complement­o indispensa­bile delle misure Impresa 4.0. In gioco c’è il futuro dell’Italia in Europa.

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