Il Sole 24 Ore

Bar e ristoranti, riaprono in 290mila ma è allarme ricavi

Le chiusure hanno determinat­o un calo del fatturato di 31,3 miliardi I distributo­ri Italgrob rilanciano la richiesta di ristori per le imprese

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Con l’Italia quasi tutta in zona gialla ecco la riapertura di circa 290mila 290mi la tra bar, ristoranti, pub e pizzerie che tornano ad offrire il servizio al bancone e al tavolo. Un primo passo verso la normalità dopo un 2020 in cui i pubblici esercizi, secondo i calcoli di Coldiretti, hanno perso quasi 41 mi miliardi liar di di ricavi. Per Perdite dite che si sono abbattute sui consumi fuori casa colpendo la filiera Ho.re.ca. che lo scorso anno ha re registrato gistrato ricavi per 54 miliardi (-37%) contro gli 85,3 del 2019. Mancati incassi per 31,3 miliardi certifican­o i dati del Centro Studi Italgrob, la Federazion­e ita italiana liana distri distributo­ri butori Ho.re.ca.

Quello di ieri è stato un primo passo da gestire con cautela. Non a caso i Governator­i delle regioni “in giallo” hanno invitato a un maggiore senso di responsabi­lità contro assembrame­nti e movida selvaggia. Nel week-end appena trascorso si sono visti pericolosi assembrame­nti nei centro citt città, à, nei luoghi della movida, sui dehors di quei locali che avevano chiuso alle 18. L’equazione da scongiurar­e è semplice: movida più assembrame­nti meno disposizio­ni anti Covid uguale aumento dei contagi e sicuro ritorno in zona aranc arancione ione o, pe peggio ggi o ancora, rossa. Sullo sfondo c’è poi il nodo del controllo del territorio perché molti luoghi di ritrovo più gettonati finiscono per assomiglia­re alla terra di nessuno. «Oltre alla responsabi­lità dei singo singoli li - sottol sottolinea inea Atti Attilio l io Fon Fon- tana, governator­e della Lombardia - è necessaria la massima collaboraz­ione di sindaci e delle Prefetture affinché vigilino sugli assembrame­nti » . Di fatto tutti i g governator­i overnatori chiedono cautela, prudenza e senso di res responsabi­lità ponsabilit­à ai loro cittadini.

Inoltre ci si può spostare tra le località della stessa regione. «Oggi (ieri per chi legge ndr) ndr)r) - racconta un ristorator­e di Rimini - abbiamo molti clienti di Bologna e Parma che hanno approfitta­to della zona gialla dopo tanto tempo per uscire e venirci a trovare. La gente è stanca di stare in casa, ha fatto tanti sacrifici. Ora vogliamo ripartire». Obiettivo condiviso dalle rappresent­anze dei pubblici esercizi che non solo vogliono evitare nuovi lockdown ma puntano all’apertura serale. Questo è il pensiero di Giancarlo Banchieri, presidente di Confeserce­nti che dice: «Abbiamo avviato un confronto con il Cts che speriamo possa dare buoni frutti a breve termine. La nostra idea è che si possa arrivare all’apertura fino alle 22 e senza limitazion­i per l’asporto nel rispetto delle più rigorose regole di sicurezza».

Sicurezza per non perdere i riri - sultati finore ottenuti. «Se non governiamo le riaperture, entro pochi giorni l’intero paese tornerà in zona arancione se non peggio. In questo momento è necessario privilegia­re la somministr­azione all’interno dei locali, sia ai tavoli tavo li che al bancone, bancone , dove è possibile garantire il rispetto delle misure di distanziam­ento, sulla base della capienza degli esercizi - spiega Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe Fi pe - Confcomm mercio e r c i o che c h e chiede c h i e d e uniformità u n i f o r m i t à di trattament­o tra le diverse categorie -. È necessario contenere la vendita di alcol da asporto che, se non è concessa ai bar, non può essere permessa nemmeno ai mini market e ai supermarke­t. Altrimenti si finisce per discrimina­re alcuni settori senza riso risolver el vere il il problema ».

La filiera dell’Ho.re.ca. dopo mesi di blocco quasi totale è in attesa di una robusta ripartenza dopo un 2020 che ha visto il crollo dei consumi. Lo scorso anno il valore degli de gli acquisti di food & beverage, il sell-in effettuati da tutti i canali che compongono il fuori casa, è stato di 16 miliardi miliardi di euro rispetto rispetto ai 26,1 del 2019. Le circa 3.800 Pmi della filiera Ho.re.ca sono inginocchi­o e la maggiore parte è a conduzione familiare. Invece le realtà realtà più strutturat­e hanno dichiarato esuberi. È quanto ha fatto, per esem esempio, pio, Partesa, distributo­re che fa capo ad Heineken e vende birra, bevande, superalcol­ici e vino operando in tutta Italia, che ha dichiarato 200 esuberi su un totale di 2mila dipendenti.

La crisi accomuna i distributo­ri e Dino Di Marino, dg Italgrob, chiede un pacchetto di ristori per la filiera che serve il mondo della ristorazio­ne e dell’ospitalità. Tra gli aiuti auspicati un contributo a fondo perduto minimo del 15% calcolato sulle perdite di fatturato 2020 rispetto al 2019 includendo­le aziende con fatturato superiore ai cinque milioni e il credito di imposta sulle perdite relative ai crediti delle merci regolarmen­te pagate ai fornitori ma vendute ai locali che hanno cch ius oh ius oacausadd ella ella panp andedemia. La federazion­e propone inoltre la riduzione della Tari pagata dai magazzini di distribuzi­one che dimostrino lo smaltiment­o/riciclo dei rifiuti attraverso aziende specializz­ate. Oggi si paga in funzione della superficie del deposito. Per finire la richiesta del credito di imposta del valore delle merci, scadute a magazzino durante i lockdown, che dispongono della certificaz­ione di distruzion­e.

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