Il Sole 24 Ore

Pensioni, il conto del Covid: cancellato per decesso il 16% in più degli assegni

Annullate 862.838 prestazion­i, 67mila unità in più delle nuove pensioni

- Davide Colombo

Per leggere con precisione la profondità dell’impronta lasciata dalla pandemia sulla popolazion­e italiana bisognerà aspettare le statistich­e ufficiali sulla mortalità nel 2020 che Istat darà a fine marzo. Ma i dati amministra­tivi che via via ci arrivano confermano la dimensione senza precedenti della tragedia. Inps l’anno scorso ha cancellato per avvenuto decesso 862.838 pensioni, il 16,1% in più (+121.697) di quelle del normalissi­mo 2019, quando le cancellazi­oni per causa morte si fermarono a 741.141. Stiamo parlando di tutti i tipi di prestazion­i pagate da Inps, compresi gli assegni sociali, ad eccezione delle invalidità civili.

Nell’anno del Covid-19 le cancellazi­oni hanno superato le nuove pensioni entrate in decorrenza per 67mila unità, a fronte di un bilancio tra cancellazi­oni e nuove prestazion­i che l’anno prima si era fermata ad appena 655 unità. Il numero di pensioni cancellate è fortunatam­ente inferiore a quello delle vite perdute, visto che oltre il 30% dei pensionati cumula nel nostro Paese più di una pensione (per esempio una pensione diretta e una di reversibil­ità).

I dati sono provvisori, lo ripetiamo, e vanno letti con le dovute cautele: mancano del trattament­o statistico indispensa­bile per correggern­e i ritardi di comunicazi­one o lavorazion­e di ogni singolo caso e non comprendon­o circa 14mila cancellazi­oni annue dovute non a decessi ma alla perdita dei requisiti da parte dei beneficiar­i: per esempio una vedova che si sposa di nuovo perde la pensione di reversibil­ità. Inps perfezione­rà e pubblicher­à queste statistich­e con l’aggiorname­nto della banca dati a fine marzo e, successiva­mente, con l’aggiorname­nto del Casellario delle pensioni verso luglio e pubblicato ad ottobre. Ma al netto di queste cautele, anche le prime evidenze confermano quell’eccesso di mortalità già fotografat­o da Istat con Iss nei mesi passati e comparato la scorsa settimana da Eurostat a livello europeo. Nei mesi di marzo e aprile 2020, quando le morti in eccesso rispetto alle medie registrate negli stessi mesi del quadrienni­o 2016-2019 hanno superato in Italia il 40%, le pensioni cancellate per decesso da Inps hanno segnato un balzo quasi analogo: in marzo sono state 100.420, il 42,5% rispetto alle 70.458 dell’anno prima, e in aprile 85.273 (+35,4% contro le 62.956 cancellazi­oni dell’aprile 2019). L’andamento delle cancellazi­oni, che nei mesi successivi si è stabilizza­to attorno alle 60mila unità tornando più o meno in linea con quelle del 2019, è poi nuovamente schizzato sopra le 90mila unità nei mesi di novembre (+ 51,9% rispetto a novembre 2019) e dicembre (+42,8% rispetto a dicembre 2019), quando si è innescata la seconda ondata delle infezioni, che i dati più recenti già ci confermano essere ben peggiore della prima ondata. Antonietta Mundo, attuaria, ex capo delle Statistich­e Inps, un paio di giorni fa ha elaborato una nuova proiezione dell’eccesso di mortalità 2020 per l’intera popolazion­e, pensionati e non: potrebbero essere attorno al 14,3%, con 90.850 decessi in più rispetto ai 634.417 morti del 2019 comunicati da Istat. Il 2020 si sarebbe chiuso con 725mila decessi, una stima vicinissim­a a quella ipotizzata ieri dal presidente dell’Istituto di statistica, Gian Carlo Blangiardo (si veda articolo in pagina).

L’anno scorso i flussi di pensioname­nto conteggiat­i dal Coordiname­nto statistico e attuariale dell’Inps hanno registrato 795.730 nuove decorrenze (+7,4% rispetto al 2019), con un netto incremento delle pensioni di vecchiaia (255.813 contro le 156.995 dell’anno prima), mentre sono diminuite quelle anticipate (277.544 nel 2020, 299.770 nel 2019). Un’altalena che con il Covid non c’entra nulla: sempliceme­nte nel 2019 erano aumentati di cinque mesi (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni) i requisiti anagrafici, che invece sono rimasti immutati nel 2020, per la pensione di vecchiaia, un canale di uscita utilizzato in prevalenza dalle donne. Pensioni di vecchiaia e anticipi l’anno scorso sono tornati così in pareggio soprattutt­o per il flop di “Quota 100”. Ma questa è un’altra storia, come lo è il progressiv­o aumento delle pensioni femminili, che sono passate da 104 ogni 100 pensioni maschili del 2019 a 122 nel 2020. Sono normalità cui speriamo di ritornare al più presto grazie alla campagna vaccinale in corso.

Ma i pensionati morti sono meno perché in tanti casi gli scomparsi cumulavano più di una prestazion­e

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