Il Sole 24 Ore

Città green, servono altri 11 miliardi per bus e metrò

Quasi 3mila primi cittadini chiedono il cambio di regole sulle responsabi­lità

- Giorgio Santilli

Nel pieno della rivolta dei sindaci contro l’eccesso di responsabi­lità, scatenata dalla condanna in primo grado di Chiara Appendino a Torino per la tragedia di Piazza San Carlo, piombano sui primi cittadini le accuse di immobilism­o di fronte agli assembrame­nti da parte dell coordinato­re del Cts Agostino Miozzo. «Darci la colpa è il nuovo sport nazionale - sbotta il presidente dell’ Associazio­ne nazionale dei Comuni Antonio De caro -, mano i non siamo responsabi­li della sorveglian­za di strade e piazze nelle azioni di contrasto alla diffusione del virus»: azioni che toccano in primis ai poteri centrali, e alle forze dell’ordine nazionali.

L’ennesimo cortocircu­ito fra centro e periferia aiuta così a far deflagrare un problema che nei Comuni è sentito da anni. E che nel giro di due giorni ha spinto quasi 3mila sindaci, cioè poco meno del 40% del totale, a mettere la propria firma sotto la lettera-appello al Parlamento scritta da Decaro per chiedere di rivedere le regole sulle responsabi­lità penali fissate dal Testo unico degli enti locali.

Perché sotto al cappello ampio e indifferen­ziato dell’articolo 50, in base al quale il sindaco è« responsabi­le dell’ amministra­zione del Comune », si cela il rischio di trasformar­e quello del primo cittadino in uno dei mestieri più pericolosi su piazza. Relegando i sindaci nel ruolo di «capri espiatori» su cui si scarica «il peso di scelte dalle enormi responsabi­lità» spesso non accompagna­te dai poteri che servono per non accollarse­le alla cieca.

L’aneddotica sul tema è sterminata. Cinque anni fa l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici, presidente dell’Anci dal 2000 al 2009, è stato condannato a un anno e mezzo per omicidio colposo per la morte di una ricercatri­ce precipitat­a una notte dal

Forte del Belvedere durante una festa di compleanno. A Livorno l’ex sindaco Filippo Nogarin è finito sotto processo, per concorso in omicidio colposo plurimo, dopo che l’alluvione della città nel 2017 ha ucciso otto persone. Dal canto suo Clemente Mastella, sindaco di Benevento, ha raccontato spesso con una certa dose di provocazio­ne della scelta su «quale reato commettere» che gli amministra­tori si trovano a dover compiere di fronte a una delle tante scuole non a norma sul piano antisismic­o: mantenerla aperta o chiuderla con interruzio­ne di pubblico servizio? «Se vogliamo che qualcuno sia ancora disposto a fare il sindaco dobbiamo cambiare la legge», ha riassunto ieri da Bergamo Giorgio Gori.

A far crescere il livello del paradosso c’è il fatto che i sindaci sono l’unico livello di governo ad aver rinunciato a un proprio potere, quello di ordinanza, proprio per provare a facilitare la gestione delle misure anti-Covid. Ma non è bastato.

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