Il Pil americano tornerà a livelli pre Covid entro metà anno
Il Congressional Budget Office ottimista sulle prospettive economiche Ma il mercato del lavoro non recupererà i posti persi prima del 2024
L’economia americana nel 2021 è pronta a un riscatto più rapido del previsto, con un ritorno del Pil a dimensioni precedenti la pandemia entro metà anno. Le ferite sociali della crisi, la più diseguale nella storia recente per l’impatto sui servizi e i lavoratori meno retribuiti, sono però profonde. Se il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 5,3% a fine anno dal 6,7% riportato a dicembre, un risanamento del mercato del lavoro rimane distante: gli occupati raggiungeranno soglie pre- crisi nel 2024.
L’outlook sui dieci anni messo a punto dal Congressional Budget Office, l’influente ufficio di analisi non partitico del Parlamento statunitense, dà conto di schiarite. La crescita, sostenuta da eccezionali stimoli di spesa pubblica e politica monetaria, dopo una contrazione nel 2020 dovrebbe attestarsi nel 2021 al 3,7%, misurata quarto trimestre su quarto trimestre dell’anno scorso. Il passo dovrebbe essere del 2,4% nel 2022 e in media del 2,6% fino al 2025 per poi rallentare. Alcuni economisti di Wall Street sono ancora più ottimisti e vedono, in particolare, gli Usa allargare il loro vantaggio di crescita sull’Europa.
Ma il quadro occupazionale è più contrastato e riflette i rischi. Secondo il Cbo, il 2021 dovrebbe portare alla creazione media di 521.000 posti di lavoro al mese, che scenderà a 145.000 nel 2022. Un miglioramento non sufficiente ad assicurare facili riscosse. Il tasso di senza lavoro previsto per fine anno è nettamente inferiore all’ 8,4% temuto nell’outlook dello scorso luglio. Gli Stati Uniti hanno tuttavia ad oggi ritrovato solo circa metà di oltre 22 milioni di buste paga perse con la pandemia. E le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, segno di continuo impatto del coronavirus e delle sue varianti, restano elevate.
Le ombre sul lavoro alimentano il dibattito su nuovi interventi pubblici. Il Cbo tiene conto dei 4.000 miliardi ad oggi in soccorsi governativi, compresi recenti 900 miliardi che contribuiranno al Pil 1,5 punti nel 2021 e nel 2022. Non considera invece ancora pacchetti di stimolo in preparazione: l’amministrazione di Joe Biden vuole far decollare con urgenza un piano da forse 1.900 miliardi con ulteriori assegni di sostegno al reddito, sussidi straordinari di disoccupazione, aiuti a piccole aziende, fondi per scuole, sanità, assistenza alimentare e affitti, stati e città. Senza contare futuri progetti infrastrutturali, manifatturieri e nella transizione energetica.
Il piano di aiuti immediati è tuttora in evoluzione: Biden sta trattando con un gruppo di dieci senatori repubblicani moderati. Preoccupati di troppa spesa e deficit, i dieci hanno proposto una più modesta iniezione di 618 miliardi, eliminando i soccorsi agli enti locali. Il neo- Presidente preferirebbe un’azione bipartisan a inizio mandato e i colloqui sono parsi costruttivi. Biden ha però anche affermato che il pacchetto deve scattare presto ed essere all’altezza della crisi. La sua portavoce Jen Psaki ha definito le migliorate proiezioni del Cbo « non una misura della situazione in cui versa ogni famiglia » , ribadendo che l’amministrazione « è concentrata sulle necessità dei cittadini per superare la crisi » . Studi della Brookings stimano che i soccorsi chiesti da Biden potrebbero ridurre la disoccupazione al 3,2% entro l’anno.
I democratici, in assenza di compromessi con l’opposizione, hanno già approntato manovre parlamentari sul budget per sbloccare rapidamente il pacchetto. Grazie a una procedura chiamata reconciliation, potrebbero approvare la misura a maggioranza semplice alla Camera e al Senato, dove altrimenti per portare al voto leggi occorre il consenso di 60 senatori su cento. Il partito di Biden ha 50 seggi alla Camera Alta e conta sul vicepresidente Kamala Harris per spezzare impasse.