Londra chiede di entrare nel Cptpp
Il Regno Unito ha chiesto ufficialmente di aderire al Cptpp, avviando così una nuova strategia di apertura agli scambi globali dopo la Brexit. Il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership, è infatti un accordo commerciale che riduce del 95% le tariffe tra i suoi membri: Giappone, Canada, Australia, Vietnam, Nuova Zelanda, Singapore, Messico, Perù, Brunei, Cile e Malesia. Ma, a differenza della Ue, non mira a creare un mercato unico o un’unione doganale e non cerca una più ampia integrazione politica.
Il ministro britannico del Commercio Liz Truss ha spiegato che l’intesa creerà posti di lavoro, aiuterà a ricostruire il commercio globale e collegherà Londra «ad alcune tra le economie in più rapida crescita». Indubbia la valenza simbolica della mossa britannica anche se l’adesione all’accordo avrà bisogno di almeno un anno di negoziati e potrebbe dare impulso limitato al commercio britannico.
Infatti Londra ha già (o è vicina a raggiungere) intese commerciali con i principali membri del Cptpp. Inoltre il commercio britannico con l’intero Cptpp nel 2019 è stato di 111 miliardi di sterline (circa 125 miliardi di euro): un valore inferiore all’interscambio con la Germania e poco più di un decimo del commercio con la Ue (che ha barriere amministrative addizionali ma è esente da dazi anche dopo la Brexit).