BTp: il rendimento al minimo storico, sotto quota 0,50%
Collocati 7 miliardi di BoT a un anno. Oggi le aste dei Buoni a 3, 7 e 20 anni Lo spread sui Bund è sceso a soli 6 punti dai minimi post crisi
Edizione chiusa in redazione alle 22
Il rendimento del decennale dei Buoni ordinari del Tesoro scivola al minimo storico, mentre l’asta Bot di ieri conferma una sostanziale stabilità, nonostante l’effetto Draghi di questi giorni abbia impresso una decisa discesa dello spread che ha oscillato tra i 94 e i 95 punti base. Per la prima volta nella storia, dunque, sul mercato secondario dei titoli di stato Mts, il rendimento del decennale benchmark italiano è stato indicato allo 0,488% (0,51% martedì). Per l’asta dei Buoni ordinari, ieri Il Tesoro
ha collocato BoT annuali (scadenza 14 febbraio 2022, prima tranche) per 7 miliardi di euro, a fronte di richieste per oltre 9,725 miliardi (1,39 il rapporto di copertura). Il rendimento lordo è pari a -0,454%, in aumento di due punti base rispetto all'asta precedente, con un prezzo medio ponderato pari a 100,465. Il regolamento dei titoli cade sul 12 febbraio. Oggi sono e previste le aste di Buoni del Tesoro a 3, 7 e 20 anni.
Non può essere certo definito un tornado, talvolta sembra anzi assomigliare più una brezza. Ma l’aria che spira sui titoli di Stato italiani dopo l’assegnazione a Mario Draghi dell’incarico di formare il nuovo Governo è comunque continua, e al momento soprattutto a favore. Sui BTp sono infatti ieri proseguiti gli acquisti visti già nell’ultima settimana, tanto sul mercato secondario, dove il rendimento del decennale ha aggiornato i minimi storici, quanto direttamente in asta.
Ieri il Tesoro, atteso alla prima operazione dopo l’apparizione dell’ex presidente della Bce sullo scenario della crisi politica nazionale, ha avuto compito facile nel piazzare BoT a 12 mesi per un ammontare di 7 miliardi di euro a un tasso negativo per lo 0,454%, di un paio di centesimi superiore a un mese fa. Differenza in sé poco significativa, così come il fatto che il rapporto fra domanda e offerta sia sceso a 1,39 da 1,52 di metà gennaio conferma semmai che l’attenzione si è spostata su scadenze più lunghe e con rendimenti che hanno ancora il segno «+» davanti.
E su questo aspetto, il nuovo minimo storico del BTp decennale, il cui tasso è scivolato nel corso della giornata sotto lo 0,50% prima di terminare attorno a questa soglia (e a distanza di 94 punti base dal corrispondente Bund tedesco), appare di buon auspicio per l’operazione in programma questa mattina. Il compito del Ministero è in teoria più impegnativo, visto che sul mercato finiranno titoli con scadenza a 3, 7 e 20 anni per un ammontare complessivo di 9 miliardi di euro. E se è vero che non vi saranno BTp in scadenza il cui rimborso potrebbe offrire sostegno alla domanda, c’è da credere che l’interesse degli investitori non mancherà, soprattutto per la scadenza settennale, come si legge nell’articolo in pagina.
Quello che ormai comunemente passa per «effetto Draghi» ha mancato per altro di manifestarsi ieri in Borsa:
Piazza Affari ha anzi chiuso in leggero ribasso (-0,15%) per il secondo giorno consecutivo senza però distaccarsi significativamente né dal resto dei listini Europei, né da Wall Street. L’indice milanese è riuscito a limitare i danni grazie al rialzo di Mediobanca (+3% nel giorno successivo alla pubblicazione del bilancio) e alla buona intonazione di altri titoli del settore finanziario e assicurativo quali FinecoBank (+2,6%), Unipol (+2,5%) e Bper (+1,6%). UniCredit ha registrato un progresso dello 0,8% in attesa dei conti che sono stati poi diffusi a mercato chiuso, mentre gli investitori non hanno accolto in modo favorevole le perdite superiori alle attese accusate nel 2020 daMps (-5,8%).
A livello globale erano i dati sui prezzi al consumo di gennaio negli Stati Uniti a tenere banco, ma le loro indicazioni (in rialzo secondo le previsioni dello 0,3% rispetto al mese precedente quello generale, invariato e sotto le attese invece quello «core» depurato dalla componente più volatile) si sono rivelate ambivalenti e di non immediata interpretazione.
Sull’ inflazione Usa è del resto in atto ormai da settimane un dibattito serrato perle conseguenze che un suo surriscaldamentolegato alla ripresa economica e soprattutto agli effetti dei piani di stimolo fiscale aggressivi portati avanti dalla nuova amministrazione Biden potrà esercitare sull’ azione della Fe de ralR es erve. Es eaunap rima lettura le indicazioni caratterizza teda luci e ombre di ieri hanno fattoti rare un sospiro di sollievo agli investitori, propiziando gli immancabili ormai nuovi record per i listi nidi New York, nella fase successiva a prendere il sopravvento son ostati i timori sul fatto che lo stesso dato possa invece nascondere una dinamica di crescita economica ancoradebole nel breve termine. In serata èstatoilp residente della Fed, Jerome Powell, a gettare acqua sul fuoco: ha infatti ribadito che è «appropriato mantenerei tassi viciniallozero finchél’ economia non avrà raggiuntola massima occupazione e l’ inflazione non sarà salita al 2%».
Piazza Affari ha limitato i danni (-0,15%) grazie a Mediobanca (+3%) e ad altri finanziari