Il Pd ricompattato sul Conte ter «Difficilissime altre soluzioni»
È considerato improbabile che il M5s voti un governo istituzionale proposto da Renzi
«A forza di gridare al governo istituzionale e di “tirare per la giacchetta” personalità come l’ex governatore della Banca d’Italia Mario Draghi o la presidente emerita della Consulta Marta Cartabia Matteo Renzi si sta scavando la fossa da solo». A tarda sera è un big del Pd a indicare il punto: se salta l’ipotesi del Conte ter, a cui più o meno convintamente stanno l lavorando avorando in queste ore i partiti della ex maggioranza giallo- rossa, la soluzione alternativa rischia di non essere più istituzionale ma semplicemente «la proposta politica di Renzi». E dunque di per sé irricevibile, a meno che alla fine il governo istituzionale si faccia senza Italia Viva: al di fuori del Conte ter, se infine dovesse saltare il tavolo con l’inevitabile strascico di risentimento contro l’ex premier, «qualsiasi soluzione diventa difficilissima». difficilissima » .
Per questo il segretario del Pd Nicola Zingaretti è tornato ieri a blindare il nome di Giuseppe Conte. Non per subalternità, come gli rimprovera più o meno a mezza bocca la minoranza interna degli ex renziani («Renzi ha sbagliato il momento in cui ha aperto una crisi di cui non si sentiva il bisogno, ma il Pd avrebbe dovuto porle lui alcune delle questioni che Renzi ha posto», ha ribadito ieri Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e probabile competitor di Zingaretti al prossimo congresso Stefano Bonaccini). Il motivo dell’arrocco sul nome di Conte è semplicente il fatto che il Conte ter è l’unica soluzione che terrebbe unito il M5s, che resta pur sempre il primo gruppo in Parlamento. Anche e soprattutto in caso di governo istituzionale - sono i ragionamenti che si fanno a Largo del Nazareno - il rischio è che il movimento si spacchi lasciando di fatto al Pd l’onere dell’abbraccio con la destra sovranista. Per questo, secondo l’analisi di Zingaretti fatta anche ieri all’ora di pranzo con i capigruppo e la segreteria, il rischio urne anticipate potrebbe essere il vero esito in caso di rottura, sia pure non voluto.
La strada di Renzi, che continua a tenere in sospeso il possibile veto a Conte per tentare la strada alternativa della soluzione istituzionale con Forza Italia, resta dunque molto stretta. Anche perché gli stessi dirigenti di Italia viva spingono per un accordo sul Conte ter: in termini di visibilità (si parla di tre ministeri di peso tra cui l’Interno per Ettore Rosato e le Infrastrutture per Maria Elena Boschi o Raffaella Paita) avrebbero una soddisfazione ben maggiore rispetto a un eventuale governo istituzionale. Un malumore, quello nei gruppi renziani, ora silenziato ma che potrebbe venire alla luce in caso di conclamata rottura.