BancoBpm, l’utile 2020 scende a 21 milioni
In cantiere la prima remunerazione dei soci dalla nascita del gruppo
Banco Bpm chiude il 2020 con un utile di 21 milioni, in calo rispetto ai 797 milioni del 2019. Tra le voci che hanno pesato figurano 1,34 miliardi di rettifiche su crediti (+71,7% sul 2019). Il cda ha proposto la distribuzione di una cedola di 6 centesimi ad azione.
La porta di BancoBpm rimane spalancata all’ipotesi di un’aggregazione che sia concordata tra le parti. «Siamo aperti alla possibilità di raggiungere accordi per un’operazione di M&A. Stiamo facendo dei “compiti a casa” preliminari per capire quale potrà essere la migliore opzione» come possibile partner, dice nel corso della conference call dei risultati il ceo Giuseppe Castagna. Il banchiere napoletano, nel giorno della presentazione dei conti 2020 che si sono chiusi con un utile di 21 milioni, non fa alcun riferimento specifico a possibili controparti, ovviamente. Ma è naturale che l’attenzione del mercato si concentri anzitutto su Bper, che da tempo rimane l’indiziata numero uno, viste le aperture da parte dell’azionista di riferimento Unipol. Si vedrà col tempo se sarà davvero così o se ci saranno sorprese. Di certo i colloqui informali tra azionisti di entrambe le sponde non mancherebbero. L’obiettivo, dice Castagna, «è raggiungere un accordo che vada a beneficio degli azionisti di entrambi gli istituti», e tuttavia al momento siamo ancora in una fase «molto preliminare» e che ovviamente una scelta non dipenderà solo da Banco Bpm «ma anche dagli altri».
In un risiko bancario che, nonostante le strade tracciate, rimane comunque ancora molto fluido, il gruppo di piazza Meda punta insomma a rivestire un ruolo da protagonista, anche per evitare il rischio di finire “preda” di altre realtà, a partire da UniCredit. E in questo senso la banca gioca tutte le carte a disposizione, valorizzando i suoi asset, dalla bancassurance al risparmio gestito. Proprio sul tema della bancassicurazione, Castagna lascia aperto uno spiraglio alla possibilità di trovare un accordo con Cattolica, con cui è in corso una battaglia legale dopo l’esercizio dell’opzione call che ha chiuso in anticipo la joint-venture. Una mossa contestata da Cattolica (da cui sono arrivate richieste danni per 500 milioni) ma che invece Castagna ribadisce, ritenendo di «avere dei diritti in tal senso». D’altra parte «si tratta di una partnership - è il messaggio - e quindi siamo aperti a potenziali discussioni per trovare una soluzione».
Sotto il profilo dei conti, il gruppo chiude il 2020 come detto con un utile di 21 milioni di euro, in calo rispetto ai 797 milioni del 2019, quando però la banca contabilizzava i benefici legati al riassetto del credito al consumo alla vendita della piattaforma di gestione degli Npl. Al netto dei costi relativi agli esodi, alla chiusura di 300 filiali e ad altre componenti non ricorrenti, il risultato normalizzato si attesta a 330 milioni. Tra le voci che hanno pesato sul conto economico figurano peraltro 1,34 miliardi di rettifiche su crediti (+71,7% sul 2019), con un costo del rischio di 122 punti base, di cui circa 50 relativi all’emergenza Covid.
La banca tiene comunque a mandare segnali positivi al mercato, proponendo la distribuzione di una cedola di 6 centesimi ad azione «in linea con le indicazioni della Bce», per un monte dividendi di 90,9 milioni. Guardando a medio-lungo termine, d’altra parte, il gruppo intende mettere mano al piano industriale varato lo scorso anno, rivedendo le proiezioni per tenere in conto l’evoluzione della pandemia.