Il premier vuole Turco e Benassi Via Bonafede, ipotesi Severino
Le Infrastrutture priorità di Iv, con Boschi o Paita Il Pd fa quadrato su Gualtieri
Se Conte ter sarà, la “quota” del premier uscente nella nuova squadra di governo contempla due nomi: Mario Turco e Piero Benassi. Su quest’ultimo, appena nominato sottosegretario con delega ai Servizi segreti e finito nel mirino di Matteo Renzi, Conte non ha intenzione di fare marcia indietro. Il primo - pugliese come il presidente del Consiglio di cui è un fedelissimo, eletto in Senato con il M5S - da responsabile della programmazione economica a Palazzo Chigi potrebbe traslocare al posto di Riccardo Fraccaro (che sembra destinato all’Innovazione) oppure diventare ministro del Sud se sottosegretario alla presidenza del Consiglio dovesse essere nominato il vicesegretario Pd Andrea Orlando (in campo anche per la Giustizia o per un incarico sul Recovery Plan o come vicepremier) oppure il pentastellato “contiano” Stefano Patuanelli, che però ha buone chance di restare al Mise.
Sulle caselle la trattativa, parallela a quella sul programma, è andata avanti in nottata lontano dai riflettori, frenata dal “no” di Renzi allo spacchettamento dei ministeri e all’ombra del monito del Colle sull’esigenza di assicurare continuità d’azione per i dicasteri chiave, quelli a cui fanno capo le principali emergenze: crisi sanitaria e Recovery. Continuità da non confondere con la conferma delle persone. Alcuni ministri, comunque, appaiono saldi: Di Maio agli Esteri, Guerini alla Difesa, Speranza alla Sanità e Amendola agli Affari Ue. Sull’Economia è continuato il braccio di ferro tra Renzi, che chiede di sostituire il dem Roberto Gualtieri (nella rosa Fabio Panetta, Enrico Giovannini ed Ernesto Maria Ruffini), e Nicola Zingaretti, che alla domanda se Conte e Gualtieri rimangano punti fermi per il Pd, ha risposto netto: «Sono cose che non vanno nemmeno ripetute».
È ormai assodato l’addio di Alfonso Bonafede alla Giustizia: per farlo digerire al M5S cresce l’ipotesi di sostituirlo con l’ex ministra Paola Severino, gradita in casa pentastellata per aver firmato la legge sull’incandidabilità dei condannati che portò Berlusconi fuori dal Senato. Il Movimento è destinato a perdere anche Nunzia Catalfo al Lavoro, reclamato da Iv per Teresa Bellanova ma dove potrebbe spuntarla un dem: scendono le quotazioni di Andrea Marcucci, salgono quelle di Debora Serracchiani. Nel caso, Bellanova potrebbe tornare all’Agricoltura. Ma il colpo grosso per Renzi sarebbero le Infrastrutture a Maria Elena Boschi o a Raffaella Paita e l’Interno a Ettore Rosato. Iv ha provato a strappare anche l’Università ma è probabile che resti al Pd, se il M5S mantiene Lucia Azzolina alla Scuola. L’Ambiente potrebbe invece passare da Sergio Costa al dem Roberto Morassut. Ci sono altri due dicasteri da assegnare in nome della pax nella coalizione: uno ai “responsabili” (si pensa a Bruno Tabacci o un altro centrista alla Famiglia) e uno ai Cinque Stelle dissidenti. Magari con Alessandro Di Battista ai Giovani.
Meloni esclude in anticipo qualunque sostegno a esecutivi che non siano di centrodestra