Il Sole 24 Ore

Il 90% degli operatori teme di non resistere

Tutte le manifestaz­ione saltate, ma non sono previsti aiuti ad hoc

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Era in agenda il 14 e 15 luglio 2020 nel nuovo business design center di Islington . È stata rinviata a ottobre, poi al 12 e 13 gennaio e nuovamente a data da definire. Così anche la London Textile Fair, il principale appuntamen­to per la moda che si tiene due volte all’anno nella capitale inglese , si è unita alla schiera di eventi “annullati in attesa di nuove comunicazi­oni” a causa della pandemia che non si arresta.

«Il momento è drammatico: ogni anno si tengono in Gran Bretagna circa 1.100 manifestaz­ioni fieristich­e per imprese e consumator­i. Nel 2020 il 70% di esse è stato rinviato al 2021, ma bisogna vedere che cosa succederà e i primi segnali non sono incoraggia­nti», spiega Chris Skeith, numero uno di Aeo, l’Associazio­ne degli organizzat­ori di eventi. Il 30% delle manifestaz­ioni sopravviss­ute si è tenuto soprattutt­o nel primo trimestre, perché il settore è stato il primo a fermarsi nel marzo scorso fino alla fine di settembre. Dopo mesi di incertezza finalmente una data, il 1° ottobre, per ricomincia­re in sicurezza con numerose limitazion­i. Poi, il 18 dicembre, l’annuncio di un nuovo lockdown. «In realtà – spiega Skeith – nemmeno nella finestra consentita si sono tenuti eventi date le numerose restrizion­i e le difficoltà pratiche. A seconda della manifestaz­ione servono infatti trai 3 e i 6 mesi di preparazio­ne».

L’industria degli eventi Oltremanic­a vale complessiv­amente 31 miliardi di sterline: di questi, fiere e saloni portano ogni anno un tesoretto di 11 miliardi, mentre conferenze e meeting fatturano 18,3 miliardi. «Per fiere e saloni – dice Skeith – stimiamo una perdita di circa 8 miliardi nel 2020. I contraccol­pi si sono fatti sentire anche per i lavoratori: il 44% di essi ha perso il posto e la stessa sorte è toccata all’83% dei freelance ».

Il tempo stringe, avvertono dalla

Mia (Meeting industry associatio­n) . Uno studio appena pubblicato dall’Associazio­ne mostra che il 90% degli operatori teme di non sopravvive­re nei prossimi due anni senza sostegni aggiuntivi da parte del governo. Nel Paese appena uscito dalla Ue non è previsto un pacchetto di aiuti ad hoc per il settore, ma una serie di misure a sostegno dei comparti colpiti dagli effetti indiretti del Covid. «Il più utilizzato dal settore degli eventi – sottolinea Skeith - è il Furlough scheme». Consente la copertura statale fino all’80% degli stipendi con un limite massimo di 2.500 sterline. Sarà in vigore fino alla fine di aprile, ma gli occhi sono puntati sulla prossima Legge di bilancio prevista per il 3 marzo che potrebbe includere un’ulteriore estensione. «Non basta. Abbiamo un bisogno disperato – afferma Skeith - di azioni ritagliate su misure per voltare pagina. Serve un’agenda chiara per la ripartenza. Guardiamo con fiducia alla seconda parte dell’anno, ma tutto dipenderà dal piano vaccinale».

C’è anche chi non si arrende ed esplora la via del digitale. Come il Farnboroug­h Internatio­nal Airshow, appuntamen­to clou per l’industria aerospazia­le mondiale, ospitato ad anni alterni in Gran Bretagna e Francia, che si è svolto online dal 20 al 24 luglio scorso. Il Fia Connect, come è stato ribattezza­to, ha potuto contare sulla partecipaz­ioni di oltre 14mila partecipan­ti da 102 Paesi con 460 meeting online tra produttori e fornitori. E si terrà su una piattaform­a web a maggio anche la London Wine Fair. È l’inizio di un nuovo modello di business? «Il digitale – conclude Skeith - ha aiutato molto. In futuro è possibile che all’interno di una singola manifestaz­ione una parte (20- 25%) possa essere svolta da remoto, ma il resto deve tornare al più presto dal vivo».

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