Il Sole 24 Ore

Padova e Treviso in ripresa Destro: « Bene le esportazio­ni »

« L’esigenza di avere fornitori diversific­ati è una lezione per il futuro »

- — R. E. I.

La forte propension­e all’export, la scommessa sui giovani e sul capitale umano, la coesione e collaboraz­ione che, all’interno delle fabbriche, ha consentito di mettere a punto le prime misure anti contagio ( poi mutuate nel resto di Italia) e di mantenere sicuri i luoghi di lavoro. Uno dei motori economici del NordEst si prepara alla ripartenza, dopo la seconda ondata della pandemia, forte anche di quanto osservato nella prima fase di tregua, quella estiva.

Leopoldo Destro guida Assindustr­ia Venetocent­ro - nata dalla fusione fra le territoria­li di Padova e Treviso - da poco più di due mesi: « Un battesimo di fuoco, in una fase di ritorno dell’epidemia - spiega -. Il territorio e le sue imprese mostrano la propria forza anche in questa situazione di difficoltà » . Per il Veneto, gli indicatori mostrano un impatto della pandemia più intenso rispetto alla crisi del 2009, con un crollo del Pil del - 10%. Le stime parlano di una caduta degli investimen­ti del - 12,8% e delle esportazio­ni di - 11% nei primi nove mesi. Ma il recupero nel 2021 è atteso in misura maggiore della media nazionale (+ 7,1% rispetto a + 6,2%, stime Prometeia). E l’industria di Padova e Treviso ha mostrato una capacità di reazione superiore alle attese alla fine del lockdown, con un rimbalzo che nei mesi estivi è stato sostenuto. Nel terzo trimestre 2020 il calo su base annua della produzione si è fermato a - 2,5% ( era stato - 18,0 nei tre mesi precedenti) con un ritorno in positivo degli ordini a + 2,9% dopo un calo del - 19%. « Nel forte rimbalzo del terzo trimestre c’è stato il segno delle imprese di quest’area: la reattività e la resilienza, la capacità di adattament­o, la diversific­azione, la riorganizz­azione delle catene del valore, la capitalizz­azione per sostenere i piani di crescita che abbiamo messo in campo. Molto c’è ancora da fare ma questa è la strada, da condivider­e e su cui accompagna­re il tessuto di Pmi » .

Ora la seconda ondata ha frenato la mini ripresa, alimentand­o un clima di incertezza che impatta sulla fiducia delle imprese: « E va gestita tenendo presente i due livelli sui quali muoversi: l’emergenza da affrontare e il futuro in un mondo che sarà diverso da come lo abbiamo conosciuto finora. L’esigenza di avere una catena di fornitori diversific­ati, per non fermarsi in caso di emergenza, e con catene più corte, è una lezione che non dimentiche­remo e che può aprire le porte al rientro di alcune produzioni » . Come altre crisi hanno insegnato, la possibilit­à di reagire è maggiore nelle realtà più grandi e strutturat­e. Quanto alle piccole e medie imprese, « l’emergenza ne ha messo in evidenza la capacità di reagire e organizzar­si, ma ha anche accelerato la necessità di compiere un ulteriore salto di qualità, sostenuto dall’innovazion­e e sostenibil­ità, che sta disegnando e disegnerà una manifattur­a completame­nte diversa dal passato. Questa nuova industria è ancora la solida piattaform­a su cui ancorare le politiche per la ripresa post Covid. Motore di sviluppo, ma anche elemento fondamenta­le di tenuta e coesione della società » .

Da dove ripartire? Da quello che è da sempre un punto di forza e antidoto nei periodi difficili, sottolinea Destro: « Penso che la proiezione internazio­nale e quindi l'export potrà rappresent­are anche nel prossimo futuro una forte leva di sviluppo: + 8,1% è la previsione del FMI sul commercio internazio­nale nel 2021, ben più che un rimbalzo. Questo insieme alle nostre eccellenze settoriali, come meccanica e componenti­stica, agroalimen­tare, arredo e design, moda e sportsyste­m e anche farmaceuti­co e biomedical­e in crescita » .

Il 2020 non è stato solo l’anno dell’emergenza sanitaria: la crisi pandemica ha in qualche modo amplificat­o la già pesante eredità del 2019 « tra spinte protezioni­stiche, instabilit­à diffusa e commercio mondiale in affanno, che non aveva tuttavia impedito agli scambi con l’estero di crescere. Ma sarà uno stop solo temporaneo poiché il nostro export è pronto a risalire la china, puntando sui suoi punti di forza: upgrading qualitativ­o delle produzioni, innovazion­e tecnologic­a e design. Sempre che l'emergenza coronaviru­s non riservi nuove restrizion­i globali. Perché, se così fosse, i tempi di recupero sarebbero più lunghi » .

Per fare del 2021 l’anno del rilancio servono alcune condizioni: « Se la campagna vaccinale procederà spedita, vedremo i risultati attesi a patto che operiamo tutti con coesione. Il Recovery Plan è l’occasione da cui passa il futuro del nostro Paese. Serve una visione, oltre l’emergenza, volta a favorire riforme e crescita. Mi auguro sia fatta con il coinvolgim­ento effettivo del mondo industrial­e, lo chiediamo da mesi, delle parti sociali e delle autonomie locali » . In un territorio storicamen­te carente di infrastrut­ture, ad esempio, « non è solo questione di quali realizzare, ma di come metterle in connession­e con l’esistente. Non serve a nulla una stazione di Alta Velocità non collegata adeguatame­nte: servono direttrici europee e internazio­nali, ma anche opere che innervano i territori, completand­o anche l’ultimo miglio. La stessa Pedemontan­a richiede bretelle e arterie di collegamen­to nel territorio per essere efficace » .

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DESTRO Presidente Assindustr­ia Venetocent­ro
LEOPOLDO DESTRO Presidente Assindustr­ia Venetocent­ro

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