Le strategie per una ripresa rapida
Danese (Aefi): i finanziamenti ci sono, ma servono i decreti attuativi per renderli disponibili e il via libera di Bruxelles per superare il de minimis
Aquasi un anno dallo scoppio della pandemia, che tra i primi effetti ha avuto la chiusura di fiere ed eventi, il nodo per la sopravvivenza e il rilancio del sistema fieristico italiano non è più legato soltanto agli aiuti economici. Quelli, sebbene tardivamente, sono stati stanziati: oltre alla cassa integrazione, al credito di imposta e a prestiti per 450 milioni, il settore ha ottenuto dal governo anche 408 milioni di euro a fondo perduto, attraverso Mibact e Maeci.
«Sono somme adeguate, il problema è che di tutto questo pacchetto, a oggi, alle nostre imprese è arrivato poco o niente», spiega il presidente dell’ Associazione enti fieristici italiani (Aefi), Maurizio Danese: appena l’1,8% di quei 408 milioni è stato erogato, in parte perché mancano ancora i decreti attuativi, in parte perché i fondi sono vincolati al regime de minimis sugli aiuti di Stato, che consente a ciascun organizzato redi ricevere al massimo 800 mila euro. Una cifra irrisoria (anche se aumenteràa 3 milioni) peri player principali, come Milano, Bologna, Verona e Rimini che, insieme, nel 2019 hanno generato ricavi per 700 milioni e, los corso anno, ne hanno visti venire meno oltre 500 milioni.
«Il governo italiano–dice Danese–deve dimostrare di credere nel ruolo strategico delle fiere. I fondici sono, ma servono rapidamente i decreti attuativi per renderli disponibili ed è indispensabile ottenere da Bruxellesl ad eroga al dem in imis,dem in imis, come ha fatto il governo tedesco, chela scorsa settimana ha ottenuto il via libera a un fondo di 642 milioni».
Altrimenti sarà difficile parlare di ripresa: con 255 manifestazioni annullate nel 2020 (su 458 previste), il settore l’anno scorso ha visto crollare il fatturato dell ’80%, da 1 miliardo a 200 milioni. Né consola che anche i competi tor europei abbiano registrato perdite analoghe, tra il 70 e l’80% dei ricavi. Si sono salvate solo le fiere dei primi due mesi, qualche evento all’ estero e alcuni appuntamenti tra il primo settembre e il 24 ottobre. Tra questi, il Salone Nauti codi Genova che ha inoltre sottoscritto un accordo decennale con la società Porto Antico, Porto Antico, per utilizzare le aree del W aper utilizzare le aree del Water front genovese nei prossimi dieci anni.
Il 2021, del resto, si è aperto con manifestazioni in presenza ancora ferme per tutto il primo trimestre: l’ ultimoDpcmprev edel a chiusura delle manifestazioni fino al 5 marzo, ma il perdurare della pandemia e l’ incertezza della sua evoluzione rendono difficile ipotizzare« una ripresa soddisfacente della attività prima di settembre », osserva Massimo Goldoni, presidente del ComitatoFi ere Industria(Cfi ), che rappresentagli organizzatori delle manifestazioni legate ai comparti industriali.
Nei primi tre mesi dell’ anno erano previste, secondo Aefi,67fie re internazionali (su 238 in programma nel 2021), ma le società stanno già lavorando per trasferirle su piattaforme digitali o riposizionarle nei mesi successivi e soprattutto nel secondo semestre, nella speranza che per allora sarà possibile avere un’ adeguata presenza di operatori esteri, magari grazie alla realizzazione dei cosiddetti« corridoi verdi» per favorirne l’arrivo. La certezza sui ristori permetterebbe agli organizzatori dimettere fine a questo stillicidio di conferme-r iprogrammazioni-cancella z ioniche dura ormai dallo scorso marzo, e in alcuni casi agire come stanno facendo ad esempio i tedeschi, posizionando i principali appuntamenti verso la fine del 2021 o rinviandoli al 2022. Anche perché, fa notare Danese, l’assenza di manifestazioni non implica assenza di costi per le società, che anzi in questi mesi hanno continuato a lavorare per riprogrammare i palinsesti e a investire per adeguare i quartieri alle misure di sicurezza anti-Covid, ripensare i formate dotarsi di strumenti e competenze digitali oggi necessaria sostituire almeno in parte le attività annullate e un domani, terminata l’ emergenza sanitaria, a integrarle e implementarle.
La cosa più importante, adesso, è ridare fiducia a un sistema che in Italia generava, prima della pandemia, unvolum ed’ affari paria 60 miliardi di euro e il 50% delle esportazioni della manifattura italiana. «Un’azione concreta da parte del governo sarebbe d’aiuto anche ai nostri investitori – aggiunge il presidente Aefi –. Le nostre imprese, per ripartire, stanno studiando anche operazioni finanziarie, come aumenti di capitale o aggregazioni, e un segnale concreto da parte della politica sarebbe utile per convincere i nostri soci, soprattutto i privati, a contribuire al rilancio».
Proprio la politica delle alleanze è una delle strategie allo studio per ripartire. Archiviata ormai la“stagione dei campanili ”, che ha caratterizzato storicamente il sistema, le società hanno realizzatone gli ultimi anni accordi di partnership ove ree proprie fusioni( come quel latra Rimini e Vicenza che ha dato vita aI eg),spessos olle citate o favorite anche dall apolitica. È il caso dell’ operazione incorso tra IegeBologn aFiere che, entrol’ estate, potrebbe portare alla creazione del più grande player fieristico italiano. Milano e Verona, per ora, tengono le antenne dritte, ma l’interesse per possibili collaborazioni o integrazioni, anche nell’ ottica di uno sviluppo all’ estero delelf iere, è trasversale.
Per tornare alla “normalità” - quasi un migliaio di manifestazioni , di cui 224 a carattere internazionale e 90 all’estero, 200mila espositori e 20 milioni di visitatori – ci vorrà ancora tempo. Due, tre anni forse. Difficile e poco utile lanciarsi in previsioni in questo momento. Le previsioni per l’anno in corso non sono esaltanti: se si riuscirà a ripartire effettivamente nel secondo trimestre, osserva Danese, «possiamo pensare di raggiungere il 60% del fatturato di un anno standard. Ma sembra sempre più difficile e probabilmente dovremo rivedere ulteriormente le previsioni».
Lo scorso anno il settore ha visto crollare i ricavi da 1 miliardo a 200 milioni di euro