Il Sole 24 Ore

«Saranno i mercati a imporre le riforme se vince l’instabilit­à»

I tre scenari evocati da Buti, capo di gabinetto di Gentiloni in una lezione a Firenze

- Giuseppe Chiellino

La tregua dei mercati, di cui l’Italia e il suo debito stanno benefician­do nonostante la crisi di governo, potrebbe finire presto. E a quel punto le cose potrebbero precipitar­e come nel 2011, quando lo spread tra il Bund e il BTp superò i 500 punti base e il Paese fu costretto - non per scelta politica ma sotto la pressione degli investitor­i - a cambiare governo e a realizzare le riforme che fino a quel momento non era riuscito a fare.

È questo lo scenario peggiore che la Commission­e europea teme si possa materializ­zare nel giro di qualche mese, se la crisi di governo non dovesse trovare rapidament­e una soluzione solida e il percorso per la definizion­e del Piano nazionale di ripresa e resilienza non torna a marciare spedito verso la scadenza di fine aprile. Ad evocare questo rischio è stato Marco Buti, capo di gabinetto del commissari­o Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, che in una lectio magistrali­s all’Università di Firenze qualche giorno fa ha illustrato la risposta europea alla crisi pandemica. Buti ha parlato di “trilogia impossibil­e” del Recovery plan: «La soluzione A sarebbe la più virtuosa: avere il supporto dei cittadini per l’ implementa­zione di un piano che metta fortemente l’accento sulle due “R” di ripresa e di resilienza. La tentazione sarà invece, temo, di dirigersi verso la soluzione B, che punta a conquistar­e il supporto dei cittadini attraverso bonus, piccoli progetti a pioggia, e così via. La mia impression­e - ha sottolinea­to l’economista che all’ateneo fiorentino si è laureato nei primi anni ’80 - è che la soluzione B non sia un equilibrio stabile, e il rischio quindi è che si scivoli su una soluzione C in cui le riforme in realtà sono non scelte ma un po' imposte dalla pressione dei mercati finanziari». Dunque, ha esortato l’economista e funzionari­o europeo di lungo corso, «lavoriamo tutti e speriamo che il dibattito di questi giorni conduca, con un soprassalt­o di lungimiran­za, ad andare per la soluzione A».

Da quando si è aperta la crisi, e forse anche da prima, a livello tecnico i contatti tra l’Italia e la Commission­e per la stesura del Recovery plan stanno continuand­o ma gli interlocut­ori a Roma non hanno più un vero mandato politico su cui trattare. Più a Roma il tempo passa e più a Bruxelles cresce la preoccupaz­ione.

Alla crisi Covid, ha spiegato Buti, hanno reagito meglio i Paesi che, tra le altre cose, avevano una buona qqualitàua­lità della governance, governan ce, mentre non ha pesato - finora - l’entità del debito pubblico perché il potenziale effetto negativo è stato neutralizz­ato dagli interventi della Ue e soprattutt­o della Bce». Ma sarebbe un «errore fondamenta­le pensare che il vincolo di finanza pubblica non esiste più. No all’austerità cieca, ma bisogna individuar­e una traiettori­a prudente di rientro del debito».

Un messaggio generico ma evidenteme­nte rivolto prima di tutto all’Italia che nella partita del Recovery plan ha una grande responsabi­lità nei confronti dell’Unione. Secondo Buti il «Next Generation Eu può segnare un cambio di paradigma nel processo di integrazio­ne europea o può ridursi solo una grande una tantum». Perciò nella stesura dei rispettivi Recovery plan, Paesi come «Italia e Spagna dovranno mettere un accento particolar­e sulla responsabi­lità nazionale e sulla riduzione dei rischi, sia di finanza pubblica sia nel settore bancario e di debito soprattutt­o nel settore finanziari­o».

Per l’Italia questo significa anche «disegnare e implementa­re un piano nazionale di ripresa e di resilienza efficace e ca capace p ace di affrontare i co collill id dii bottiglia bottiglia che che hanno hanno parali zp a ra lizzato la crescita dell’economia e della società italiane negli ultimi vent’ annni».i».S Se eqqu est oue sto a accade, c cade, cciis sono o no al alte te probabilit­à che «anche la Germania compia un cambio permanente» di atteggiame­nto in termini di solidariet­à nei confronti dei Paesi del Sud. E se la Germania «è disponibil­e anche a completare l’architettu­ra dell’Unione economica e monetaria attraverso il completame­nto dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, credo che si possa veramente pensare ad un c cambio ambi od dii paradigma paradigma nell’ in tenell’ integrag razz ione ione e europea ».ur op e a ».

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Recovery p plan. lan. A liv livello ello tecni tecnico co i contatti tra l’Italia e la Commission­e per la stesu stesura ra del piano stanno continuand­o AFP

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