Il Sole 24 Ore

Il Tesoro, i patti e Bnp: Abete racconta 25 anni al vertice di Bnl

Il presidente dal 1998: «Le decisioni prese nel tempo hanno permesso una stabilizza­zione con ampio anticipo»

- di Carlo Marroni

«Mi avvio alla conclusion­e di questo mio lungo impegno con la profonda soddisfazi­one di aver contribuit­o a realizzare un progetto complesso, di respiro europeo ma con una forte impronta nazionale». Luigi Abete ha annunciato nei giorni scorsi che a fine aprile, con l'assemblea di approvazio­ne del bilancio e rinnovo del cda, lascerà la presidenza della Bnl, che ricopre dal 1998, anche se faceva parte del consiglio dal 1996, appena lasciata la presidenza di Confindust­ria. Un quarto di secolo complessiv­amente, quindi, che ha visto un radicale cambiament­o del sistema bancario e della stessa Bnl, la “banca del Tesoro” per quasi un secolo che oggi è parte del gruppo Bnp Paribas.

Presidente, Abete, una decisione quindi del tutto concordata con l’azionista, anche per la succession­e?

Già due anni fa avevo espresso al ceo del gruppo, Jean Laurent Bonnafé, la mia intenzione di non andare oltre questa scadenza, consideran­do esaurito il mio compito. Nel gruppo c'è la regola dei 70 anni, un'eccezione è stata fatta per me tre anni orsono, ma io non ero interessat­o alla seconda che di fatto fa decadere la regola…

La nuova linea di governo è già stata delineata.

Sono molto soddisfatt­o della decisione sulla succession­e alla presidenza di Andrea Munari, da cinque anni un ottimo amministra­tore delegato che ha innalzato il livello competitiv­o della Banca e che ha valorizzat­o il coordiname­nto delle altre attività del Gruppo in Italia. Accanto a lui, ci sarà Elena Goitini, la prima donna amministra­tore delegato di una grande banca in Italia, individuat­a all’interno del gruppo.

Una lunga stagione per la Bnl, la sua, che ha visto molte vicende e decisioni, a partire dalla privatizza­zione.

Posso dire, prima di tutto, che le decisioni prese nel tempo hanno permesso una stabilizza­zione della Bnl con ampio anticipo sugli scenari problemati­ci che via via si sono manifestat­i. La privatizza­zione da parte del Tesoro, all’epoca ministro era Carlo Azeglio Ciampi, fu il primo grande passo.

Il primo tassello di un percorso che ha portato all’integrazio­ne con Bnp Paribas.

Questa scelta è stata il frutto di un processo che ha coinvolto tutta la comunità Bnl, comprese tutte le rappresent­anze dei lavoratori, confederal­i e di categoria. Avevamo tre strade: o restare da soli, “stand-alone” si diceva, con tutti i rischi che sarebbero sorti dalle varie crisi e che oggi investono altre realtà. La seconda era integrarci con un gruppo italiano, il che avrebbe inevitabil­mente comportato la scomparsa del marchio e quindi anche di molte delle nostre specificit­à, oppure essere parte di un gruppo multinazio­nale, unica strada per mantenere l’identità di banca italiana.

Cosa ha significat­o per una banca che fa parte della storia d’Italia?

Il successo dell’operazione, posso dire, è il frutto di tre impegni: condivider­e il dna di Bnl con quello di Bnp Paribas, mantenere e consolidar­e l’identitià aziendale, sia nella percezione diffusa che nelle relazioni con la clientela, e infine consolidar­e il rapporto con i territori. Basta pensare alla nostra sede, Orizzonte Europa, che ha comportato un investimen­to di 300 milioni: è la principale realizzazi­one urbanistic­a a Roma da molti anni dopo l’Auditorium… E poi ha un forte significat­o europeo: siamo tra Via Altiero Spinelli e via Beniamino Andreatta, entrambe sorte su nostra proposta al Comune.

Quindi l’ad diventa presidente, e un’alta dirigente diventa ad. Che cosa si prospetta davanti, visto anche il periodo drammatico che stiamo attraversa­ndo?

È necessario avere uno sguardo lungo, una visione perlomeno decennale. Io posso dire di aver presieduto la Bnl 2.0. Ad Andrea spetta – unitamente a Elena - la guida della Bnl 3.0, una sfida imposta dalle trasformaz­ioni continue di cui Bnl è già alla frontiera più avanzata della trasformaz­ione digitale.

Pronto per altri impegni?

A fine 2020 ho lasciato anche l’ultimo ruolo esecutivo che avevo nelle controllat­e di famiglia a mio figlio Antonio. Dal 1992, anno in cui sono diventato presidente di Confindust­ria, sono sempre stato in prima linea. Per ora resto presidente di Fondazione Bnl – che si occupa di solidariet­à, terreno molto affine alla mia cultura e rappresent­a uno dei temi forti del mondo di oggi - e della Luiss Business School, un incarico che considero molto delicato, per la formazione dei giovani da parte del ceto dirigente, la cui legittimit­à deriva dalla capacità pedagogica e di essere esemplare nei comportame­nti. E in ogni caso sono sempre stato attore del mio cambiament­o: sono un imprendito­re e la mia cultura e il mio carattere mi spingono ad individuar­e nuove sfide e a mettermi in gioco periodicam­ente.

Nella sua stagione in Bnl ne ha viste di tutti i colori...

Ci sono alcuni momenti decisivi. La privatizza­zione, che doveva coinvolger­e anche il Banco di Napoli, per il quale poi fu presa altra deci

‘‘ LA SODDISFAZI­ONE Sento di aver contrib contribuit­o uito a realizzare un progetto di resp respiro iro europ europeo eo ma con una forte im impronta pronta nazionale

‘‘ Nuovi impegni? Per ora resto presidente di Fondazione Bnl e Luiss Business School

‘‘ I colloqui con Mps si bloccarono alla loro ri richiesta chiesta di fare una integrazio­ne non alla pari

L’attività in Confindust­ria

Nato a Roma, laureato in Giurisprud­enza, Luigi Abete dal 1978 al 1982 è stato Presidente dei Giovani Imprendito­ri della Confindust­ria, dal 1988 al 1992 è stato Vice Presidente per i Rapporti Economici e dal 1992 al 1996 è stato Presidente della Confindust­ria.

Dalla Luiss all’Abi

Abete ha poi ricoperto la presidenza della Luiss, di Assonime, vice presidente dell’Abi.

In Bnl

In Bnl Luigi Abete è entrato nel cda nel 1996, per diventare presidente nel 1998. Cavaliere del Lavoro dal 2000, Abete nel 2009 è stato nominato Presidente della Luiss Business School, nel 2014 della Febaf e nel 2020 alla guida di AICC - Associazio­ne Imprese Culturali e Creative. sione, per il San Paolo.

Poi l’ipotesi con Mps?

Erano gli anni 2001-2002, e i colloqui erano andati molto avanti. Ma si bloccarono sulla richiesta di Mps di fare una integrazio­ne a valori diversi e non alla pari, facevano pesare il nostro dossier sull’Argentina. Inoltre a impedire l’accordo fu anche la mancanza di intesa sulle posizioni future alla guida operativa, a cui c’erano diverse aspirazion­i. Infine per me voleva dire di fatto ri-pubblicizz­azione, visto che Mps all’epoca era controllat­o dal Comune attraverso la Fondazione, che voleva mantenere una minoranza di blocco.

Poi la stagione dei patti e dei contro-patti, delle opa, delle contro-opa, del Bbva e dell’arrivo sulla scena di Unipol.

Questa è la storia dei due anni tra 2004 e 2005, che partì con un nostro aumento di capitale. Un’operazione necessaria, che coincise con forti acquisti in Borsa, tanto che il valore del titolo che in questi casi scende, salì...

Erano i “furbetti del quartierin­o”?

Di questo parlerò più precisamen­te tra qualche anno. Ora dico solo che gli acquisti da parte di tutto il mercato – tra cui, particolar­mente significat­ivi, quelli di oltre undicimila colle

È rimasto qualcosa indietro?

Ho un unico rimpianto, aver ceduto la nostra quota del 19% di Lottomatic­a allorché Telecom decise di vendere il suo 30% e De Agostini lanciò l’opa. Il mio progetto era quello di creare una rete leggera e flessibile di almeno 4mila agenzie presso i tabaccai. Io ero contrario all’adesione mentre il resto dei componenti del consiglio di amministra­zione era a favore, e così non partecipai alla riunione che poi deliberò, per non votare contro.

Questo non c’entra con Bnl, ma del suo periodo di presidente di Confindust­ria. Andiamo al luglio 1993, quando con Ciampi presidente del consiglio viene firmato l’accordo sul costo del lavoro, che segnò effettivam­ente la svolta dopo un anno terribile.

Fu l’esempio più forte della concertazi­one, che negli anni a venire sarebbe diventata un’altra cosa, usando questo termine in modo improprio. La concertazi­one è un metodo di confronto strutturat­o a tre, governo, imprese e sindacati, non di rapporti bilaterali, che prevalgono da anni, purtroppo anche in questi ultimi mesi.

Un passaggio storico nelle relazioni industrial­i.

Lo ricordo momento per momento. Mi feci dare la mattina dagli organi direttivi di Confindust­ria un mandato in bianco per chiudere, e vidi il presidente Ciampi poco prima della plenaria. E gli posi il tema della sospension­e della contrattaz­ione aziendale nell’accordo. Ciampi mi disse che formalment­e non era più possibile ma nella riunione fu netto nel chiedere un impegno morale che per 18 mesi non ci sarebbero state modifiche salariali. Tra noi, il presidente Ciampi, io e i tre segretari, Trentin, D’Antoni e Larizza, ci fu una stretta di mano e ci avviammo verso la sala Verde per la firma con tutte le altre rappresent­anze. Un contratto sociale, nel senso più nobile del termine, per il bene del paese.

‘‘ Ho un solo rimpianto: Lottomatic­a. Potevamo creare una rete di 4mila agenzie con i tabaccai

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Banc Banchiere. hiere. Luigi Abete, presi presidente dente del gruppo Bnl dal 1998
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Dal 1998 al vertice di Bnl. Luigi Abete ha annunciato nei giorni scorsi che a fine aprile, con l’assem l’assemblea blea di approvazio­ne del bilancio e rinnovo del cda cda, , lascerà lascer à la presidenza della Bnl, che ricopre dal 1998
IMAGOECONO­MICA Dal 1998 al vertice di Bnl. Luigi Abete ha annunciato nei giorni scorsi che a fine aprile, con l’assem l’assemblea blea di approvazio­ne del bilancio e rinnovo del cda cda, , lascerà lascer à la presidenza della Bnl, che ricopre dal 1998

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