Il Sole 24 Ore

A Myanmar continua la protesta I generali: elezioni da rifare

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Washington critica il perdurante silenzio di Pechino sul colpo di Stato in Myanmar: «Certamente siamo preoccupat­i dall’assenza della Cina ai colloqui e dal suo silenzio» ha detto ieri la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki nel briefing con la stampa. La dichiarazi­one è arrivata nel giorno in cui le proteste di massa sono continuate nel Paese asiatico e i generali hanno tentato di giustifica­re il golpe accusando di brogli elettorali il partito di Aung San Suu Kyi e promesso nuove elezioni.

Il capo della giunta militare, Min Aung Hlaing, ha tenuto il primo discorso in tv da quando ha preso il potere con le armi, lunedì scorso. Mentre decine di migliaia di persone si sono riversate per strada a protestare e a chiedere il ripristino della democrazia, il capo della giunta ha detto che i militari vorrebbero nuove elezioni, senza però specificar­e quando. Ha inoltre ripetuto l’accusa di frodi elettorali che sarebbero avvenute nel voto di novembre in cui ha trionfato la National League for Democracy, il partito di Aung San Suu Kyi.

L’ambasciata statuniten­se in Myanmar ha detto di aver ricevuto notizie che il coprifuoco - dalle 20 alle 4 - è stato imposto a Yangon e Mandalay.

LE CRITICHE ALLA CINA La Casa Bianca si è detta preoccupat­a dal silenzio di Pechino sulla situazione nel Paese asiatico Primo discorso in tv del capo della giunta

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Primo posto. Andres Arauz, economista

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